Residenzialità comunitarie: luoghi evolutivi trasformativi o assistenziali allocativi? Enigmatiche scelte di politica sanitaria
Autori
Università Studi di Parma L.M. in Programmazione e Gestione dei Servizi Sociali.
Associazione Comunità Terapeutiche “Mito e Realtà” e Fenascop. Coordinatore Gruppo di Lavoro CNOP su Comunità Terapeutiche
Congresso SIEP, Bologna 23-25 novembre 2023
Premessa
Il metodo di cura della “Comunità Terapeutica” trae le sue origini da quel movimento di rinnovamento della cultura sociale del dopoguerra, che vede lo sviluppo teorico-clinico della psicoanalisi di gruppo di Bion, la nascita della gruppoanalisi e delle Comunità Terapeutiche inglesi con pionieri quali Bion, Foulkes, Main e Jones, il modello psicodinamico francese di Racamier e Sassolas, le esperienze pilota della Menninger Clinic e dell’Austin Riggs Hospital negli Usa, solo per citare gli esempi più noti.
I principi fondamentali presenti nelle CT inglesi e rilevati dalla ricerca del sociologo/antropologo Rapaport negli anni ’50 sono rappresentati da: comunalismo, democraticità, tolleranza e confronto con la realtà nonché dalla cosiddetta “cultura dell’indagine” (Main 1983), intesa come quell’’attitudine e disponibilità all’autosservazione e riflessione attenta su ciò che accade. A questi principi fondativi attualmente il network di Community of Communities in Inghilterra ha aggiunto altri “core standards”, quali l’attaccamento, il contenimento, il rispetto, la comunicazione, l’interdipendenza, la relazione, la partecipazione, l’integrazione tra esperienze positive e negative e la responsabilizzazione.
Molti di questi valori sono, di fatto, assunti nel metodo e nella pratica delle numerose Comunità Terapeutiche che si sono sviluppate largamente in Italia, soprattutto dopo la definitiva chiusura degli ospedali psichiatrici, declinando alcuni capisaldi storici in un modello specifico che ben si è adattato alla nostra realtà. Infatti, le C.T. che hanno resistito sino a oggi conservando l’obiettivo della cura della malattia mentale piuttosto che solo l’assistenza, sono proprio quelle che hanno saputo mantenere una struttura di base psicoterapica e psicodinamica pur integrandosi con gli altri modelli nella loro organizzazione e che hanno lavorato, impiegando a volte cospicue risorse, per la “manutenzione” dell'istituzione comunitaria e per la formazione delle loro équipe.
Ciò che preoccupa è che si sta assistendo nel tempo a normative, nelle varie regioni, che finiscono per semplificare e banalizzare la complessità dell’intervento a favore di visioni riduzionistiche: o troppo schiacciate su un rigido modello biomedico e assistenziale o su un intervento orientato su un paradigma ad impronta educativa/sociologica.
Spesso ci si trova di fronte a normative “appiattite” su quelle che devono essere le caratteristiche strutturali (numero di stanze, distribuzione degli spazi) con una minore riflessione sulla componente specialistica delle professionalità che è opportuno che in esse operino. Ad una loro disamina a parte l’estrema frammentazione, denominazioni e rette differenti tra Regione e Regione , colpisce lo sforzo ipertrofico da parte di chi l’ha estese di voler definire, controllare, monitorare, computare , tracciare, rendere visibile ogni attività, metri quadrati, stanze, riferimenti a linee guida, minutaggi , certificazioni di qualità , gestioni dei rischi, HACCP, cartelle informatizzate, PARM; non che ciò non sia utile , anzi , ma si rimane perplessi quando tutto ciò è accompagnato da un’indicazione del personale non adeguatamente attrezzato se si vuole conferire ai programmi comunitari un’accezione dinamica , evolutiva, trasformativa.
Stante le premesse di cui sopra, il CNOP (nota 1) nel marzo 2022 ha istituito un gruppo tecnico di lavoro sul tema delle Comunità Terapeutiche Residenziali . Nel presente articolo si riportano in estrema sintesi i risultati più interessanti frutto di una prima disamina delle normative di 13 Regioni (nota 2).
Metodologia adottata
- Ricerca e disamina delle singole normative regionali in merito alle SRP2 per adulti e adolescenti con lo scopo di fornire una fotografia delle figure professionali previste nell’equipe organizzativa
- Desumere dai risultati emersi, al di là dei buoni propositi enucleati nelle mission, i presupposti e la concezione di fondo di come viene inteso l’approccio alla salute mentale
- Evidenziare i risultati raccolti con l’ausilio di grafici per fotografare lo “stato dell’arte” in merito le composizioni dell’equipe. Per comprendere meglio il modello organizzativo si sono sommate le ore degli infermieri e degli OSS; le ore degli educatori e dei TERP; le ore degli Psicologi e degli psicoterapeuti.
Focus del lavoro: Strutture comunitarie per la Tutela della Salute Mentale per adulti e per adolescenti di tipo estensivo
Le comunità terapeutiche “estensive”, generalmente conosciute con l’acronimo SRP2 Strutture Residenziali Psichiatriche, si distinguono dalle SRP1 “intensive”
1) per il fattore tempo di permanenza: generalmente per un tempo che può prolungarsi fino a due anni.
2) per il quadro clinico, maggiormente stabilizzato quindi non in fase di acuzie o sub acuzie, rispetto alle intensive, Strutture quest’ultime idonee per accogliere utenti per un tempo di permanenza più breve, con un quadro caratterizzato da una parziale instabilità clinica ovvero condizioni psicopatologiche che portano a frequenti ricoveri e/o che necessitano di ulteriore stabilizzazione, anche dopo un periodo di ricovero.
Il maggior tempo di permanenza, dunque, ben si presterebbe ad interventi clinici “trasformativi” di tipo psicologico e psicoterapico
Primi risultati emersi
DISCREPANZA TRA MISSION ED ORGANICO
Si intende quanto segue: nella descrizione della mission si parla di interventi psicoterapeutici, ma poi ciò non corrisponde (non viene “tradotto”) nell’organico dove si trova lo Psicologo (tra l’altro con un numero esiguo di ore) e non lo Psicoterapeuta.
Sembrerebbe, è un’ipotesi, che l’estensore della norma non conosca la differenza tra psicologo e psicoterapeuta (la ricaduta di ciò è anche in termini di retta).
Tale discrepanza nelle Regioni analizzate è stata riscontrata ad esempio per:
Emilia Romagna minori
Lazio adulti e minori
Puglia minori.
INCONGRUENZE RISPETTO AL TEMPO O AL MINUTAGGIO DELLO PSICOLOGO TRA COMUNITÀ INTENSIVE ED ESTENSIVE
In alcune regioni (nota 3) si rileva una maggiore frequenza dello Psicologo nelle strutture intensive (SRP1) piuttosto che nelle estensive (SRP2).
Come sopra riportato, per “intensivi” si intendono interventi residenziali di breve durata: negli adolescenti ad esempio 3 mesi (un pò più di lunga durata per gli adulti); interventi finalizzati a stabilizzare un quadro clinico ancora instabile a volte immediatamente successivo ad un’acuzie.
Per “estensivi” si intendono interventi residenziali più lunghi per quei quadri clinici maggiormente stabilizzati.
L’intervento psicologico trasformativo è più in linea con l’estensività, ma la tendenza per alcune realtà pare essere il contrario.
Tale “errore concettuale” sembra essere un retaggio di quanto previsto dalle normative nazionali per la salute mentale Conferenza Stato Regioni (nota 4) laddove assistiamo che l’area psicologica nelle SRP1 (programmi intensivi) sono “inaspettatamente” più ricchi e articolati (si fa riferimento a colloqui clinico - psicologici, psicoterapie, gruppi terapeutici) rispetto a quelli che dovremmo invece aspettarci, secondo un criterio di appropiatezza, in un intervento estensivo di più lungo termine e dove invece troviamo, “paradossalmente”, che l’area psicologica si è come dire ridotta e “asciugata”.
In ogni caso troviamo che la presenza di OSS per il fatto stesso che si parli di residenzialità (a prescindere se ad alta intensità o meno) debba essere alta. Infatti cosi leggiamo nelle premesse dell’Accordo conferenza stato regioni 2014 quando si tocca il tema del personale:
Sia in ambito residenziale che semiresidenziale, l’équipe è multi professionale e deve prevedere la presenza di medici neuropsichiatri infantili, psicologi esperti nell’età evolutiva, educatori professionali e/o personale riabilitativo.La presenza di infermieri ed operatori sociosanitari (OSS) è indispensabile nelle strutture residenziali (nota 5), mentre in quelle semiresidenziali può essere opportuna in base alle caratteristiche dell’utenza e del progetto di intervento.Come si può vedere è presente una particolare interpunzione sulle figure (sono indispensabili) infermieristiche e parainfermieristiche. Tale sottolineatura a tutti gli effetti sfugge ad un’argomentazione ragionevole.
SPEREQUAZIONE DI FIGURE PARAINFERMIERISTICHE SRP2
Sono stati confrontati, laddove è stato possibile (ovvero per quelle Regioni dove nelle normative è stato specificato il monte ore di ogni singolo ruolo professionale) il numero di ore in termine di presenza degli “OSS/Inf” – “Edu/Terp” – “Area psicologica” così da poter evincere l’impostazione a monte dell’approccio dell’intervento : o maggiormente di tipo meramente assistenziale (OSS/inf) o più calibrato su un approccio educativo/riabilitativo (Edu/Terp) o su un approccio clinico/trasformativo (area psicologica)
Si evince quanto segue :
- un quantitativo di presenza di figure assistenziali (OSS/infermieri) eccessivo e sbilanciato rispetto alle altre figure.
- un quantitativo significativo di figure educative/riabilitative (educatori/terp)
- un numero esiguo di figure psicologiche
Commento
Emerge un approccio di intervento alla salute mentale di tipo prevalentemente assistenziale, impostato su una concezione di psichiatria sbilanciata su un modello biomedico organicistico o, nel migliore dei casi, un orientamento basato su una matrice sociologica e sulle competenze educative/pedagogiche.
Ipotesi n 1: storicamente in Italia le Comunità sono sorte dopo la chiusura dei manicomi per accogliere il cosiddetto “residuo manicomiale” utenti per lo più in età avanzata con quadri clinici “poco mobili” e cristallizzati e quindi difficilmente trasformabili. Oggi le Comunità accolgono per lo più giovani adulti se non adolescenti
Ipotesi n 2: Sembrerebbe esserci una visione generalizzata sulla psichiatria come un qualcosa di statico, di immodificabile dove gli approcci psicoterapici/psicologici non possono fare nulla (un esempio emblematico: nel Lazio nelle Strutture Residenziali per il trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare e Obesità, inserite nella stessa normativa delle Comunità Terapeutiche, vengono previste le figure psicoterapeutiche, anche come ruolo di Responsabile. Come mai questa differenza? Verosimilmente pare esserci, in coloro che estendono le norme, una sorta di “stigma interno” che quando pensano alla psichiatria la affrontano con un approccio “statico”, arrendevole. Si può convenire che valorizzare l’area psicologica nelle strutture per i disturbi alimentari va nella direzione di un intervento trasformativo dove alla base trapela una fiducia verso il cambiamento …. Ma non siamo sempre all’interno della salute mentale? A tutti gli effetti pare questo essere una sorta di lapsus culturale).
Ipotesi n 3: per una lettura forse ingenua si pensa che per sostenere il reinserimento sociale, una riabilitazione (ripresa di un’attività formativa/lavorativa ecc) si debba ridurre l’aspetto clinico come se questo non sia a rinforzo di queste attività, ma quasi di ostacolo
Ipotesi n 4: sembrerebbe trapelare un approccio «depressivo», “arrendevole” rispetto alla complessità della malattia mentale che in un qualche modo ha portato ad abdicare la clinica enfatizzando gli aspetti dei bisogni reali (con uno sbilanciamento verso un paradigma educativo/sociologico).
Conseguenze
Di fatto si è finito per scambiare il “contenimento psichico” - che vuol dire accoglienza, holding, reverie, ascolto, mentalizzazione, fiducia, relazione, dedizione, incontro - per il “contenimento fisico”, per assistenza concreta, biologica, di mero “tamponamento” del sintomo, senza attenzione e ascolto alla realtà interna degli utenti, alle loro esperienze, alle loro vite, alle loro esistenze. In alternativa ci si è spostati verso un versante educativo - non che non sia importante, sia chiaro - perdendo l’occasione di entrare in contatto con la dimensione intrapsichica dei pazienti, lasciati di fatto soli, senza poter comprendere come funzionano, cosa gli accade, quali sono quei meccanismi, quei “giochi” interni che li imbrigliano , che li boicottano, che li paralizzano, che gli fanno ripetere sempre le stesse cose e che li rendono prigionieri di comportamenti che sentono loro stessi come alieni.
Parafrasando Antonello Correale potremmo dire che la legge 180 ha avuto dentro di sé una grande speranza messianica che era che combattendo e abolendo nei limiti del possibile lo stigma sociale potentissimo che c’è sui disturbi psichici questo mettesse i nostri pazienti nella condizione di un reinserimento sociale molto più fluido, molto più possibile. Non è stato del tutto così, perché nella applicazione della 180, spingendo molto sul paradigma – diciamo così - sociologico si è sottovaluto un grande aspetto. Si è dimenticato che il disturbo mentale è qualcosa che va studiato, conosciuto all’interno di un rapporto personale molto molto approfondito. Questo non è successo perché si è privilegiato prevalentemente l’inserimento, l’assistenza, la socializzazione, il lavoro, si è privilegiato molto un piano di realtà che senza dubbio ha avuto dei meriti enormi, prima fra tutto l’abolizione delle grandi istituzioni manicomiali; ma tutta la componente intrapsichica, la componente dolorosa, della solitudine della persona con sofferenza psichica non è in un qualche modo affrontabile soltanto con un approccio assistenziale ma è necessario un approccio scientifico, clinico, competente, umano verso la dolorosità, la complessità, la conflittualità, la contraddittorietà del malessere mentale
PRESENZA DELLA FIGURA DELLO PSICOLOGO SPECIALIZZATO IN PSICOTERAPIA NELL’ORGANICO SRP2 ADULTI
È emerso che su 12 Regioni analizzate (Val D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Emilia Romagna, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia) solo in 5 Regioni è contemplata in organico la figura dello psicoterapeuta (Val d’Aosta, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Sardegna) e comunque con un numero esiguo di ore; nelle altre è previsto solo lo psicologo (sempre con un monte ore esiguo)
PRESENZA DELLA FIGURA DELLO PSICOLOGO SPECIALIZZATO IN PSICOTERAPIA NELL’ORGANICO SRP2 ADOLESCENTI
Per quanto concerne le SRP2 adolescenti su 13 Regioni analizzate (Val D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Emilia Romagna, Campania, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia) è emerso che solo in 7 Regioni (Val D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche, Campania e Sicilia) è contemplata in organico la figura dello psicoterapeuta (comunque con un numero esiguo di ore).
Nelle altre 6 regioni è contemplata la figura del solo psicologo (sempre con un numero esiguo di ore)
FAQ: chi svolgerà le attività psicoterapeutiche laddove, nell’equipe, la figura dello psicoterapeuta non viene contemplata?Non si può non sottolineare una discrepanza con quanto raccomandato nei LEA (DPCM 12/01/2017) nella parte concernente la salute mentale art. 32 “Assistenza sociosanitaria semiresidenziale e residenziale ai minori con disturbi in ambito neuropsichiatrico” e art. 33 “Assistenza sociosanitaria semiresidenziale e residenziale alle persone con disturbi mentali”, laddove si prevedono tra le prestazioni da erogare: colloqui psicologico-clinici; psicoterapia (individuale, di coppia, familiare, di gruppo).
METODOLOGIA DEL MINUTAGGIO
In diverse Regioni (es Lombardia adolescenti; Liguria adulti e adolescenti; Marche adulti e adolescenti; Campania adolescenti; Sardegna adulti) viene adottata per le diverse figure professionali la logica del minutaggio, ossia tot minuti a paziente al giorno. Come professionisti abituati a interrogarsi sui messaggi, gli assunti, gli impliciti che stanno dietro certe scelte non può apparirci come un’aporia che il vulnus di un intervento il cui focus è (o dovrebbe essere) la qualità della relazione venga in un qualche modo mortificato e semplificato in maniera fredda e meccanica.
Relazione che vuol dire ascolto, tempo, dedizione, cura, riflessione è antitetico alla logica del cronometro, dello speed – date, della spersonalizzazione.
La direzione sembra propendere verso un’aziendalizzazione, una cultura imprenditoriale, una frettolosa burocratica assistenza (“minutaggio”): … le parole sono importanti: “parlare bene” significa “pensare bene” e pensare bene significa “fare bene”
Non può essere questo, oggi, un modello di psichiatria da proporre. La psichiatria non ha solo una funzione di «cura» ma svolge anche una funzione «etica»
PICCOLE COMUNITÀ VS DERIVA DELL’UTILIZZO DEI MODULI
L’intervento trasformativo quello più propriamente estensivo , di una certa durata , volto alla “cura”, riabilitazione e reinserimento non dovrebbe essere svolto nelle comunità propriamente dette a stampo democratico familiare (massimo 10 20 pl) ovvero in quelle realtà dove gli interventi pur se sanitari e specialistici si poggiano su un clima di domesticità in una logica distante da realtà che per ampiezza e organizzazione sono molto più vicine ad un modello ospedaliero della Clinica , della Casa di cura psichiatrica?
È il caso di alcune Regioni (es. Val D’Aosta ed alcune realtà del Lazio) dove prevedendo la divisione in moduli, non superando dunque per ogni modulo i 10/20 posti letto, si è finiti di fatto per bypassare la norma: moduli per adulti intensivi (SRP1) + moduli adulti estensivi (SRP2), + moduli per adolescenti, + moduli per la doppia diagnosi, + moduli per i disturbi per le condotte alimentari. Si riproduce di fatto una grande Istituzione con tutti i risvolti che ciò comporta.
RESPONSABILITÀ DIREZIONE
RUOLI DIRIGENZIALI
È previsto il ruolo di psicologo specializzato in psicoterapia Responsabile di Struttura solo in:
- Veneto adulti e Veneto minori (per le CER)
- Marche adulti
- Campania minori
Per tutte le altre Regioni esaminate laddove è prevista la funzione di Responsabile/Direttore tale funzione viene svolta dallo Psichiatra per gli adulti e dal NPI per gli adolescenti.
Nel Lazio come già evidenziato, emerge un incomprensibile incongruenza: mentre per le strutture residenziali psichiatriche non è previsto il ruolo dello psicoterapeuta come responsabile, tale ruolo viene previsto (in opzione con lo psichiatra) per le strutture residenziali per i DCA (l’incongruenza è ancora + palese per il fatto che le comunità per adulti e Strutture per DCA sono trattate all’interno della stessa normativa)
RETTE COMUNITÀ ADULTI:
- SICILIA prima retta più alta 192 euro (SRP2)
- PUGLIA seconda retta più alta 150,08 euro (SRP2)
- PIEMONTE terza retta più alta 149,00 euro (SRP2)
- SARDEGNA retta più bassa 125,00 euro (SRP2)
- LAZIO seconda retta più bassa 129,00 euro (SRP2)
Non siamo riusciti a individuare con certezza quale siano le rette delle Comunità per adulti della Lombardia e Toscana
RETTE COMUNITÀ MINORI:
- LOMBARDIA ha la retta più alta 270,00 euro
- PIEMONTE seconda retta più alta 260,00
- PUGLIA VENETO hanno la retta sopra i 200,00 (PS: Veneto CER 157 (retta sanitaria + 30% retta Comune = 204)
- LAZIO ha la retta più bassa 147,71 Euro
Non siamo riusciti a individuare con certezza quale siano le rette delle Comunità terapeutiche per adolescenti della Emilia Romagna e Toscana.
La Valle d’Aosta ha rette che possono essere incrementate a seconda dell’organizzazione interna.
Conclusioni: per una residenzialità trasformativa
Il fattore residenzialità dovrebbe essere costituito da un “abitare terapeutico” in cui il fatto stesso di abitare un luogo, all’interno di una cornice “clinicamente pensata”, esplica una funzione riabilitativa, fondata sul concetto di quotidianità strutturante. Il “nucleo” della terapia dovrebbe fondarsi su una “clinica del quotidiano”, in cui ogni momento della giornata può diventare un’occasione di apprendimento dall’esperienza.
In questo senso la funzione curante della Comunità è esercitata da quell’esperienza del vivere in un luogo riscoprendo la dimensione degli atti, dei gesti, degli avvenimenti e delle emozioni della vita di tutti i giorni, attraverso negoziazioni, dinieghi, assenze, convivenze, contrarietà, condivisioni con gli altri ospiti e gli operatori, con il supporto di un contenitore, che a tutto questo conferisca, una valenza, un valore, una significatività . Ciò che appare come particolarmente pregnante non sono soltanto gli specifici setting specialistici ma la forte rilevanza clinico/trasformativa della vita di ogni giorno.
Occorre un personale multidisciplinare che privilegi tuttavia figure a valenza “psico” in grado di ricucire, rinarrare una storia, ritessere delle relazioni familiari cortocircuitate, “mettere in parola” e significare vissuti poco mentalizzabili, elaborare stati traumatici per favorire un riavvio di un’evoluzione che per molteplici fattori si è interrotta e dove il “vulnus” è l’elemento relazionale che possa modificare i Modelli Operativi interni favorendo l’introiezione di nuovi schemi, copioni più adattivi e funzionali. La figura dello psicologo inoltre, al di là degli interventi specifici legati ai colloqui, alle psicoterapie è un valore aggiunto se inserito come presenza all’interno della quotidianità dei turni di lavoro, per quella competenza di possedere uno sguardo clinico e una capacità di analisi per decodificare ciò che avviene nella quotidianità della residenzialità andando “oltre” i meri fatti concreti , “oltre” una lettura semplicistica che rischia di arenarsi sul dato e sul livello di superfice. La comunità è un grande serbatoio di eventi. Nella quotidianità vengono riversati, attualizzati comportamenti, vissuti che - in mancanza di un contenitore interno, di una “pelle” che li trattenga - vengono evacuati. Tutti elementi che vanno ripresi e che possono divenire oggetto di lavoro; che possono essere ripensati insieme ai pazienti mettendosi affianco a loro attraverso un lavoro clinico attento e professionale.
Certo fa pensare quanto emerso dalla disamina del CNOP che la stragrande maggioranza delle normative regionali riguardo le residenzialità a carattere comunitario preveda un monte ore complessivo di figure di assistenza di base ( infermieri , OSS/OTA figure, quest’ultime, certamente più idonee per l’area della disabilità fisica ) che supera addirittura il numero di ore sia degli educatori professionali e dei Terp, sia delle figure dell’area psicologica, riducendo queste realtà a meri luoghi allocativi , assistenziali , e costringendo alcune esperienze virtuose a fare un estenuante slalom (nota 11) tra le pieghe normative per trovare soluzioni nel tentativo di mantenere alto il livello cercando di salvaguardare e operare secondo una modalità trasformativa/evolutiva, in linea con i principi fondativi che hanno ispirato il modello delle comunità terapeutiche.
Ritengo sia compito e dovere culturale ed etico di tutti gli addetti ai lavori, psichiatri, psicologi/psicoterapeuti, educatori professionali, assistenti sociali, neuropsichiatri infantili, con i rispettivi ordini professionali, nonché le associazioni dei familiari, compiere un’opera di sensibilizzazione culturale a partire dalle scelte di programmazione di politica sanitaria.
Note
Nota 1 Consiglio Nazionale Ordine Psicologi.
Nota 2 Per visionare il lavoro completo: https://www.psy.it/wp-content/uploads/2023/11/ANALISI-DELLA-CONGRUITA-DEI-PARAMETRI-NELLE-COMUNITA-TERAPEUTICHE-ESTENSIVE-SRP2-IN-RELAZIONE-ALLA-LORO-FINALITA.pdf
Nota 3 Per fare qualche esempio: Lombardia adulti; Marche adulti e minori; Campania minori; Lazio minori; Sardegna minori.
Nota 4 Accordo conferenza stato regioni 2013 residenzialità psichiatrica adulti
Accordo conferenza stato regioni 2014 residenzialità per i disturbi neurops infanzia/adolescenza.
Nota 5 La sottolineatura ed il neretto sono dello scrivente
Nota 6 Per le comunità per adulti della Val d’Aosta, Emilia Romagna, Veneto, e Toscana non è stato possibile effettuare un grafico, in quanto per queste regioni le normative non forniscono dati precisi in termini di ore o numeri di professionisti il che potrebbe aprire la possibilità di lasciare alla singola realtà comunitaria un margine di discrezione su come impostare il modello.
Nota 7 In Lombardia la figura dello psicologo è menzionata nelle SRP1 ma non nelle SRP2
Nota 8 Nel Lazio nel personale è possibile prevedere 2 psichiatri o in alternativa 2 psicologi
FAQ: chi decide questa possibilità? Il direttore sanitario è lo psichiatra e quindi la decisione dipende dall’impostazione/concezione di questa figura professionale
Nota 9 Per le comunità per adolescenti della Val d’Aosta, Emilia Romagna, e Toscana non è stato possibile effettuare un grafico, in quanto per queste regioni le normative non forniscono dati precisi in termini di ore o numeri di professionisti il che potrebbe aprire la possibilità di lasciare alla singola realtà comunitaria un margine di discrezione su come impostare il modello. La comunità per adolescenti della Lombardia non è stata presa in considerazione perché la normativa, unendo il totale delle ore in più figure (266 ore per INFERMIERE + EDU prof. sanitaria + TERP; 177 ore per OSS+AS+EDU sociopedagogico), non si presta a estendere un grafico che suddivida OSS con infermieri; EDU con TERP; area psicologica
Nota 10 Nel Lazio (20 pl) nel personale è possibile prevedere 2 NPI o in alternativa 2 psicologi FAQ: chi decide questa possibilità? Il direttore sanitario è il NPI e quindi la decisione dipende dall’impostazione/concezione di questa figura professionale
Nota 11 È il caso emblematico di alcune storiche comunità psicoterapeutiche che per non abbassare il livello della qualità dell’intervento si sono trovate costrette per rimanere a norma, secondo quanto previsto dalla normativa regionale in merito ai requisiti dell’equipe, a far prendere il titolo da OSS ai loro psicologi, per non doverli licenziare. Scelta encomiabile per certi versi, ma al contempo rappresentativa e paradossale