Volume 25 - 23 Dicembre 2022

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Valutazione di un’esperienza di “peer education” per la prevenzione dell’uso di bevande alcoliche

Autori



Riassunto

Il presente lavoro è dedicato alla crescita delle evidenze scientifiche sull’efficacia dell’educazione tra pari. Nell’ambito del corso di sensibilizzazione ai problemi legati agli stili di vita nel 2018 sono stati inseriti 15 studentesse e studenti dell’ISIS Leopoldo II di Lorena di Grosseto, che si sono resi disponibili a trasferire quanto appreso sull’uso di bevande alcoliche a 51 compagni di scuola con la modalità dell’educazione tra pari. La valutazione dell’efficacia dell’intervento è stata testata prima e dopo attraverso il test AUDIT dell’OMS in formato elettronico. Si è verificata una riduzione complessiva del 50% dei consumi e una riduzione statisticamente significativa del binge drinking e del consumo di alcol nelle famiglie degli studenti coinvolti (“effetto alone”). Un programma di educazione tra pari “a cascata” è stato inserito nel Piano di Salute di Zona (2020-2023), nonostante gli effetti negativi della pandemia.


Abstract

This paper is dedicated to the growth of scientific evidence on the effectiveness of peer education. As part of the sensibilization course on problems related to lifestyles in 2018, 15 students of ISIS Leopoldo II di Lorena di Grosseto were included, who made themselves available to transfer what they learned about the use of alcoholic beverages to 51 classmates with peer education mode. The evaluation of the effectiveness of the intervention was tested before and after through the WHO AUDIT test in electronic format. There was an overall reduction of 50% in consumption and a statistically significant reduction in binge drinking and alcohol consumption in the families of the students involved (“halo effect”). A “cascade” peer education program has been included in the Zone Health Plan (2020-2023), despite the negative effects of the pandemic.


Introduzione

La Peer Education viene definita “il trasferimento o la condivisione di informazioni, valori e comportamenti relativi alla salute fra soggetti che condividono le stesse caratteristiche” (Strange V, 2006). Essa nasce negli USA negli anni Sessanta del secolo scorso come modello di “mutuo insegnamento”, in base alle proposte pedagogiche di Andrew Bell alla fine del XVII secolo. È stata successivamente impiegata con successo nel mondo anglosassone per la prevenzione dell’infezione da HIV e in altri ambiti socio-sanitari. Essa è stata proposta da più parti come strumento di prevenzione dell'uso di alcol. Gli interventi preventivi in tale ambito sono un terreno difficile e talvolta pericoloso, nel senso che essi possono produrre anche effetti opposti a quelli voluti. Una review condotta dalla Cochraine su 105 articoli scientifici riguardanti l’ “abuso” di alcol nei giovani in età inferiore ai 25 anni (con tutti i problemi relativi all’ambiguità di tale definizione, cfr. DSM-5, 2013) ha stabilito l’impossibilità di condurre una metanalisi a causa della grande eterogeneità dei programmi di prevenzione, dei disegni degli studi e del modo in cui vengono considerati e riportati i risultati. Oltre all’incertezza dei risultati, veniva registrata una modesta efficacia di 4 studi a lungo termine (oltre i 3 anni), 19 studi non evidenziano alcuna prova di efficacia degli interventi considerati e 2 riportano un’assunzione di alcol maggiore nei gruppi trattati rispetto a quelli di controllo (Foxcroft D. et al., 2002). Una revisione sistematica (MacArthur GJ et al., 2016) ha indagato gli effetti degli interventi condotti da pari, finalizzati alla prevenzione dell’uso di alcol nei ragazzi tra gli 11 e i 21 anni in 6 studi. L’analisi dei dati raccolti da tutti gli studi offre deboli evidenze a supporto della maggiore efficacia degli interventi condotti tra pari. Tale intervento è stato valutato a basso costo (Saraceno B, 2021). E' auspicabile rafforzare tali evidenze con altre valutazioni quantitative. Questo modesto lavoro va esattamente in questa direzione: fare una ricerca sul campo che producesse un cambiamento dello stile di vita legato al consumo dell’alcol e che potesse dimostrarlo scientificamente, aumentando le evidenze disponibili.


Materiali e metodi

Nel programma alcologico di Grosseto, che fa perno sui Club Alcologici Territoriali ed è coordinato dalle loro associazioni, dal Centro Alcologico Territoriale Funzionale e dal Centro di Documentazione per gli stili di vita sani, una volta ogni due anni si tiene un corso intensivo di sensibilizzazione ai problemi legati agli stili di vita e al benessere della comunità, che è giunto alla decima edizione. Nelle ultime edizioni il corso è aperto alla partecipazione di giovani studenti delle scuole medie superiori. Tale periodicità è stata interrotta solo dalla pandemia, purtroppo. Il corso è intensivo per 50 ore nell’ambito della stessa settimana. Nell’edizione del 2018 sono stati inseriti nel corso 15 studentesse e studenti dell’indirizzo chimico-biologico dell’Istituto Professionale Leopoldo II di Lorena, grazie alla loro insegnante “promotrice di salute”. Essi sono stati particolarmente attenti, capaci di mettersi al servizio del programma e di promuovere un cambiamento del proprio stile di vita e di quello dei propri compagni di scuola. È nata così l’idea di promuovere con loro un ulteriore approfondimento delle modalità dell’educazione tra pari perché potessero trasferire quando avevano appreso ai loro compagni. Sono stati sufficienti tre incontri di tre ore ciascuno con un’educatrice esperta della ASL Toscana Sud-Est per apprendere i rudimenti della peer-education, attraverso modalità di attivazione del gruppo dei pari. Simurg Ricerche (Livorno) ha collaborato con i Club Alcologici Territoriali di Grosseto nel programma promosso dalla Società della Salute “Giovani, alcol e stili di vita”, nel cui ambito ha potuto testare il percorso utilizzando un adattamento in formato elettronico dell’AUDIT, test messo a punto dall’OMS (2001) e compilabile on line prima e dopo l’intervento di peer –education.


Risultati

I dati di seguito riportati sono stati presentati in una comunicazione al XIV congresso nazionale della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica del 24 e 25 settembre 2021 (Corlito G et al., 2021).

I 15 studenti del'ISIS Leopoldo II, che hanno accettato di impegnarsi nel programma di peer education, hanno coinvolto altre tre classi del loro Istituto per totali 51 persone, formato per il 56% da maschi e per il 44% da femmine (fig. 1).


Figura 1


Alla fig. 2 l’età del primo assaggio sembra collocarsi tardivamente rispetto ad altre indagini condotte nello stesso territorio, che avevano rilevano un’epoca più precoce, intorno agli 11-12 anni (Corlito G et al., 2015). In questo campione il 43,2 % si colloca tra i 14 ei 16 anni. È ipotizzabile che la domanda sia formulata in maniera tale da indurre confusione (si parla genericamente di “alcolico”). Si tratta comunque di un‘età pediatrica in cui l’OMS da indicazione di consumo zero. Quindi tale consumo è da considerarsi una condotta a rischio.


Figura 2


Viceversa la gran parte degli studenti di questo gruppo afferma alla Fig. 3 di non bere con regolarità (62%), dato confortante, pur permanendo l’ambiguità della definizione della domanda.


Figura 3


Rispetto ai luoghi di consumo (fig. 4), valutato in base all’indice di frequenza, le risposte sembrano confermare il modello dominante nei mass media: il consumo sarebbe più frequente nelle discoteche e nei locali pubblici, quando sappiamo che nello stesso territorio è più frequente il consumo domestico (Corlito Get al., 2015). Anche questo è legato probamente all’effetto confondente del modo in cui è posta la domanda.


Figura 4


Rispetto alla condotta del binge drinking (cioè l’assunzione di 5 unità alcoliche standard, pari a 10 gr di alcol anidro ciascuna, in un’unica occasione, entro due ore), alla fig. 5 abbiamo un primo risultato positivo per tutti i tipi di bevanda con la riduzione della frequenza dal 49% del campione, prima dell’intervento di peer education, al 13%, dopo. Tale dato è significativo dal punto di vista statistico in base al t di Student per dati accoppiati (P= 0,4220833), ciò indica che la riduzione della condotta è legata all’intervento. Va segnalato che il binge drinking è uno dei parametri più significativi del rischio alcolico tra i giovani (Baiocco R et al., 2012).


Figura 5


È rimasta invariata la consuetudine di bere birra il sabato sera, la cui frequenza si è ridotta in maniera non significativa. Dato ancora più significativo alla fig. 6 è l’effetto dell’intervento di peer education sugli altri membri della famiglia. Infatti i consumi di tutti i membri delle famiglie dei ragazzi si riducono dopo l’intervento in misura statisticamente significativa, misurata dal t di Student per dati accoppiati (P= 0,161452). Sembra esserci un “effetto alone” tra quanto succede a scuola e quanto si trasferisce alle famiglie a casa in base all’esperienza della peer-education dei figli.


Figura 6


Infine alla figura 7 l’analisi quantitativa dei consumi settimanali dei ragazzi per tutte i tipi di bevanda alcolica da prima a dopo l’intervento si riduce di oltre il 50%, passando da 180 unità standard totali a 84.


Figura 7


Conclusioni

Possiamo dire che quelle raccolte dal nostro intervento sono prime evidenze, delle quali andrebbe verificata soprattutto la costanza nel tempo di un trend positivo. Perciò il Centro di documentazione sugli stili di vita sani, insieme alla Società della salute COESO e alle Associazioni dei Club Alcologici Territoriali, ha programmato di stabilizzare i percorsi di peer-education "a cascata" nei prossimi anni nell'ambito Piano Integrato di Salute di zona 2020-2022. Purtroppo il prolungarsi della pandemia non ha giocato a favore di questa progettazione, che però rimane ancora “in piedi” nel Piano di salute di Zona.


Riferimenti bibliografici

American Psychiatric Association, DSM-5, 2013

Babor T, Higgins-Biddle JC, Saunders JB, Monteiro MG, AUDIT The Alcohol Use Disorders Identification Test, Guidelines for Use in Primary Care, WHO, 2001

Baiocco R, D’Alessio M, Fiorenzo L, I giovani e l’alcol: il fenomeno del binge drinking, Carocci Editore, 2012

Corlito G, Barbafiera E, Corlito F, Agnoletti V, Modonutti GB, “Bere giovanile: ragazzi e famiglie in un’indagine sulle prime medie di Grosseto”, Alcologia, n. 22, 2015 pp. 19-24

Corlito G, Santella C, Rapetti I, Toigo M, “Efficacia di un percorso di peer-education a Grosseto”, SIEP, 2021

Foxcroft D, Ireland D, Lister-Sharp DJ, Lowe G, Breen R, “Prevenzione primaria per l’abuso di alcol nei giovani” (2002), in Amato L et al., Trattamenti delle tossicodipendenze e dell’alcolismo: le revisioni sistematiche della letteratura scientifica”, ASL RM/E, Istituto Superiore di Sanità, Cochrane Drugs and Alcohol Goup, 2008, pp. 121-122

MacArthur GJ, Harrison S, Caldwell DM, Hickman M, Campbell R, “Peer-led interventions to prevent tobacco, alcohol and/or drug use among young people aged 11–21 years: a systematic review and meta-analysis”, Addiction , 2016; 111, 391–407

Saraceno B , Relazione al XIV Congresso della SIEP, 24.9.2021

Strange V, “Peer education”, in: MacDowall W, Bonnell C, Davies M, editors. Health Promotion Practice. Berkshire, Open University Press, 2006