In memoria di Guglielmo Lippi Francesconi
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Il Centro Studi e Ricerche Professor Guglielmo Lippi Francesconi (Centro Studi GLF), presieduto dallo psichiatra Enrico Marchi, è stato fondato dai familiari dello psichiatra che ha diretto dal ‘36 al ‘44 il manicomio di Maggiano, ed è nato il 25 maggio 2022 per ricordare la sua opera e il sacrificio della sua vita in difesa dei diritti dei pazienti psichiatrici; attraverso una serie di interventi di prevenzione, formazione e divulgazione rivolti prevalentemente alle classi giovanili ed ai minori in difficoltà psicologica e sociale, attivandosi attraverso collaborazioni con Enti e Associazioni del Terzo Settore anche nell’organizzare eventi e manifestazioni scientifiche e culturali finalizzate ad una nuova visione della salute mentale, superando pregiudizi e stigma.
La vita di Guglielmo Lippi Francesconi
Guglielmo Lippi Francesconi, nacque orfano di padre a Lucca il 18 luglio 1898 da Guglielmo Lippi, giovane laureato in medicina e membro di una famiglia che annoverava varie generazioni di medici, morto due mesi prima della nascita del figlio a causa di una febbre tifoidea contratta da un paziente, e Nelda Maria Prosperi. Il secondo cognome Francesconi fu aggiunto successivamente, quando la madre si risposò, assumendo il cognome del secondo marito.
La morte del giovane medico fu commemorata dall'amico Giovanni Pascoli che compose l'iscrizione sulla sua tomba. Tra coloro che dedicarono una affettuosa attenzione al piccolo Guglielmo, oltre allo stesso Pascoli con una poesia, anche Giacomo Puccini che gli dedicò una ninna nanna, con parole di Renato Fucini.
Allo scoppio della I° Guerra Mondiale Guglielmo partecipò al conflitto con i gradi di tenente nei Granatieri di Sardegna; fatto prigioniero scontò 18 mesi di prigionia ad Hannover. Durante questo periodo subì una sorta di congelamento alle gambe che avrebbe avuto conseguenze nel corso degli anni.
Nel 1924 sposò la parmense Maria Teresa Ferrari conosciuta sulle spiagge della Versilia e che gli dette tre figli: Pierluigi, Franco e Michelfausto. Nel 1926 si laureò a pieni voti presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa e dopo un anno di tirocinio volontario presso l'Ospedale di Lucca ottenne la promozione come assistente presso la Clinica Neuropsichiatrica di Pisa.
In questo periodo gli venne affidata la vice direzione della casa di cura per malattie nervose e mentali “Ville di Nozzano”. Durante il periodo in cui svolse la sua attività a Nozzano, Lippi Francesconi ebbe l'occasione di conoscere Lorenzo Viani, ricoveratosi nel 1933 presso le Ville a causa dell'asma di cui soffriva e per un forte esaurimento psichico. Da questo incontro nacque una feconda amicizia che si concretizzò nel discorso inaugurale che Lippi Francesconi tenne alla mostra di disegni che Viani realizzò durante il soggiorno in lucchesia, poi pubblicata come prefazione nel libro dell'artista viareggino “Le chiavi nel pozzo” edito nel 1935.
La passione di Guglielmo Lippi Francesconi per l'arte non era casuale. Nel 1924 partecipò con una sua opera al concorso che il comune di Viareggio indisse per la realizzazione del manifesto ufficiale per il Carnevale dell'anno successivo, il 1925. Il disegno del giovane medico lucchese, intitolato “Avanti rosso ebbro carnevale del mare” vinse la selezione diventando così il primo manifesto ufficiale del carnevale viareggino. Nel maggio del 1936 diventò primario all'Ospedale Psichiatrico di Maggiano e due anni dopo Direttore. Negli anni della sua direzione Lippi Francesconi vantò la completa abolizione di qualsiasi mezzo di contenzione meccanica. Contemporaneamente alla attività nell'ospedale si fece promotore di una qualificata attività divulgativa attraverso conferenze e scritti che vennero pubblicati dalle riviste del settore ed apportando una grande quantità di migliorie logistiche al manicomio di Lucca, nonché una infinita serie di cambiamenti organizzativi e nell’operatività professionale tale da farlo considerare un vero precursore della moderna psichiatria, che umanizzava l’assistenza e negava il custodialismo restrittivo tipico dei manicomi.
Durante il fascismo, pur aderendo inizialmente al regime, rifiutò di collaborare con lo stesso quando evitò di soddisfare, per esempio, le richieste che provenivano dalla federazione fascista lucchese riguardo a perizie su alcuni pazienti per compiacere i gerarchi locali. Dobbiamo ricordare infatti che tra le varie misure repressive di cui si serviva il fascismo era praticato anche l'internamento coatto negli ospedali psichiatrici nei confronti di persone che insultavano il regime nei luoghi pubblici, come risulta dai “Rapporti periodici” che la questura di Lucca inoltrava al Ministero degli interni tra il 1937 e il 1940.
Scriveva in quel periodo, quando lottava per una migliore qualità della vita dei suoi pazienti, nonostante le continue minacce vessatorie di cui era oggetto anche all’interno del manicomio da parte di infermieri squadristi:
“Qui si lavora con intensità e con ansia, unicamente preoccupati del nostro arduo compito, reso ancor più difficile dalle contingenze belliche ed anche da certi malevoli influenzamenti saturati di sleale volontà diffamatoria, il che non ci toglie la indispensabile serenità e la consapevolezza dei nostri precisi doveri umani per il contatto quotidiano con la sventura”.
Il giudizio di Lippi Francesconi riguardo il fascismo si palesò quando lo psichiatra espresse chiaramente il suo pensiero all'indomani del 25 luglio 1943. Nei giorni seguenti la caduta del regime infatti, Lippi Francesconi fece apporre nei locali del manicomio un ordine di servizio che diventò in seguito il principale atto di accusa che il fascismo repubblicano lucchese avrebbe utilizzato nei suoi confronti: “La gioiosa sensazione di libertà, che ha invaso i nostri animi dopo la fine senza gloria d'un governo rovinoso, se ha rimesso in giusta luce il nostro diritto di vivere, non deve farci perdere di vista il nostro preciso dovere. Dopo il primo sollievo, bisogna riprendere serenamente il posto di lavoro, col pensiero rivolto alla Patria, tuttora in grande pericolo ed a S.M. il Re, che ha assunto il difficile compito della nostra salvezza.” Questo scritto si ritorse contro il Direttore del manicomio. Per i fascisti Lippi Francesconi era un traditore ed il suo nome entrò nella lista dei nemici del fascio repubblicano lucchese. Ad esasperare questo conflitto anche gli aspri contrasti sopracitati che si manifestarono dentro il manicomio, in particolare con un infermiere, fanatico sostenitore del regime e dirigente del locale fascio di Nozzano che lo denunciò ai nazisti come traditore. La situazione precipitò nell'estate del 1944. Avvisato che nei suoi confronti era stato spiccato un mandato di cattura, Lippi Francesconi si nascose insieme ai figli più grandi Pierluigi e Franco prima sulle colline che circondano l'ospedale per approdare in un secondo momento, verso la metà di luglio, presso la Certosa di Farneta, dove sarebbe stato poi catturato.
Nella notte tre l'1 e il 2 settembre del 1944, i nazisti penetrarono nella Certosa di Farneta attraverso un'azione pianificata con l'inganno; furono così catturate decine di persone convinte di avere trovato tra quelle mura un asilo sicuro: uomini che fuggivano dai rastrellamenti, partigiani, ex funzionari fascisti che avevano deciso di abbandonare il fascismo stesso. Pensavano che rifugiarsi nella Certosa avrebbe significato avere salva la vita , data l’immunità del luogo. Anche i religiosi ed i laici che lavoravano nella Certosa condivisero con i rifugiati lo stessa destino. Molti di loro trovarono la morte a Nocchi, dove furono trasportati dopo il rastrellamento, a Montemagno in località Pioppetti e in vari luoghi nei dintorni di Massa. Guglielmo Lippi Francesconi, all'epoca direttore e primario dell'ospedale psichiatrico di Maggiano, era considerato tra le persone più importanti che si trovavano nella Certosa.
Il 10 settembre Lippi Francesconi si trovava insieme ai figli nel castello Malaspina di Massa trasformato in carcere. Fatto uscire, venne sistemato su un mezzo tedesco e portato in una cava dove fu ucciso. Qualche giorno prima ebbe il tempo di scrivere su un foglietto i suoi ultimi pensieri per i famigliari: 6 settembre 1944 Miei carissimi, il destino ha voluto farmi cadere vittima, forse colle mie due creature, di un errore giudiziario enorme. Mi sento del tutto innocente e se dovrò morire muoio, si straziato tremendamente pel distacco da voi, ma tranquillo nella mia coscienza. Se tutti i miei figli mi sopravviveranno (Iddio lo voglia) vi diranno tutto di me. Vi benedico, pregate per me. Vostro Memmo.
Se i due figli maggiori riuscirono a salvarsi scappando dal campo di concentramento di Fossoli prima della loro deportazione in Germania, questo non accadde per il terzogenito Michelfausto ucciso tra le braccia della madre Maria Teresa durante un mitragliamento tedesco. Quando la guerra ebbe termine, Pierluigi e Franco cercarono invano notizie sulla sorte del padre. Dovettero passare 17 anni per riuscire ad individuare la salma del padre presso il cimitero di Mirteto, vicino a Massa, per poi tumularla successivamente nel piccolo cimitero di Vecoli. Per molti anni la figura di Guglielmo Lippi Francesconi è stata ricordata come una delle tante vittime causate dalla violenza nazifascista.
Soltanto negli ultimi due decenni allo psichiatra lucchese è stato dato un importante rilievo. La condotta del medico lucchese infatti, si contrapponeva al comportamento degli psichiatri tedeschi che nella quasi totalità aderirono al nazismo e collaborarono attivamente al criminale progetto che prevedeva la soppressione di quelle persone che la propaganda definiva “zavorre umane”, cioè uomini e donne che per motivi sociali, psichici o fisici non combaciavano con il modello ariano.
Per ricordare il suo sacrificio, ricordiamo che fu l'unico direttore di ospedale psichiatrico ad essere stato perseguitato e ucciso in Italia, e forse in Europa, durante la guerra; nel febbraio del 2000 si tenne a Lucca, presso Villa Bottini, un convegno internazionale che ne rievocava la storia e dove lo psichiatra tedesco Michael Von Cranach, che aveva organizzato l’incontro si dichiarava tra l'altro: [Lippi Francesconi fu] Un modello al quale si dovrebbe ispirare ogni psichiatra, sia come uomo che come medico, in quanto responsabile dei beni più preziosi di ogni essere umano: il benessere psichico, l'equilibrio dei sentimenti, la libertà del pensiero. Il Comune di Lucca ha intitolato a lui la via che porta al nuovo Ospedale S. Luca e ha posto nel 2021 la pietra d’inciampo per le vittime del nazismo presso l’entrata principale dell’ex ospedale Psichiatrico di Maggiano.
Il 9 e 11 Marzo 2024 il Comitato per il Giardino dei Giusti di Calvisano (BR), ha celebrato la memoria di Guglielmo Lippi Francesconi attraverso una conferenza pubblica e la posizionatura di un ceppo e di un albero a lui dedicato.
“Se dimenticare è impossibile, ricordare è necessario”
Primo Levi