Volume 28 - 15 Maggio 2024

ATTI CONVEGNO "Sistemi Complessi e Comunità del futuro: nuovi paradigmi per le Aziende Sociosanitarie. Ambiti disciplinari a confronto" tenutosi il 31 marzo 2023 e organizzato dal Centro di Riferimento Regionale sulle Criticità Relazionali (CRCR)

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Tavola rotonda Convegno
A cura del CRCR

Partecipano:

  • Dott. Piero Dattolo - Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Firenze, Italia.
  • Prof. Stefano Grossi - Docente di Etica alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale di Firenze, Direttore Istituto Superiore di Scienze religiose della Toscana, Firenze, Italia.
  • Dott.ssa M. Antonietta Gulino - Presidente Ordine degli Psicologi della Toscana, Italia.
  • Prof.ssa Patrizia Meringolo - Professoressa Ordinaria di Psicologia, Fondatrice Lab – Com, Università degli Studi di Firenze, Italia.
  • Dott.ssa Monica Piovi - Dirigente Settore Provveditorato, gare, contratti e manutenzione, Consiglio regionale della Toscana, Firenze, Italia.
  • Dott. Alberto Zanobini - Direttore Generale AOU Meyer, Firenze, Italia.

Moderatori:

  • Dott. Luca Amoroso - Medico Psichiatra, UOc Clinica delle Organizzazioni/CRCR, AOU Careggi, Firenze, Italia.
  • Dott. Alessandro Sergi - Direttore Staff Direzione Sanitaria Azienda USL Toscana Centro, Italia.


Introduzione alla Tavola Rotonda

La Tavola Rotonda dal titolo “La visione dei sistemi e delle organizzazioni future: ambiti Disciplinari a confronto” del Convegno “Sistemi Complessi e Comunità del Futuro: Nuovi Paradigmi per le Aziende Sociosanitarie. Ambiti Disciplinari a Confronto” che si è tenuto a Firenze il giorno 31 marzo 2023 ha concluso la giornata di lavori ed ha visto la partecipazione di relatori di diverse discipline di appartenenza provenienti dal mondo regionale, universitario, sanitario e ordinistico.


La visione dei sistemi e delle organizzazioni future: ambiti Disciplinari a confronto

Di seguito un resoconto dei molteplici stimoli dei contributi da parte dei relatori presenti alla Tavola Rotonda.

In riferimento alle domande poste ai partecipanti, si premette che la necessità di rappresentare sinteticamente ed unitariamente i temi emersi comporta il rischio di non poter approfondire in maniera esaustiva la ricchezza e la profondità del dibattito.

La Tavola Rotonda ha ripercorso il concetto di complessità, contestualizzandolo anche sulla base dell’esperienza pandemica e del periodo attuale post-pandemico. E’ ormai condivisa la consapevolezza di dover integrare i saperi e le prassi attraverso molteplici riforme, del Pensiero, Scolastica e Accademica, in un rafforzamento dei saperi che coinvolga tutti i diversi livelli, scientifico, operativo, formativo e progettuale, al fine di costruire Persone, Comunità e Sistemi competenti.


Temi emersi

Un aspetto relativo alla complessità che è emerso nel corso della discussione è rappresentato dalla necessità di fare costante riferimento alla fase storica che viviamo. Questo processo di contestualizzazione e storicizzazione sposta le sfide per il futuro su piani più vasti di quello sanitario, coinvolgendo anche altri livelli, quali quelli climatico e geopolitico. Un ulteriore aspetto di tali sfide è stato individuato nel tema, estremamente delicato, della ferita psichica “dei bambini e dei ragazzi”, accentuata ed accelerata dall’emergenza pandemica, ma già presente negli anni precedenti. In questo senso non è pensabile lavorare solo sul versante dell’acuzie ma è indispensabile una promozione generale del Benessere dei ragazzi, anche mediante accordi strategici con l’istituzione scolastica locale e regionale che sono già in essere.

Un’altra grande sfida è rappresentata dal benessere degli operatori. Gli ultimi anni caratterizzati da grandi fenomeni critici hanno forse, unitamente al lavoro svolto in questi anni da Centro di Riferimento Regionale sulle Criticità Relazionali, portato il sistema ad una maggiore consapevolezza del fatto che sia necessario e irrimandabile prendersi cura di chi cura, anche attraverso il rafforzamento di strutture specifiche dedicate al Benessere dei professionisti. I cambiamenti necessari devono essere sì letti con riferimento alla sostenibilità finanziaria, ma anche valutati in funzione del concetto di sostenibilità umana.

Nella Tavola Rotonda è stata dedicata particolare attenzione alla figura del Medico, evidenziando l’assoluta necessità di un definitivo superamento degli aspetti nozionistici e riduzionistici della formazione professionale, così come di un’analisi soltanto economica e organizzativa della complessità. L’elemento centrale è realizzare il processo di inclusione di tutte le variabili che riguardano la persona malata, il suo contesto di vita, i suoi curanti e le caratteristiche dei luoghi di cura nel percorso dedicato alla cura stessa, valutando le complesse interazioni fra i diversi fattori che determinano la “salute” dell’individuo. Anche rispetto alla complessità della clinica, si rende indispensabile complessificarne il pensiero in modo da non delegarlo totalmente a figure esterne alla clinica stessa.

Nel corso del dibattito è emerso il fatto che il concetto stesso di Complessità non è da considerarsi opposto a “semplicità”, ma al contrario a “banalità” e “linearità”. Il paradigma della Complessità è utile per ripensare cosa intendiamo per “semplicità”: un problema può essere considerato semplice quando è alla portata comprensiva, ma anche attuativa della maggior parte delle persone. Affrontare “con semplicità” un problema complesso contemporaneamente da più direzioni e da diversi punti di vista può essere risolutivo, purché i vari approcci siano convergenti verso lo stesso obiettivo.

Facendo riferimento a Morin, è stata ulteriormente sottolineata la necessità che anche i nostri Saperi nel rispetto della Complessità con cui ci confrontiamo, promuovano la riunione degli aspetti biologici, culturali, psicologici, individuali, sociali e ambientali.

Un concetto quale “l’integrazione interprofessionale” passa attraverso una cultura che promuova collaborazione e comunicazione e tramite la percezione di ciascuno della condizione di “autonomia dipendente” che caratterizza la condizione dell’Uomo nella sua Comunità.

Il tema della Complessità ha delle implicazioni anche nell’ambito della ricerca che deve adeguarsi a tale Complessità, caratteristica dell’oggetto di studio e di analisi. In particolare, devono essere sempre considerati ed adeguatamente monitorati gli intrecci tra i bisogni di una comunità, la loro evoluzione nel tempo e l’organizzazione delle strutture dedicate a offrire servizi e risposte. E’ inoltre necessaria una costante valutazione nel tempo dei percorsi di cambiamento e del loro impatto sulla Comunità stessa.

Inoltre, le esperienze nei diversi contesti sono talvolta frammentate, necessitano della costruzione di un approccio di rete in grado di unire e collegare gli sforzi e le iniziative esistenti.

Una chiave di lettura in grado di cogliere la Complessità dei Sistemi fa riferimento al Ciclo di vita dell’Individuo, dei Gruppi e di tutta l’Organizzazione. In questo paradigma, un anello che assume particolare importanza è rappresentato da colui che opera nei sistemi di cura, le sue esigenze di informazione e formazione, la sua necessità di accoglienza e la promozione di un sentimento di appartenenza al Gruppo. Alla luce del Ciclo di vita dell’Individuo, del Gruppo e dell’Organizzazione acquisiscono molta importanza le dinamiche transgenerazionali, per uno scambio di conoscenze ed esperienze che comportino prospettive di crescita da una parte e valorizzazione dell’impegno e dell’esperienza dall’altra.

Se consideriamo alcuni eventi particolarmente critici verificatesi in tempi recenti, prima fra tutti la pandemia, possiamo notare che anche tali criticità hanno favorito “piccole rivoluzioni” legate all’iniziativa di persone e gruppi motivati e determinati, che non devono andare perdute: velocizzare i processi di assunzione, accelerare le fasi di appalto utilizzando gli strumenti di deroga, sono esempi di come si è potuto affrontare le emergenze con una visione più elastica e funzionale.

Considerando che i Servizi Sanitari Regionali sono organizzazioni di assoluta complessità, acquistano valore i tentativi di cambiamento ed adeguamento di tali sistemi rispetto alle sfide attuali: concetti quali la digitalizzazione, l’interoperabilità degli strumenti non possono essere realizzati se persistono ostacoli e lentezze burocratiche. Contemporaneamente emerge la necessità di nuove figure professionali e lo sviluppo di processi e funzioni trasversali interne ai vari enti ma anche tra Strutture ed Enti diversi. Ciò rappresenta il superamento di una visione verticistica dell’Organizzazione ed il passaggio ad un sistema dove il risultato non può prescindere dal confronto e dalla condivisione di Saperi ed operatività. Il superamento delle differenze tra un Noi e un Voi contribuisce alla costruzione di un sentimento di appartenenza diffuso e di un nuovo processo identitario che permettano di affrontare innovazione e Complessità.

È stato sottolineato quanto la crescita professionale e di ruolo debba corrispondere alla percezione della propria funzione di servizio rispetto al paziente ed a tutto il sistema organizzativo e quanto questo possa costituire motivo di responsabilità e di orgoglio.

La costruzione di percorsi di rilevante significato per l’organizzazione deve tenere sempre conto dei bisogni e delle necessità di chi opera nella clinica. Infatti solo un sistema dove si realizzi questa integrazione può comprendere l’importanza della funzione di accoglienza e contenimento del disagio di una Comunità svolta dai Professionisti e dai gruppi di lavoro e conseguentemente prendersi realmente cura di chi cura.


Conclusione (a cura di Laura Belloni)

Collegare lo scollegato.

Senza una visione, senza un’infuturazione si rischia di perdere il senso di dove si è e quindi di entrare nel mondo della follia. La visione si costruisce cercando di mettere insieme più cose possibili, più relazioni possibili che vanno co-costruite costantemente perché le reti sono queste.

Si costruiscono degli orizzonti che via via si allargano e andranno a confluire e a modificare quella visione che non è la verità, è la costruzione incessante della nostra umanità partendo da noi stessi, è un costruendo, non c’è niente di definitivo.

Costruire comunità competenti e competenze e conoscenza implica la co-costruzione politica, tecnica, della visione, di chi vogliamo essere, con chi vogliamo compiere questo viaggio.

Quando entriamo in un gruppo, in un’organizzazione, non possiamo esimerci dall’individuare quali siano i bisogni espressi e inespressi di quel gruppo. Quindi: riforma del pensiero, riforma del metodo, riforma dell’istruzione e essere etici, etica e complessità sono la stessa cosa. Etica, complessità, responsabilità. La responsabilità è libertà, se vogliamo essere etici, liberi e sentirci responsabili dobbiamo viaggiare nell’incertezza.

Noi siamo qui cercando di seminare delle cose, ringrazio il nostro gruppo di cui fa parte la Prof.ssa Primi che ci supporta nelle nostre fantasie statistiche.

Tra la Scimmia e l’Uomo, che ancora non siamo, l’anello mancante è l’Università.

Anche la Psicologia oggi viaggia nell’isolazionismo; bisogna vedere l’insieme, contestualizzare e inserire la funzione psicologica all’interno delle organizzazioni. Noi l’abbiamo fatto nello staff delle Direzioni e a tal proposito ringrazio i dirigenti del nostro staff che hanno cercato di creare Cultura, disseminare, produrre idee. Cambiare vuol dire anche cambiare l’organizzazione, le organizzazioni se sono statiche muoiono.