Volume 25 - 23 Dicembre 2022

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EDITORIALE - Verso il benessere mentale di comunità

Autori


In un momento storico di innegabili criticità dei servizi è importante rimarcare come, a dispetto delle avversità, spuntino nei diversi territori germogli di resilienza e resistenza, esperienze e prassi "utopiche" che restituiscono senso e bellezza al complesso lavoro di cura in salute mentale.

Negli articoli proposti ci sono parole ed espressioni verbali che ricorrono: ben-essere,  costruzione di legami,  costruzione di contesti comunitari e offrire gruppalità.

Politica e pratica dell'incontro dialogico e democratico con l'Altro suggerite dagli autori, a partire dall'editoriale-manifesto di Raffaele Barone e Angelita Volpe, che poggiano il proprio fondamento sull'appartenenza, sulla dimensione emotivo-affettiva accanto a quella tecnico-professionale, sul rispetto, sul riconoscimento, sulle pratiche che curano utenti e operatori.

Costruire insieme artigianalmente, e anche digitalmente, il possibile, rifondare comunità e gruppi di lavoro che donano inclusione, supporto, passione. Ancorarci alla cifra gruppale e alle prassi che producono e buoni esiti.

Ancorarci alla fiducia, parafrasando Alda Merini, che "Dio arriverà all'alba".


In questo numero della rivista Antonio Tarì Garcia, Luciana Bianchera, Angelica Ferranin propongono una riflessione derivante dal corso erogato dall’Ente di Formazione Sol.Co. Mantova dal titolo “Leadership e organizzazione: il coordinamento dei gruppi di lavoro”, facendo riferimento allo strumento della psicanalisi operativa. Gli autori descrivono struttura e funzionamento dell’equipe ed analizzando il rapporto tra pedagogia, psicopatologia ed istituzione. Considerando la necessità di favorire i processi dinamici di gruppo, viene definita la cornice derivante dal mandato istituzionale e la cornice derivante dal setting che il gruppo di lavoro struttura per realizzare lo specifico compito affidatogli. In questo ambito acquisiscono un ruolo centrale il confronto tra le diverse competenze di ciascun operatore, la cooperazione ed il clima gruppale; inoltre va considerato che ciò che i singoli operatori portano nel gruppo, fa riferimento alla relazione che essi hanno con i pazienti, su cui i vissuti del gruppo possono determinare analoghi vissuti. In questo contesto viene definito il ruolo centrale della qualità di leadership del coordinatore. Gli autori sottolineano l’importanza di una dimensione partecipata, attenta a dare voce ad aspettative e desideri dei pazienti, dove inoltre la salute mentale e il benessere collettivo derivano da una condivisione di saperi centrata sulla comunità.

Raffaele Barone, Gaetana Chillemi, Giovanna Di Falco, Laura Giaimi propongono una riflessione ed i primi dati di valutazione relativi al modello di organizzazione e formazione aziendale che il DSM dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento ha adottato a partire da un’analisi dei macrocambiamenti socioculturali relativi agli ultimi anni. Il modello si centra sulla necessità di realizzare “gruppalità” nell’ambito di una società sempre più individualistica, costruendo “interdipendenze sane” per creare un clima di collaborazione all’interno dei servizi, prevenire il malessere psichico e promuovere benessere mentale di comunità.

Da ciò deriva l’adozione di un modello gruppale multi-modulare nel DSM dell’ASP di Agrigento, con l’obiettivo di offrire agli operatori uno spazio di formazione e confronto continuo, migliorare la collaborazione all’interno dei servizi, facilitare lo scambio di informazioni tra i servizi che operano sui territori e la dirigenza del Dipartimento, favorire la presa in carico di pazienti e famiglie in un’ottica di recovery.

Luca Mingarelli propone l’esperienza della Comunità terapeutica democratica per adolescenti, realizzata 25 anni fa da Rosa dei Venti onlus. Alla storia della Comunità e dei suoi valori di riferimento, si uniscono considerazioni relative alle caratteristiche adolescenziali nella nostra epoca. L’autore sottolinea come il compito principale della Comunità sia quello di attivare un processo di cura definito e di offrire un contenitore ed un contenuto adeguati all’universo degli adolescenti, anche attraverso un costante lavoro di auto-osservazione dei pensieri, delle emozioni e delle modalità di agire di ciascun operatore e del gruppo di operatori della comunità. L’autore sottolinea inoltre l’importanza di osservare le connessioni tra corpo, emozioni e mente, dando rilevanza ai pensieri, ma anche ai segnali emozionali e corporei. Viene inoltre definita la necessaria temporalità dei percorsi, dimensione che tra l’altro facilita l’alleanza con l’adolescente, e la necessità di favorire l’espressione delle dimensioni più nascoste del mondo interno dell’adolescente, per intraprendere con lui un cammino verso l’autonomia possibile, il rispetto della vita e delle regole sociali. Essenziale è poi lo scambio tra dentro e fuori la Comunità, perché la Comunità sia un effettivo spazio di esplorazione della realtà ed un contenitore con confini permeabili. Particolare attenzione è poi rivolta al ruolo degli operatori e in particolare alla figura dell’educatore, dove le regole di convivenza e le reazioni alle trasgressioni sono co-costruite in modalità democratica con gli adolescenti.

Barbara Mamone propone una riflessione relativa al progetto FAMI SPRINT2, delineandone le linee metodologiche sperimentate all’interno dei Servizi e considerando come l’etnopsichiatria possa sostenere una visione complessa della realtà, centrata su un approccio multidisciplinare, inclusivo nella comunità, che può rappresentare un modello per uscire dalla crisi che sta attualmente attraversando la salute mentale pubblica.

In questo contesto, l’autrice sottolinea la metodologia gruppale dell’approccio etnoclinico, dove la dimensione gruppale, declinata in vari contesti (gruppi con le donne, gruppi con Minori Stranieri Non Accompagnati) è fondamentale per superare le tendenze individualiste e ricondurre entro una dimensione di appartenenza, comunità e cultura. Sostiene l’autrice che essenziale è riconoscere che non esiste una cultura unica universale verso cui tendere, mentre considerare la molteplicità e la pluralità culturale costituisce una concreta risorsa operativa, che permette di far incontrare gruppi, dando voce alle diverse modalità di concepire il mondo e di visualizzare le storie che li caratterizzano in quanto gruppi etnici, comunità.

Maria Fedi e Filippo Giorgi propongono una riflessione centrata sul Convegno “Comunità dialoganti e sistemi inclusivi”, relativo al Progetto SPRINT 2, realizzato sul territorio della regione Toscana tra il 2021 e il 2022 per favorire una strategia complessiva di sostegno alla presa in carico psicologica di richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale e Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA).

Nel Progetto SPRINT 2 sono stati ampliati alcuni interventi presenti nello SPRiNT 1, in particolare: in termini di prevenzione, è stato offerto sostegno e consulenza agli operatori dell’accoglienza; oltre alle prese in carico dirette di pazienti segnalati da enti pubblici e privati, è stato potenziato il servizio di consulenza, con affiancamento del clinico, dell’antropologo e/o dell’educatore alla presa in carico già presente nel Servizio o nella struttura di accoglienza; è stato offerto un servizio di supervisione sia su casi singoli che su gruppi di lavoro; sono stati attivati percorsi di integrazione sociale presso alcuni Comuni del territorio regionale. Gli autori considerano quindi le tematiche più salienti discusse nel convegno che si è posto a consuntivo dell’esperienza relativa al progetto.

Il progetto SPRINT 2 si concluderà a marzo e gli ultimi tre mesi saranno dedicati a interventi specifici mirati sul territorio e in particolare ad un intervento multidisciplinare e integrato sulle REMS.

Massimo Valentini, Michela Marchetti e Riccardo Franchini propongono una riflessione sul Progetto “SAMEDI: Capaci di curare in rete, oltre le barriere culturali”, realizzato con gli operatori dei Centri di Salute Mentale e dei Servizi per le Dipendenze delle zone distretto di Arezzo, Valdarno, Siena, Val d’Elsa, Grosseto in collaborazione con antropologi, mediatori linguistico-culturali ed educatori sanitari di comunità.

Nel progetto è stato definito e sperimentato uno strumento qualitativo e narrativo finalizzato alla raccolta dell’anamnesi; in questo ambito è stato proposto l’impiego della MacGill Illness Narrative Interview (MINI) ed elaborato un ulteriore strumento finalizzato ad esplorare, in termini narrativi, aspetti relativi al paese di origine, ai legami socio-familiari, all’educazione ricevuta, al lavoro, alle motivazioni della migrazione, al viaggio, all’impatto derivante dal contesto di immigrazione. Il senso del percorso è cogliere la complessità delle esperienze soggettive, dando valore alle diverse prospettive di tutti i soggetti coinvolti nel processo (utente, operatore, antropologo e mediatore). In questo ambito comprendere le condizioni esistenziali che contribuiscono a produrre la sofferenza, permette di ridurre gli errori diagnostici ed i possibili malintesi, favorendo appropriati percorsi di cura.

Tommaso Vannucchi, Giulio D’Anna e Giuseppe Cardamone propongono le evidenze che sostengono l’uso degli antipsicotici long-acting nel trattamento farmacologico della schizofrenia, nell’ottica di promuovere appropriatezza prescrittiva, corretto monitoraggio, utilizzo appropriato delle risorse. L’uso dei LAI si è progressivamente diffuso, e anche se approvati per il trattamento della schizofrenia, presentano a loro supporto numerose evidenze che ne estendono l’uso all’interno dello spettro diagnostico, specie nel disturbo schizoaffettivo. Il loro utilizzo, in base alle evidenze di letteratura, si è spostato anche nelle fasi precoci di malattia, dove mantenere la compliance permette di proteggere dagli effetti neurotossici delle ricadute e favorisce i percorsi di recovery.

E’ importante comunque la condivisione con il paziente del percorso di cura, la definizione di un progetto terapeutico riabilitativo personalizzato, un attento monitoraggio, nell’ambito di interventi multidisciplinari e di frequenti rivalutazioni; monitoraggio che risulta centrale anche qualora si ravvisino le condizioni di uno scalaggio controllato (deprescription).

Miriam Gualtieri ripercorre la dimensione dell’Autismo secondo una prospettiva storica e culturale; considera quindi il definirsi delle categorie diagnostiche che si modificano in relazione alla fase storica e alla cultura, fino ai Disturbi dello spettro autistico del DSM 5. L’autrice considera poi la complessità di formulare una diagnosi di “autismo” in altre culture, rilevando ad esempio che vi sono comunità nel mondo che non riconoscono l’autismo e non lo considerano patologico o piuttosto altre comunità e contesti dove il comportamento autistico viene interpretato come “essere posseduto da spiriti ancestrali”. Nelle diverse culture, vengono definite differenti interpretazioni dell’autismo, diversi criteri diagnostici e messi in atto diversi interventi.

Roberto Giosa propone un modello teorico-analitico di tipo sociologico che considera aspetti istituzionali (culturali e organizzativi) e individuali, ovvero la teoria della Street-Level Bureaucracy di Michael Lipsky.

L’autore considera l’applicazione di questa teoria per lo studio della gestione dei pazienti con disturbi psicologici da parte dei medici di medicina generale (MMG). I MMG solitamente costituiscono il primo contatto con il sistema sanitario, per le persone che presentano disagio psichico; dovrebbero identificare precocemente i sintomi e indirizzare a cure specialistiche i pazienti con evidenti problematiche di salute mentale. D’altro canto i MMG hanno un alto grado di autonomia e discrezionalità, nel contesto di un lavoro caratterizzato da una notevole domanda di servizi e da una carenza di strumenti e tempo, ovvero in quanto “street-level bureaucrats” devono affrontare, con risorse limitate, molteplici mandati. In questo senso i funzionari pubblici di prima linea (come i MMG) modulano l'attuazione delle politiche elaborate a livello istituzionale e sviluppano specifiche strategie di coping.

Giuseppe Corlito, Ilaria Rapetti, Cinzia Santella, Moreno Toigo ed Elisa Vatti propongono un’esperienza centrata sull’educazione tra pari, realizzata con un gruppo di studenti delle scuole medie superiori che, dopo aver partecipato ad un corso di sensibilizzazione relativamente ai problemi legati agli stili di vita, hanno poi trasferito le conoscenze apprese sull’uso di bevande alcoliche ai compagni di scuola. E’ stata quindi condotta una valutazione dell’efficacia dell’intervento attraverso uno strumento standardizzato, rilevando una riduzione complessiva del 50% dei consumi di alcolici e una riduzione statisticamente significativa del binge drinking; inoltre è stato evidenziato per “effetto alone”, una riduzione del consumo di alcol nelle famiglie degli studenti coinvolti.

Giuliana Galli, Michele Travi, Roberta Greco, Alessandra Guidi, Umberto Serafini e Giampaolo Di Piazza propongono una riflessione su due eventi realizzati e/o patrocinati nel 2022 dai Servizi di Salute Mentale dell’Azienda Usl Toscana sud est.

Il primo evento (“I colori della mente” tenutosi il 10 ottobre 2022 presso la sala Paul Harris del P.O. La Gruccia di Montevarchi) era centrato sull’opera artistica collettiva realizzata spontaneamente dai degenti del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Montevarchi ed ha permesso l’incontro tra persone interessate all’espressione artistica, persone in cura presso i servizi di salute mentale e operatori. Questa espressione artistica spontanea ha consentito nel tempo ai degenti del SPDC di esprimere le proprie emozioni e di dialogare con le emozioni degli altri, valorizzando le proprie risorse.

Il secondo evento è la Mostra “Il Colore Dentro, Francesco Dindelli 1917-1986” realizzata il 9 dicembre, presso Palazzo Alberti a Sansepolcro che ha esposto le opere di Dindelli, cittadino di Sansepolcro, che ha vissuto esperienze traumatiche quali la deportazione nei campi di lavoro durante la guerra e quindi un lungo percorso in ospedale psichiatrico. Le opere esposte propongono le immagini del tempo congelato dell’ospedale psichiatrico, che blocca il divenire dell’esistenza.

Per concretizzare la valenza terapeutica e riabilitativa dei percorsi inclusivi nella comunità, gli autori segnalano la prossima realizzazione di un’esperienza che prevede attraverso la collaborazione tra Azienda USL Toscana sud est e Liceo Artistico, la realizzazione di laboratori espressivi nei quali parteciperanno studenti, utenti in cura presso i Servizi di salute mentale e il SerD di Arezzo, cittadini appassionati d’arte.

Infine Giulio D’Anna propone una riflessione sulle sfide e le opportunità relative alle necessarie trasformazioni dei Servizi di salute mentale, che devono adattarsi progressivamente ad un modello di sanità pubblica in evoluzione, in un’epoca che accanto ad una riduzione delle risorse, vede crescere la domanda di salute mentale e la complessità del disagio. In questo contesto l’autore propone alcune delle tematiche trattate nella terza edizione della Mental Health Marathon tenutasi a Firenze il 10 ottobre 2022, avente come tema le linee progettuali per il futuro del benessere mentale di comunità.