EDITORIALE
Edvige Facchi
Nadia Magnani
Giuseppe Cardamone
L'insegnamento più grande che ci deriva dall'emergenza Covid-19 è l'importanza fondamentale del territorio, prima ancora che del luogo ospedaliero per la gestione di un fenomeno così diffuso e complesso.
Questo richiama immediatamente per analogia l'impianto e l'organizzazione che nel tempo hanno deciso di darsi i servizi di salute mentale orientati in senso comunitario, attraverso teorie e pratiche di prossimità a zero distanza, domiciliarità, interventi intersettoriali di salute mentale di comunità.
Di un'eredità sedimentata nella storia della psichiatria e della salute mentale, spesso poco valorizzata ma estremamente attuale, tanto da essere poi mutuata da altri servizi e setting, sono le dimensioni che afferiscono alla “presa in carico” (o meglio alla “presa a cuore della persona”), rete, lavoro multiprofessionale e multidisciplinare, importanza dei sistemi e del contesto, senso e traiettoria esistenziale: elementi valoriali e orientanti le prassi e le organizzazioni dei servizi che in questo periodo Covid-19 assumono ancor più centralità e diventano tratto di permanenza in un momento storico ed emergenziale dove cambiano riferimenti, posture, prossimità, operatività e consuetudini.
Dentro un sistema di conflitti paradigmatici (tra società “chiuse” e società “creative”, solo per fare un esempio) e dei processi già strutturati, diventano questi gli assi ed i perni per continuare a garantire assistenza e cura ai nostri utenti, ma anche elementi cardine per poter riorientare nel medio lungo-termine i nostri servizi.
Laddove abbiamo sperimentato, in relazione a dinamiche istituzionali e al funzionamento dei gruppi di lavoro, prevedibili resistenze a cambiamenti via via proposti, l'attuale situazione che ci costringe a de-strutturare quanto già pre-esistente e a sperimentare modalità di intervento nuove può rappresentare un laboratorio dove i processi di cambiamento si rendano più facili.
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