Quali risorse per la salute mentale? Alleanze tra servizi utenti famiglie, agenzie del territorio
Autrice
Contributo presentato alla Riunione Scientifica SIEP tenutasi a Firenze il 28 e 29 novembre 2024 dal titolo “Quali risorse per la salute mentale? Alleanze tra Servizi, utenti, famiglie, agenzie del territorio”.
Ringrazio per l’invito a questo interessante convegno, tanto più perché non “un’addetta ai lavori” ma una rappresentante di Cittadinanzattiva, un’associazione di tutela di cittadini. Per me questo è un segnale importante.
Le resistenze della politica ad investire in salute mentale condizionano fortemente il riconoscimento dei diritti umani, sociali e politici e costringono sempre più la salute mentale ad un ambito prettamente medico/ospedaliero.
Un vero guaio… perché la salute mentale riguarda invece il territorio, la comunità, le famiglie, le istituzioni locali… un bene comune che coinvolge tutti e che oggi, purtroppo, è molto più a cuore ai cittadini e agli operatori sanitari dei servizi che non alle istituzioni superiori, direttamente responsabili.
In realtà la salute mentale sconta un grave problema culturale, un problema che misura il livello di civiltà di una nazione. In Italia siamo stati i primi ad abolire gli ospedali psichiatrici con un grande ideale di fondo, ma le istituzioni politiche e sociali si sono fermate lì, non hanno permesso che l’ideale cambiasse profondamente la cultura, come avrebbe dovuto.
Nel titolo di questo convegno leggo lo sforzo di trovare un modo in cui tutti i protagonisti della vita sociale possano ricollocare la salute mentale in una sfera attenta alle relazioni, ai luoghi di vita, all’ambiente, al tessuto sociale ma anche ai diritti degli invisibili, ai diritti di quelle persone quasi sempre familiari, che svolgono un’azione sociale importante nel silenzio e senza la giusta considerazione.
Li hanno chiamati “care givers”… forse per confondere le idee… ma proprio loro sono la prima risorsa per una salute mentale di comunità!
Se vogliamo cambiare qualcosa rispetto all’oggi dobbiamo ripartire, oltre che dall’urgente sostegno ai servizi, anche dalle risorse “umane” che già ci sono, ma che vanno riconosciute anche economicamente (proposta di legge in Parlamento) per il lavoro svolto, la loro esperienza, il loro coinvolgimento profondo nella malattia.
I familiari sono i primi alleati, sono un ponte con i servizi sanitari, culturali e sociali, sono la base che sensibilizza la comunità al benessere mentale.
Ma ci sono anche altre risorse importanti, come i “gruppi” o come le esperienze di percorsi personalizzati di cui voglio dare un cenno perché sembrano essere molto utili, ad esempio in Inghilterra.
Li chiamano “percorsi di prescrizione sociale” ma in sostanza sono forme di collaborazione attiva tra risorse non sanitarie e professionisti dei servizi.
Questo metodo dovrebbe essere riconosciuto e reso prassi abituale per la salute mentale territoriale, perché è in grado di ridurre le visite mediche e gli accessi al P.S.
Soprattutto sembra migliorare l’impatto economico sul sistema sanitario; in Inghilterra l’hanno sperimentato in modo funzionale e organizzato e l’OMS dice che per ogni sterlina spesa il sistema sanitario inglese ne ha guadagnato due e mezzo!
Anche questa esperienza dimostra che è d’obbligo un cambio di mentalità, non solo “pazienti con bisogni” ma “persone con risorse” che formano e condividono il senso di comunità necessario per il cambiamento.
Un’altra grande risorsa sono i gruppi, da quelli di auto mutuo aiuto a quelli multifamiliari.
Il gruppo ha il vantaggio immediato e pratico di poter “vedere/ascoltare” più persone contemporaneamente, e quindi di facilitare gli incontri per i quali nel servizio potrebbe non esserci il tempo. Il gruppo è una grande forza, ancora tutta da scoprire, il gruppo è l’embrione della comunità e fa sentire protetti e sicuri al proprio interno.
Per questo il gruppo è uno strumento che insegna: insegna ad ascoltare e a socializzare, insegna soprattutto ad assumere la comunità come codice di riferimento per promuovere l’assistenza territoriale, per proteggere i diritti, per praticare il rispetto reciproco e la dignità della persona, per favorire la presa in cura inclusiva e partecipata.
Nel gruppo, se emerge un problema, il problema è di tutti, esso è la rete sociale su cui si basa il cambiamento.
C’è poi “l’alleanza” tra servizi e cittadinanza. Un'altra importante risorsa che va praticata con grande intelligenza. Ed è abbastanza semplice e facile da realizzare ma oggi è ancora uno strumento “informale”, affidata quindi alle capacità e al buon senso delle risorse nel territorio e nei servizi.
Per dare spazio e far vivere le “risorse della salute mentale” è necessario fare un salto di qualità, culturale e politico insieme: perché bisogna costruire alleanze “formali” tra istituzioni socio sanitarie, istituzioni politiche, associazioni del terzo settore, cooperative sociali…
E le alleanze si devono basare su un progetto ben definito e si nutrono di riconoscimento e rispetto reciproco, parità nelle decisioni, strumenti attuativi di progetti condivisi o percorsi di collaborazione sempre condivisi.
Le risorse del territorio, come è avvenuto per l’associazionismo del terzo settore, non possono però essere imbavagliate dalla burocrazia istituzionale che, non sapendo governarle, le rende succubi di protocolli che umiliano e allontanano da ogni forma di partecipazione. È esattamente quello che è successo e continua a succedere nella regione toscana per volontà della politica. Il controllo da parte delle istituzioni è nemico della collaborazione e della partecipazione.
Non è più il momento di lamentare le insufficienze o le deficienze e chiedere che vengano colmate, ma è il momento di pretendere il rispetto dei diritti costituzionali imparando a dialogare nei modi giusti e con una voce sola: servizi e cittadini insieme.
Dobbiamo monitorare le risorse effettive che abbiamo nei nostri territori, in modo da programmare azioni di sensibilizzazione verso le istituzioni socio sanitarie e politiche. Un discorso ad hoc meriterebbe la scuola altra grande risorsa per costruire un vero cambiamento di mentalità sulla salute mentale.
Servizi, familiari, malati, cittadini, associazioni, sono già una grande forza, e agire insieme rende la forza visibile ed efficace. Dobbiamo esserne convinti.
La politica, non riconoscendo l’importanza di investire nella salute mentale, toglie ossigeno e futuro ai territori ma perde sempre più di credibilità.
Tanti anni fa abbiamo avuto una validissima “Carta della promozione della salute” (1986!!), oggi ancora attuale, e più recentemente abbiamo assistito ad un’ottima “Conferenza nazionale per la salute mentale di comunità” (2021)… nulla di quello che è stato scritto è stato mai fatto… Si parla del rispetto di diritti fondamentali. È una vergogna per un paese che si vuole mostrare civile! Allora serve agire in modo intelligente e serve fare alleanze anche con la politica, all’insegna della consapevolezza e determinazione.
Nel nostro comune di Grosseto, nella ricorrenza del 10 ottobre, abbiamo proposto al Consiglio cittadino di istituire un “Tavolo provinciale permanente per il benessere mentale” nella nostra comunità. La proposta è stata accolta calorosamente, ma finora il Comune non ha mosso un dito. Ecco dove possono entrare in funzione le piccole alleanze tra associazioni, cittadini, familiari, malati; andremo insieme in Comune, consapevoli della nostra forza e determinati ad ottenere uno strumento che riteniamo prezioso per la crescita della nostra comunità.
Questo convegno è un bellissimo luogo di studio, di riflessione e di approfondimenti, ma spero anche di volontà di cambiamento, senza il quale non c’è futuro per un tangibile benessere mentale di comunità.