Volume 29 - 8 Ottobre 2024

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“Non più posti letto, ma solo posti al sole”. Il Task Shifting ed altri antidoti all’utilizzo della residenzialità in posizione orizzontale

Autori

 


OBIETTIVI

I Sistemi per la Salute Mentale soffrono oggi di gravi carenze quali-quantitative a livello di risorse umane, sociali e territoriali. Contemporaneamente, il treatment gap ha assunto dimensioni allarmanti.

Tutto questo porta ob torto collo all’accentuazione - nelle prassi e nel “pensiero” dei servizi, a tratti dell’utenza, della società civile e delle istituzioni - di approcci più improntati al modello bio-medico che a quello psicosociale. Anche la residenzialità viene intaccata da tale visione. Dunque, è urgente non solo una revisione organizzativa in tal senso, ma anche un cambio di paradigma rispetto al monopolio delle competenze/potere/responsabilità mediche considerate ancora troppo “centrali” in Salute Mentale. In questa direzione, l’obiettivo della presentazione riguarda l’implementazione della mission riabilitativa della residenzialità tramite un’ipotesi di revisione del suo assetto a partire da un approccio fondato sul Task Shifting e sui cambiamenti organizzativi e culturali che esso implica.

METODO

La presentazione ipotizza alcune strategie organizzative e strumentali che si pongano come antidoti alla medicalizzazione in residenzialità. Tra le strategie promosse da WHO, il Task Shifiting si pone come paradigma necessario nei sistemi che mostrano l’inadeguatezza dei vecchi modelli fondati sulla centralità del medico a favore di nuovi modelli poggianti sulla condivisione di compiti e responsabilità tra diverse figure professionali con differenti qualifiche e figure non professionali all’interno dei sistemi sanitari e socio-sanitarie dunque anche in Salute Mentale. A partire da questo assunto, tra le strategie riorganizzative in residenzialità si propongono:

  1. una revisione degli standard del personale a partire dal ridimensionamento della figura del “medico” secondo un approccio improntato al Task Shifting;
  2. l’utilizzo di strumenti di monitoraggio dei percorsi riabilitativi e della loro impostazione secondo un assetto multidimensionale in costante condivisione con i servizi territoriali;
  3. l’introduzione di strumenti per la valutazione dei percorsi residenziali centrati sul punto di vista degli utenti.
RISULTATI/CONCLUSIONI

La riorganizzazione della residenzialità a partire dall’ approccio del Task Shifting potrebbe implementare la sua mission riabilitativa, incrementare la qualità dei percorsi ed ottimizzare l’uso delle risorse, nondimeno fungere da modello per il riassetto dei servizi per la Salute Mentale ancora troppo centrati sul modello biomedico. La residenzialità potrebbe così costituire un volàno per pratiche riabilitative fondate su inclusione sociale e Recovery all’interno della comunità e dei servizi.