Volume 13 - 4 Agosto 2016

La rivista ha compiuto sei anni

Autore
Paolo Martini, Psichiatra

RIASSUNTO

La Rivista ha ora sei anni. È nata quale espressione di operatori che hanno costruito i nuovi Servizi di Salute Mentale; che si riconoscono in un modello ecosistemico complesso per le cause eziopatologiche dei disturbi psichici, per la cura dei disturbi psicopatologici dell’infanzia-adolescenza e degli adulti in una determinata area territoriale. Il nome della Rivista ricorda quello antico e la storia delle prime riviste italiane. Prosegue con la nuova organizzazione sanitaria della Regione Toscana e le problematiche attuali scientifiche, tecniche ed operative dei Servizi.


ABSTRACT

The magazine now has six years of age. It born as an expression of operators who built the new Mental Health Services; who recognize themselves in a complex ecosystem model for the ethiopathological causes of mental disorders, for the treatment of childhood-adolescence psychopathological disorders and adults in a given catchment area.The name of the magazine reminds that ancient and also the history of the first Italian magazines. The magazine continues its life with the new health organization of the Tuscany Region.



La Nuova Rassegna di Studi Psichiatrici ha compiuto sei anni. È nata con la costituzione del Dipartimento di Salute Mentale dell’Area Vasta Sud-Est; costituito dai rispettivi Servizi delle ASL di Arezzo, Grosseto, Siena e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Siena. È stato l’unico o uno dei pochissimi dipartimenti della Regione Toscana che abbia avuto un regolamento e soprattutto che abbia funzionato. In questo ambito si è costituito successivamente il Dipartimento Interaziendale di Salute Mentale dell’ASL di Siena, dell’Azienda Ospedaliera e dell’Università di Siena: dipartimento per la salute mentale infanzia-adolescenza-adulti e per le tossicodipendenze.

La Rivista è nata in questo brodo di coltura. Pensata per far crescere lo scambio riflettuto di differenti esperienze, per la comunicazione di lavori scientifici, per dare uno strumento culturale e di formazione agli operatori della salute mentale e delle tossicodipendenze; infine, ma non per ultimo, per andare avanti insieme – ASL, AO ed Università - nello sviluppo dei Servizi di Comunità. L’obiettivo più ambizioso era anche di inserirsi tra le iniziative nazionali volte allo sviluppo culturale, scientifico e pragmatico della Salute Mentale in Italia. Infatti, era già palpabile un riflusso di interessi e di entusiasmi nei Servizi ed operatori. La temuta neo-istituzionalizzazione degli anni post 180 già aveva cominciato a palesarsi sia nell’ambito specifico che in quello, più generale, sociale e sanitario. A maggior ragione è sembrato opportuno di continuare in quell’impegno che ci ha caratterizzato per la costruzione di nuovi Servizi e nuova cultura tecnico-professionale, complessa ed integrata, che superi i vari riduzionismi e le sterili contrapposizioni degli anni passati (1). Questo superamento delle visioni monoculari consente anche di recuperare la profondità dei processi temporali e contestuali. E questo è il messaggio che si è voluto dare chiamando la Rivista con un nome che la ricollega al passato. Perché i fondatori della Rivista si sono riconosciuti in una visione epistemologica complessa della psichiatria e della salute mentale, in cui molteplici fattori interagiscono tra di loro in un dato contesto ecologico, storicamente determinato (2). Il tempo è dunque una variabile importante, così come l’ambiente socio-culturale, politico ed economico. Pur differenziandosi dal passato, si desidera tenerne di conto; e rispettare quegli sforzi che sono stati fatti dagli addetti alla cura ed assistenza per informare, creare uno scambio culturale e scientifico in favore dell’aiuto, della comprensione e cura delle persone con sofferenza psichica, comunque assistite. Per ben più di un secolo si è identificato il malato psichico con il ricoverato in Manicomio o Ospedale Psichiatrico e con il prodotto di una degenerazione morale e/o di un disturbo neuro-biologico. Oppure, in anni più recenti, come il prodotto di una emarginazione sociale e istituzionale. L’approccio fenomenologico e quello psicodinamico sono rimasti a lungo schiacciati tra questi due poli. Ma poi la sempre maggior conoscenza dei disturbi psichici comuni, oltreché dei gravi disturbi psicopatologici nella popolazione, della loro frequente cronicità e disabilità – anche al di fuori delle istituzioni di cura - degli analoghi tassi di incidenza della schizofrenia nei paesi del terzo mondo e in quelli industrializzati, hanno migliorato la comprensione sia dei disturbi, che dei curanti e servizi di terapia, riabilitazione ed assistenza. Il modello bio-psico-sociale, dagli anni ’80, ha superato parte delle questioni epistemologiche, ma appare spesso, sul piano concreto-operativo, una modalità formale più che sostanziale. Così come la cultura epidemiologica, di comunità e di gestione manageriale di servizi multicontestuali e complessi, basati su una cultura e su operatori multiprofessionali. La complessità dei servizi di salute mentale di comunità richiede inoltre nuove competenze per il miglioramento continuo della qualità dell’assistenza. Competenze che investono tutte le figure professionali sia nello specifico che nel rapporto con il sociale. L’operatore della salute mentale ha quindi di fronte a sé un compito affascinante, ma duro, fino a poter essere invasivo della propria persona. Per farvi fronte ha bisogno, oltre ad adeguate competenze professionali, del lavoro di gruppo e del confronto con gli altri che si misurano con gli stessi problemi.

I vari Giornali e Gazzette dei Manicomi erano sostanzialmente animati da questo stesso bisogno, anche se in tempi e contesti diversi. La prima rivista di psichiatria in Italia è stata il Giornale Medico-Storico-Statistico del Reale Morotrofio del Regno delle Due Sicilie, fondato e diretto da B. Miraglia nel 1843 ad Aversa. Gioacchino Murat, re di Napoli, aveva fondato nel 1813 ad Aversa la “Real Casa de’ Matti”, il primo ospedale psichiatrico italiano, ispirato alle nuove idee di Pinel (3). Quando i Borboni tornarono a Napoli nel 1815, il manicomio fu soprannominato “Real Morotrofio”; da una parola greca che significava stabilimento per l’educazione morale – oggi si direbbe psicologica – dei ricoverati, mai nominati folli, ma considerati come se fossero alunni da istruire (3). Nel Manicomio erano applicati il no restraint dello psichiatra inglese John Conolly, l’ergoterapia e forme embrionali di musicoterapia e psicodramma (4) Alcuni di questi spettacoli teatrali dei ricoverati, furono rappresentati al Teatro del Fondo di Napoli. Nel 1863, Alexandre Dumas (padre) - direttore onorario delle Belle Arti nominato da G. Garibaldi - assisté ad una di queste rappresentazioni e ne fu così colpito da scriverne un articolo (4,5). Il Giornale Medico-Storico-Statistico del Reale Morotrofio del Regno delle Due Sicilie fu pubblicato per due anni dalla tipografia del manicomio. Fu il predecessore di molte Cronache di manicomi regionali che fiorirono fino alla fine del secolo (4).

Per favorire e facilitare la comunicazione fra gli alienisti in un'Italia ancora divisa, nel 1852 il dottor A. Verga (6) fondò a Milano un giornale che si interessava di freniatria, l’Appendice Psichiatrica alla Gazzetta Medica Lombarda ; nella prefazione egli dichiara"... sostenendo l'importanza dell'unione della psichiatria con la neuropatologia, che questo giornale offre la possibilità ai medici alienisti, dispersi nelle varie parti della penisola, di comunicare, confrontarsi ed affrontare i problemi comuni pubblicando i loro studi derivanti da osservazioni cliniche, anatomopatologiche o affrontando problemi di psicologia, giurisprudenza e morale". Per la stessa esigenza, il 2 giugno 1861, in occasione della festa nazionale, B. Miraglia, direttore del Reale Morotrofio di Aversa, fondò la Società Frenopatica Italiana; poi, nel 1863, la rivista semestrale Gli Annali Frenopatici, stampata nella tipografia dello stesso manicomio. La rivista fu pubblicata fino al 1868, sempre con la dicitura di " Giornale della Società Frenopatica Italiana".  Al decimo congresso degli scienziati italiani, riunitisi a Siena dal 14 al 28 settembre 1862, la Società Frenopatica ed il Regio Morotrofio di Aversa furono rappresentati dal prof. C. Livi, prof. di medicina legale nella Reale Università di Siena e direttore del manicomio di San Niccolò di Siena. Fu fatto un primo tentativo da parte degli alienisti di costituirsi come unica autonoma Società.

Nel 1864, A. Verga (7), professore di medicina mentale nell'Ospitale maggiore di Milano, C. Castiglioni, direttore del Pubblico Manicomio, la Senavra, e S. Biffi, direttore del privato manicomio di San Celso a Milano, trasformarono l'Appendice Psichiatrica nell' Archivio italiano per le malattie nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali. Gli Autori scrivono “…ora che l’Italia ha riunite quasi tutte le sue membra...ora che anche i medici alienisti della penisola nella città di S. Caterina e S. Bernardino si stinsero le destre ed ottennero una rappresentanza nei nostri congressi scientifici...” l’Archivio “…potrà meglio sodisfare al suo compito ora che è giornale indipendente e dispone di quattro fogli di stampa ogni due mesi…” (NDR indipendente dalla Gazzetta Medica). Per molti anni l’Archivio è stata la rivista guida degli alienisti italiani. Nel primo numero, Verga intitola la presentazione della rivista con la locuzione latina Vires acquirit eundo, che, tradotta letteralmente, significa "acquista le forze camminando" (Virgilio, Eneide, IV, 175). Scrive “…noi non abbiamo fissazioni scientifiche…la scienza non muore per la caduta di alcune teorie predilette da un’epoca o da un paese, ma nel continuo succedersi di dottrine a dottrine trova anzi il suo sviluppo …” (7)

Emerse sempre più chiaramente la necessità per gli alienisti di incontrarsi in una loro specifica organizzazione. E nell' Archivio italiano per le malattie nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali del 1873, (26 settembre 1873), fu pubblicato un invito, a firma di A. Verga e S. Biffi, in cui si chiedeva ai colleghi alienisti di partecipare al congresso degli Scienziati, che si sarebbe tenuto a Roma dal 20 al 30 ottobre dello stesso anno, in modo da poter costituire una sezione psichiatrica. Il programma condiviso prevedeva: - la classificazione uniforme delle malattie mentali; - l’avvio di una statistica completa dei pazzi in Italia ; - la richiesta al governo di una legge organica per i manicomi d'Italia e per la tutela degli alienati ; - la fondazione di una associazione psichiatrica italiana ; - l' Archivio sarebbe divenuto l’organo ufficiale della nuova società psichiatrica.

Ottenuta l’autorizzazione a formare una sottosezione, i resoconti dei congressi e delle riunioni periodiche della Società furono pubblicati sull’ Archivio che poi, nel 1892, si fuse con la Rivista sperimentale di Freniatria e di Medicina Legale in relazione con l’Antropologia e le Scienze Giuridiche e Sociali - giornale fondato a Reggio Emilia da C. Livi nel 1875 – che divenne l'organo ufficiale della Società Freniatrica Italiana. Agli inizi del 1900 si pose il problema dello sviluppo autonomo delle neuroscienze nei confronti delle discipline psichiatriche. Nel 1907 si giunse alla costituzione a Roma della "Società Italiana di Neurologia". Si stabilì che gli atti dei congressi sarebbero stati pubblicati in un supplemento della Rivista di Patologia Nervosa e Mentale, edita a Firenze dal 1895, presso la nuova clinica psichiatria di San Salvi, diretta dal prof. Tanzi. Primo Presidente della Società di Neurologia fu eletto L. Bianchi, relatore della legge sui manicomi del 1904. Secondo una rassegna (1946) di G. Padovani ci sono state 136 pubblicazioni periodiche di argomento psichiatrico in Italia tra il 1843 e il 1942 (4). Dagli anni ’50, altre se ne sono aggiunte con il fiorire degli studi e delle pratiche, principalmente in psicoterapia, in psicofarmacologia, in epidemiologia e psichiatria sociale, in psichiatria di comunità e nel settore dell’infanzia e adolescenza. I progressi informatici hanno ridotto drasticamente il numero delle riviste cartacee e dilatato il numero delle riviste on line e la conoscenza internazionale delle esperienze.

Nel primo numero della nostra rivista on line abbiamo spiegato (2) come la nuova intestazione vuole connotare il carattere di novità della Rivista, dei suoi obiettivi e contenuti, correlati ai nuovi saperi e nuovi servizi. Gli editoriali hanno cadenzato altrettante tappe di approfondimento.” Per il nuovo servizio di salute mentale” (8) esprime le esigenze di una ulteriore elaborazione concettuale ed operativa dei servizi. Ne “L'attualità del contributo della psicoanalisi all’interno dei servizi psichiatrici e di salute mentale” S. Bolognini (9) ricorda che “la vecchia psichiatria era quella manicomiale…la nuova era quella della liberazione…in realtà le psichiatrie sono state perlomeno tre, perché c’era una terza corrente che era quella sostenuta dagli psichiatri e psicologi di formazione psicoanalitica”.

Problemi e osservazioni sulla programmazione della Regione Toscana per la salute mentale 2011-2015 sono stati sollevati con estesa partecipazione di contributi, purtroppo senza grandi risultati. Questa è una lunga storia; in parte dovuta alle divisioni tra gli operatori – soltanto iniziali - in parte per un rigido atteggiamento regionale ispirato da pressioni dell’ANCI e da una concezione “sociale” dei servizi. Al limite di una concezione di antipsichiatria sociale. In una fase che era cruciale per l’impianto e lo sviluppo dei nuovi Servizi, che richiedevano nuove competenze tecnico-professionali e tecnico-organizzative, la Regione Toscana ritenne opportuno di tagliare 31 posti di apicale di psichiatria; nessun’altra specialità ha subito un ridimensionamento così radicale. Al DSM non fu riconosciuto un ruolo forte e le UUFF Salute Mentale Adulti e Minori debbono far riferimento al Direttore del Distretto Socio-Sanitario (10). E’ continuata comunque la necessità degli operatori di esprimere bisogni di cambiamento rispetto ai Servizi. Editoriali ed articoli hanno approfondito l’estrema novità e peculiarità dei Servizi per l’Infanzia e Adolescenza (11) che nella Regione Toscana fanno parte dei Dipartimenti Salute Mentale. L’enfasi sulla prevenzione ed intervento precoce è stata rappresentata tanto nell’Infanzia-Adolescenza quanto negli Adulti. Un numero della Rivista è stato dedicato completamente agli interventi precoci nelle psicosi, raccogliendo gli stimoli di A. Cocchi e A. Meneghelli (12). Pratiche ampiamente validate dal 2004 con le pubblicazioni di P.D. McGorry(13) e A.O. Morrison (14). La prevenzione si lega alla più stretta collaborazione con i Medici di Medicina Generale (MMG) per i Disturbi Mentali Comuni. In alcune esperienze gli operatori della salute mentale, oltre ad una funzionale e codificata compartecipazione con i MMG, si sono integrati nei loro ambulatori di gruppo. La struttura dei Servizi ha ricevuto molta attenzione. Il modello più auspicato e meglio definito è quello che alleggerisce le strutture concentrandole in un polo ambulatoriale – domiciliare e diurno-riabilitativo; uno strutturale con SPDC con attività di gruppo, con una alternativa in Comunità Terapeutica ad alta intensità e turnover; una rete territoriale di appartamenti personalizzati e supportati; gruppi di auto-mutuo-aiuto e lavoro supportato (15). Il lavoro con le famiglie ed i pazienti con disturbi mentali gravi, il carico familiare, le emozioni espresse (EE), le strategie di coping e la psicoeducazione familiare sono aspetti fondamentali nel lavoro territoriale, così come il lavoro “con e non per” gli utenti con disturbi borderline di personalità. Dei numeri specifici sono stati dedicati a questi argomenti, raccogliendo contributi a livello nazionale.

“Le nuove sfide dell’abitare” (guest editor Lora) sono state anch’esse oggetto di un numero speciale per fare il punto, nell’ambito italiano, su l”abitare supportato” e sulla “residenzialità leggera”, sul budget di salute e sul ruolo dell'accreditamento tra pari nelle comunità residenziali.

Le competenze e responsabilità multilivello nell’organizzazione del SPDC per la gestione del paziente psichiatrico aggressivo, la valutazione dell’impatto del modello porte aperte, i ricoveri sempre più frequenti di tossicodipendenti sono altrettanti temi affrontati. Sono sempre attuali, sia per ragioni intrinseche sia per gli ulteriori cambiamenti organizzativi del servizio sanitario RT, affrontati senza una adeguata riflessione clinica e manageriale. In alcuni casi, come a Siena ed in Versilia, Salute Mentale e Dipendenze sono confluite sperimentalmente e spontaneamente in un unico Dipartimento. Resta il nodo del “buco” di utenti nell’età della prima adolescenza e in correlazione la mancanza di un unico gruppo funzionale pluridisciplinare costituito da operatori dell’Infanzia-Adolescenza, Adulti e Dipendenze.

Numeri che hanno coinvolto esperienze da tutta Italia, coinvolgendo Colleghi di alto livello nelle funzioni di “guest editor”.

La Nuova Rassegna è stata concepita on line grazie alla previdenza ed all’impegno di R. Caldesi, Direttore UOC Sviluppo Risorse Umane e Comunicazione, ASL 7 di Siena e Responsabile della rivista. La pubblicazione è uscita regolarmente e si è diffusa grazie all’aiuto di tanti, ma soprattutto di G. Corlito, che ha svolto le funzioni di editor, e di A. Fagiolini, con l’aiuto di alcune specializzande. La Rivista all’ultimo controllo dal 28.12.2015 al 31.01.2016 è passata dai 1000 lettori abituali ai 1202, di cui 21% nuovi lettori. Con l’attuale ultima riforma del servizio sanitario della Regione Toscana, la Rivista passa all’Area Vasta Sud-Est con lo stesso Responsabile ed avrà come chief editor G. Cardamone con associate editors G. Corlito e A. Fagiolini. Faccio loro lo stesso augurio con cui A. Verga, nel 1864, introdusse l’Archivio: Vires acquirit eundo.


BIBLIOGRAFIA

1. Martini P. Gli aspetti culturali dei nuovi servizi di salute mentale per la comunità. In: La Cultura dei Servizi (a cura di A. Brignone). Pisa: ETS;1993.

2. Corlito G, Fagiolini A, Martini P. Editoriale: Presentazione della “Nuova Rassegna di Studi Psichiatrici”. NRSP, 2010; Vol. 1.

3. Mastriani R. Dizionario geografico-storico-civile del regno delle due Sicilie, tomo III. Napoli: Raimondi; 1858.

4. Marhaba S. Lineamenti della psicologia italiana, 1870-1945. Firenze: Giunti-Barbera; 1981.

5. Iervolino C, La psichiatria positiva di Biagio Miraglia. www.fontesud.it/psichiatria_positiva.pdf.

6. Verga A. Archivio storico della psicologia italiana. www.aspi.unimib.it.

7. Verga A. Archivio italiano per le malattie nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali. Milano: Tipografia e Libreria G. Chiusi; 1864.

8. Corlito G. Per il nuovo servizio di salute mentale. NRSP. 2011; Vol. 2.

9. Bolognini S. L'attualità del contributo della psicoanalisi all’interno dei servizi psichiatrici e di salute mentale. NRSP. 2011; Vol. 3.

10. Martini P. Dove vanno i servizi di salute mentale? NRSP. 2011; Vol 4.

11. Camuffo M, Corlito G. Editoriale Nuova Rassega Studi Psichiatrici. NRSP. 2013; Vol 7.

12. Cocchi A, Meneghelli A, Monzani E, Preti A. Gli insegnamenti dell’Early Intervention in Psychosis. NRSP. 2011; Vol. 2.

13. McGorry P, Krstev H, Carbone S. et Al, Early intervention in first-episode psychosis. Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology. 2004; Vol. 3: “711-719”.

14. Morrison AP, French P, Walford L. et Al. Cognitive therapy for the prevention of psychoses in people at ultra-high risk: randomised controlled trial. British Journal of Psychiatry. 2004; 185: “291 – 297”.

15. Cardamone G, Corlito G. Editoriale Nuova Rassegna di studi Psichiatrici. NRSP. 2012; Vol. 6.


NOTA

Dal 1728 la maggior parte degli asili che diverranno manicomi erano gestiti da ordini ecclesiastici. Dal 1780, nel Granducato di Toscana tutti i cosiddetti "incurabili" furono destinati all'Ospedale Bonifazio. Sotto la direzione di V. Chiarugi (1788-1821) l'ospedale di Bonifazio, articolato su due piani, comprendeva duecento camere per i degenti, oltre ad alcuni locali per i convalescenti e a giardini destinati al passeggio dei malati. V. Chiarugi nel 1805 ebbe la cattedra di "Malattie Afrodisiache e Perturbazioni Intellettuali" presso l'Università di Pisa.

A Siena, il monastero di San Niccolò ospitò, a partire dal 1818, un ospedale psichiatrico che sostituì la cosiddetta Casa dei Matti di via San Marco, fondata nel 1762 e gestita sotto la sovrintendenza dell'Ospedale di Santa Maria della Scala. Primo direttore dell’ospedale fu G. Lodoli, professore di Medicina Pratica e Clinica all'Università di Siena.

La "Real Casa dei Matti" a Palermo fu attivata e diretta, dal 1825, da Pietro Pisani, barone del Regno delle Due Sicilie. Uno dei primi esempi in Europa di struttura costruita a questo scopo. Il Pisani non era medico e gestì la Casa secondo i principi di Pinel ed Esquirol. Nel 1873 nel manicomio esisteva un Giornale di Medicina Mentale.

Nello Stato Pontificio, le istituzioni religiose continuarono ad occuparsi dell’assistenza nell’ospedale psichiatrico S. Maria della Pietà di Roma, formato intorno al 1550 per l'Anno Santo del 1550 ad opera di una confraternita di gentiluomini spagnoli vicini a S. Ignazio di Loyola; a Perugia nell’ ospedale di Santa Margherita che dal 1824 accolse, oltre ai malati di mente, anche i tisici e gli esposti; a Pesaro nell’ospedale provinciale de' mentecatti, dal 1828 ospedale psichiatrico provinciale San Benedetto di Pesaro, dove nel 1872 divenne direttore Cesare Lombroso; a Teramo dove nel 1881 la Congregazione di carità istituì nell’Ospedale di Sant'Antonio un asilo per gli alienati mentali che presto divenne un ricovero per mentecatti e malati di malaria, tubercolosi, pellagra, epilessia e sifilide.

Nel Regno Sabaudo la costituzione del manicomio risale al 1728. Vittorio Amedeo II ne affidò la gestione alla Confraternita del S. Sudario e della Vergine delle Grazie. Lo psichiatra pratese Carlo Livi, lo diresse dal 1858.