Volume 20 - 3 Giugno 2020

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Numero Zero
Un idea di uomo

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Da cosa nasce la necessità di pensare Numero Zero

Mi chiamo Alessandro Pagliai, e sono uno dei tanti genitori di un figlio con gravi disturbi comportamentali e relazionali. Un figlio con una delle tante diagnosi complicate da ricordare per intero, ma che si esplica semplicemente e banalmente nella difficoltà di trovare una collocazione adeguata in questo mondo e conseguentemente riuscire a rapportarsi con gli altri e prima di tutto con se stesso. Uno dei tanti figli che non si conoscono; che non sanno cosa possono essere o cosa possono diventare e detestano ciò che lo specchio della vita gli rimanda.

Mi chiamo Alessandro Pagliai, e sono presidente di una associazione culturale nella città di Prato, che da oltre venti anni si interessa e si preoccupa affinché la “cultura” possa essere alla portata di tutti e che è convinto che questo debba avvenire con linguaggi semplici, adeguati, comprensibili, specialmente per coloro che nella vita non sono stati così fortunati da poterla cogliere. Offrire una seconda possibilità, questa la mission dell’associazione: la cultura, la conoscenza, il sapere per non essere soli, per affrontare le difficoltà del proprio vivere quotidiano, per trovare con consapevolezza molte delle risposte che la vita pone. La cultura per conoscere l’uomo e sperimentare una terapia che fondi il suo operare nelle parole.

Su segnalazione del disagio che vivevano le persone che risiedono in comunità, sulla necessità di essere vicini agli amici che da sempre ci seguono nell’associazione, abbiamo cominciato a pensare in che modo la cultura potesse essere di aiuto.

Non crediamo pienamente nella reale bontà ed efficacia dello strumento informatico che abbiamo scelto come forma sperimentale di comunicazione, perché siamo convinti che la vicinanza, il contatto visivo e tattile di chi ti sta accanto, sia fondamentale per condividere anche la cultura … e la storia che accompagna l’associazione dimostra la consistenza di questo pensiero: ma siamo anche convinti che la solitudine sia ancora peggiore di una comunicazione non perfetta, o peggio ancora, assente.

Si tratta in fondo di provare.


Lo spirito del progetto

Questa idea, alla cui realizzazione hanno contribuito molte persone, è una risposta che varie associazioni culturali e sociali della città di Prato, quali Università del tempo libero E. Monarca, Associazione culturale Linguaggi - percorsi nelle culture, Diapsigra, Coop Alice, il Dipartimento dell’Unità Funzionale Salute Mentale Adulti ambito Prato, hanno ideato per dedicare un po di tempo all'uomo.

Nasce principalmente per rispondere alle necessità di chi ha già grandi problemi (malati psichiatrici) e che, con queste restrizioni, si è trovato a perdere quel minimo di relazione sociale che gli era rimasto: con la chiusura delle attività i residenti delle comunità si sono trovati a dover trascorre ore interminabili nell'inedia e nell'apatia e questo, sicuramente, non migliora le loro condizioni psichiche.

Nasce per non perdere il contatto tra coloro che, frequentando i corsi dell'Università del tempo libero, hanno trovato un punto di riferimento nelle lezioni offerte loro, per impegnare costruttivamente il loro tempo e  trovare nuove relazioni, nuovi momenti di discussione … e sono più di 200 persone.

Nasce per offrire un servizio culturale, di alto livello, con importanti contributi, a tutti coloro che lo desiderino. E’ sufficiente collegarsi gratuitamente ad una piattaforma ed ascoltare, guardare.

L’idea su cui si fonda il progetto pone le proprie radici in molte ragioni. Parte dalla volontà di sperimentare un percorso di intrattenimento culturale per tutti coloro che desiderano trascorrere il loro tempo libero in maniera costruttiva, acquisendo informazioni utili per lo spirito e per la mente. Trova giustificazione pensando che i nostri interlocutori non vedono semplicemente una trasmissione, ma sono parte integrante di essa, possono interagire con il relatore e con il resto del pubblico: sono “virtualmente” parte attiva. Non si tratta di vedere una trasmissione, bensì di parteciparvi in altro modo: basta trovare il coraggio di parlare, osservare, chiedere. Ed alcuni lo trovano questo coraggio: vedono amici, vedono persone che come loro ascoltano.

Da molte parti giungono sollecitazioni a far sì che questi tempi siano messi a frutto per costruire un futuro diverso e migliore. La televisione, almeno quella “intelligente”, sta svolgendo un importante ruolo di connettore e propositore di meditazioni profonde. È lo strumento attraverso il quale stanno giungendo parole e riflessioni fondamentali e fondanti per un uomo migliore. Ma è pur sempre uno strumento impersonale, che non coinvolge direttamente la persona. Siamo nuovamente spettatori, non attori. Questo progetto vuole coinvolgere, sin dove è possibile, la persona, vuole offrire la possibilità di partecipare attivamente, intervenire, denunciare la propria presenza in un momento in cui la libertà personale è così ridotta.

Per le comunità è diventato un appuntamento quotidiano, intorno al quale è stato possibile costruire un momento di lavoro e di preparazione all’incontro: il tempo si è dilatato e non soltanto a quello strettamente necessario per partecipare alla trasmissione: ci si prepara in anticipo, si commenta ciò che abbiamo già ascoltato e si fanno ipotesi su ciò che verrà proposto nel prossimo appuntamento. Si crea un circolo attorno al quale si può discutere: si possono creare attese e anche delusioni, ma che gestite opportunamente dagli operatori, possono riattivare il senso critico, la voglia di partecipare ad una discussione collettiva, la voglia di fare parte di un gruppo allargato.

Per gli altri è diventato un momento per ritrovare volti di amici conosciuti e riprendere abitudini interrotte così bruscamente.

In queste settimane (siamo alla quarta), abbiamo capito che questo esperimento è riuscito a creare un’altra Comunità. Una comunità di persone che seppur non dialoganti tra loro, hanno in comune un momento di ritrovo, di aggregazione intorno a parole, pensieri, emozioni.

Gli incontri sono quotidiani ed impegnano circa un’ora di tempo dalle 17.00 ale 18.00. Gli accessi alla trasmissione sono costanti per alcune persone, alternati per altri, ed oscillano tra le 70 e 100 persone in ascolto, ed i temi proposti variano di giorno in giorno e pongono al loro centro l’uomo. Un breve ciclo di incontri attraverso i quali parliamo di letteratura, teatro, cinema, musica, psicologia, storia, “tempo libero”. Brevi momenti che occupano poche manciate di minuti della nostra giornata, ma che ci consentono di capire quanto questo esperimento possa essere protratto nel futuro su principi e idee più articolati e meditati.

In un momento in cui tutti siamo chiamati a riflettere sulla nostra condizione umana, abbiamo pensato che lasciare passare questo momento in maniera infruttuosa, senza una riflessione condivisa e partecipata, tra amici e conoscitori dell’animo umano, sia un peccato ed uno spreco, così abbiamo cercato di proporre e suggerire ulteriori riflessioni su ciò che l’uomo ha costruito e raccontato nella sua storia offrendo un supporto a coloro che hanno difficoltà a riconoscersi in questa nuova dimensione.

È un’idea nata per rispondere ad un’emergenza (il progetto si è strutturato con sole due settimane di lavorazione), e quindi con molti limiti legati alla necessità di essere operativi nel minor tempo possibile, che può essere migliorata: ed è quello che faremo.

Numero Zero, perché è il primo di una serie di idee che seguiranno e che forse vedranno altri format, altre modalità di coinvolgimento. Questa prima esperienza ha comportato problemi tecnici per l’organizzazione dei vari collegamenti, ma si è arricchito di iniziative che lo stanno rendendo attraente e seguito su più canali telematici: una pagina web, dove è possibile essere informati dei temi affrontati e seguire il programma settimanale, riascoltare le video conversazioni registrate, lasciare un commento, accedere ad un blog dedicato, i cui contenuti vengono curati da registri, psicologi, musicisti, letterati, e dove è possibile confrontarsi con gli autori e scrivere recensioni e commenti.

È un progetto che va pensato per quello che è: il desiderio di rendersi utili.

Non possiamo che ringraziare tutti coloro che con il loro intelletto, hanno riempito questo contenitore di pensieri, parole, musica e sogni. Un contributo importante, disinteressato, gratuito, perché l’idea da cui ha origine, è semplice, spontanea, immediata, piena di lacune e difficoltà, ma che ha come fine il benessere dell’uomo. Coloro che hanno aderito all’iniziativa, hanno potuto contribuire ad alleviare il disagio collettivo, con i propri strumenti, con il proprio linguaggio, con i mezzi che quotidianamente utilizzano per vivere la propria vita, con la differenza che questa volta la condivisione è stata su un livello diverso, allargato e partecipato a soggetti che forse non avrebbero mai potuto pensare che un concerto di importanti pianisti potesse essere dedicato a loro, che un pensiero sull’animo potesse essere costruito intorno alla loro condizione, che il racconto di grandi scrittori potesse essere offerto con chiarezza, comprensione e partecipazione, che la risata può nascere spontanea ascoltando parlare di teatro ed è lì che aspetta solo che qualcuno la sappia raccontare adeguatamente.

Grazie a Milva Maria Cappellini, Padre Bernardo Gianni, Piero Taiti, Massimo Luconi, Massimiliano Barbini, Pietro De Maria, Alberto Batisti, Beatrice De Maria, Giulia Toniolo, Stefano Zenni, David Ebner, Franco Cardini, Roberto Prosseda, Alessandra Ammara, Francesca Faggi, Giuseppe Cardamone, Giovanni Nesi, gli studenti dell’IC F. Lippi di Prato, gli ospiti di casa di Alice, Polisportiva Aurora, e a tutte le persone che hanno ascoltato.