EDITORIALE
Edvige Facchi
Nadia Magnani
In un momento storico di innegabili criticità dei servizi è importante rimarcare come, a dispetto delle avversità, spuntino nei diversi territori germogli di resilienza e resistenza, esperienze e prassi "utopiche" che restituiscono senso e bellezza al complesso lavoro di cura in salute mentale.
Negli articoli proposti ci sono parole ed espressioni verbali che ricorrono: ben-essere, costruzione di legami, costruzione di contesti comunitari e offrire gruppalità.
Politica e pratica dell'incontro dialogico e democratico con l'Altro suggerite dagli autori, a partire dall'editoriale-manifesto di Raffaele Barone e Angelita Volpe, che poggiano il proprio fondamento sull'appartenenza, sulla dimensione emotivo-affettiva accanto a quella tecnico-professionale, sul rispetto, sul riconoscimento, sulle pratiche che curano utenti e operatori.
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EDITORIALE
Raffaele Barone
Angelita Volpe
“Perché mai serve una nuova visione dei Servizi di Salute Mentale?” In effetti, i numerosi cambiamenti sociali, antropologici e relazionali occorsi negli ultimi anni – nonché la pandemia – impongono un cambiamento di rotta. L’organizzazione dei servizi di salute mentale odierna, improntata per lo più al modello biomedico e tecnicistico, non si è rivelato in grado di rispondere ai bisogni di cura delle persone con sofferenza mentale, laddove non abbia addirittura prodotto effetti di cronicizzazione negli stessi. Il mutare dei quadri psicopatologici, in particolare quelli dell’adolescenza, impone un cambiamento di rotta. Negli ultimi anni in Italia si stanno diffondendo nuovi orientamenti terapeutici che rispondono in maniera più efficace alla domanda di cura orientata alla guarigione possibile.
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