Cambiamento e complessità nel campo istituzionale
Autrice
Riassunto
Il tema del cambiamento e della complessità nel campo istituzionale può affascinare gli studiosi delle teorie che afferiscono alle scienze sociali, ma oltre all'aspetto teorico, il tema in questione ha un risvolto pragmatico importante circa il mutamento che i nostri sistemi sanitari, socio sanitari e sociali hanno in questo particolare momento storico.
Ci sono teorie del cambiamento che ipotizzano che:
- il cambiamento è insito nel ciclo di vita dell’organizzazione e connaturato ai meccanismi evolutivi per selezione naturale
- il cambiamento è alterazione o modifica di una procedura, di una politica o di una capacità, per sostituirla con un'efficace alternativa
- il cambiamento emerge quando credenze e valori fortemente mantenuti dai soggetti iniziano a modificarsi
- il cambiamento è passaggio da uno stato presente, collocato ad un dato tempo, ad uno stato futuro, collocato in un tempo futuro, che si realizza a seguito della rilevazione di una discrepanza, o di un malfunzionamento, di una situazione critica che si intende affrontare per ristabilire una prestazione soddisfacente
- il cambiamento è un mutamento dei ruoli e delle relazioni proprie dei ruoli e, quindi, anche delle mansioni e dei rapporti personali di coloro che li esplicano
- il cambiamento è uno stato di transizione tra uno stato attuale (indesiderato) ed uno futuro, verso il quale l'organizzazione è diretta
- il cambiamento è un processo volontario e collaborativo volto a risolvere un problema o, in generale, utile a programmare per ottenere un migliore funzionamento dell'organizzazione.
Pensiero diverso invece può essere fatto sul tema complessità.
La condizione umana dovrebbe, così, essere oggetto essenziale di ogni insegnamento e a partire dalle discipline attuali, si dovrebbe riconoscere l'unità e la complessità dell'essere umano riunendo e organizzando le conoscenze afferenti alle scienze della natura, alle scienze umane, alla letteratura e alla filosofia, per mostrare il legame indissolubile tra l'unità e la diversità di tutto ciò che è umano.
La supremazia di una conoscenza frammentata nelle diverse discipline rende spesso incapaci di effettuare il legame tra le parti e le totalità, e deve far posto a un modo di conoscere capace di cogliere gli oggetti nei loro contesti, nei loro complessi, nei loro insiemi.
La nostra riflessione però ci chiede di riflettere tra cambiamento e complessità nel campo istituzionale, quindi il nostro confine sono le Istituzioni ed in particolare quelle del sistema del welfare attualmente vigente e quindi nelle articolazioni delle aziende sanitarie o meglio da definire socio sanitarie.
Abstract
The theme of change and complexity in the institutional field may fascinate scholars of the theories relating to the social sciences, but in addition to the theoretical aspect, the subject in question has an important pragmatic aspect about the change that our health systems, social and social health have in this particular historical moment.
There are theories of change that assume that:
- change is inherent in the life cycle of the organization and inherent in the evolutionary mechanisms for natural selection
- change is alteration or modification of a procedure, policy or capacity to replace it with an effective alternative
- change emerges when beliefs and values strongly held by subjects begin to change
- the change is a change from a present state, placed at a given time, to a future state, placed at a future time, which occurs as a result of the detection of a discrepancy, or a malfunction, a critical situation to be addressed in order to restore a satisfactory performance
- change is a change in the roles and relationships proper to the roles and, therefore, also the duties and personal relationships of those who carry them out
- change is a state of transition between a present (unwanted) state and a future one, towards which the organization is directed
- change is a voluntary and collaborative process aimed at solving a problem or, in general, to plan for a better functioning of the organization.
We can add many theories and definitions, but the professional should understand change as the ability to reinvent themselves starting from their own life story to evolve towards other stories while keeping open channels of communication.
Different thinking instead can be done on the issue of complexity.
The human condition should thus be an essential object of all teaching and, starting from the present disciplines, the unity and complexity of the human being should be recognized by bringing together and organizing the knowledge of the natural sciences, to the humanities, literature and philosophy, to show the indissoluble link between the unity and diversity of all that is human.
The supremacy of a knowledge fragmented in the different disciplines often makes it incapable of making the link between the parts and the totality, and must make room for a way of knowing able to grasp the objects in their contexts, in their complexes, in their sets.
Our reflection, however, asks us to reflect between change and complexity in the institutional field, therefore our border are the Institutions and in particular those of the welfere system currently in force and therefore in the articulations of the sanitary companies or better to define socio sanitary.
Il tema del cambiamento e della complessità nel campo istituzionale può affascinare gli studiosi delle teorie che afferiscono alle scienze sociali ma oltre all’aspetto teorico il tema in questione ha un risvolto pragmatico importante circa il mutamento che i nostri sistemi sanitari, socio sanitari e sociali hanno in questo particolare momento storico.
Più in generale il sistema di welfare in Italia sta affrontando un epocale cambiamento che si orienta tra un ritorno al vecchio sistema elargitivo, prestazionale e settoriale , tipico delle scienze biologiche ed un più evoluto pensiero, tra alcuni esperti, professionisti e studiosi, orientato alla recovery, all’approccio motivazionale ed interdisciplinare dove la salute, intesa in senso olistico ha necessità , di un approccio assolutamente multidisciplinare e di equipe.
Insomma ci stiamo orientando verso un bivio dove le strade prendono percorsi totalmente diversi:
- un sentiero che percorre una strada dove i viandanti sono esseri umani malati, poveri, incapaci di autodeterminarsi e che devono essere salvati, guariti, curati e possibilmente integrati tra di loro durante il cammino che ha una meta prestabilita;
- l’altro un sentiero dove i viandanti definiscono il loro tragitto, scelgono la loro velocità ma soprattutto individuano i loro obiettivi di benessere nel raggiungimento della meta che individuano.
Il bivio rappresenta quindi una metafora in cui il nostro sistema di welfere si trova e cioè la persona in difficoltà deve essere assolutamente salvata oppure le difficoltà delle persone esistono e vanno semplicemente accolte poiché la vita è un sentiero che va semplicemente percorso?
Quindi cambiamento e complessità sono facce della stessa medaglia che possono avere presupposti e teorie differenti.
Ci sono teorie del cambiamento che ipotizzano che:
- “il cambiamento è insito nel ciclo di vita dell’organizzazione e connaturato ai meccanismi evolutivi per selezione naturale” teoria biologica
- “cambiamento è alterazione o modifica di una procedura, di una politica o di una capacità, per sostituirla con un’efficace alternativa” teoria razionale
- “il cambiamento emerge quando credenze e valori fortemente mantenuti dai soggetti iniziano a modificarsi” teoria della cultura organizzativa
- “il cambiamento è passaggio da uno stato presente, collocato ad un dato tempo, ad uno stato futuro, collocato in un tempo futuro, che si realizza a seguito della rilevazione di una discrepanza, o di un malfunzionamento, di una situazione critica che si intende affrontare per ristabilire una prestazione soddisfacente”
- “il cambiamento è un mutamento dei ruoli e delle relazioni proprie dei ruoli e, quindi, anche delle mansioni e dei rapporti personali di coloro che li esplicano”
- “il cambiamento è uno stato di transizione tra uno stato attuale (indesiderato) ed uno futuro, verso il quale l’organizzazione è diretta”
- “il cambiamento è un processo volontario e collaborativo volto a risolvere un problema o, in generale, utile a programmare per ottenere un migliore funzionamento dell’organizzazione”
Potremo aggiungerne tante teorie e definizioni, ma quella in cui oriento le mie azioni di professionista è intendere il cambiamento come:
- “la capacità di reinventarsi partendo dalla propria storia di vita per evolversi verso altre storie mantenendo aperti canali di comunicazione”
Pensiero diverso invece può essere fatto sul tema complessità.
“Complesso” scende dal verbo latino complector, che vuol dire cingere, tenere avvinto strettamente, e, in senso metaforico, abbracciare, comprendere, unire tutto in sé, riunire sotto un solo pensiero e una sola denominazione.
Altri significati che appaiono nei classici latini sono quelli di legame, nesso, concatenazione.
Un grande studioso di sistemi complessi e che ha sviluppato una vera e propria teoria circa la “Complessità”, è Edgar Morin che nel suo libro “I sette saperi necessari all’educazione” teorizza che si debba insegnare la condizione umana in cui l’essere umano è nel contempo fisico, biologico, psichico, culturale, sociale, storico.
Infatti secondo E. Morin questa unità complessa della natura umana è completamente disintegrata nell’insegnamento, attraverso le discipline.
La condizione umana dovrebbe, così, essere oggetto essenziale di ogni insegnamento e a partire dalle discipline attuali, si dovrebbe riconoscere l’unità e la complessità dell’essere umano riunendo e organizzando le conoscenze disperse nelle scienze della natura, nelle scienze umane, nella letteratura e nella filosofia, per mostrare il legame indissolubile tra l’unità e la diversità di tutto ciò che è umano.
Infatti solo una conoscenza pertinente è capace di cogliere i problemi globali e fondamentali per inscrivere in essi le conoscenze parziali e locali. Questo è un problema capitale e sempre misconosciuto. La supremazia di una conoscenza frammentata nelle diverse discipline rende spesso incapaci di effettuare il legame tra le parti e le totalità, e deve far posto a un modo di conoscere capace di cogliere gli oggetti nei loro contesti, nei loro complessi, nei loro insiemi. È necessario quindi sviluppare l’attitudine naturale della mente umana a situare tutte le informazioni in un contesto e in un insieme. È necessario insegnare i metodi che permettano di cogliere le mutue relazioni e le influenze reciproche tra le parti e il tutto in un mondo complesso.
La nostra riflessione però ci chiede di riflettere tra cambiamento e complessità nel campo istituzionale quindi il nostro confine sono le Istituzioni ed in particolare quelle del sistema del welfare attualmente vigente e quindi nelle articolazioni delle aziende sanitarie o meglio definirle socio sanitarie, come prevede il D.Lgs 229/99 per tutte quelle problematiche che per la loro natura richiedono attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione.
La storia della Tutela della Salute che parte dalla L.833/78 fino ad arrivare ai nostri giorni con il recente DM77/23 e con le articolate norme del sistema sociale che con il Piano nazionale delle Politiche sociali 2021-2023 prevede essere:
- un sistema di servizi sociali che svolge un ruolo chiave nella promozione della coesione sociale e nella costruzione di sicurezza sociale;
- che promuova la coesione sociale in quanto mantiene, sostiene, sviluppa quella rete di relazioni, attività, iniziative collettive che sono alla base della piena partecipazione e contribuzione alla società di ciascuno di noi. Ciò anche in ragione della duplice capacità delle politiche sociali di favorire esperienze e pratiche di cittadinanza attiva, nonché di agire direttamente sui fattori di crescita culturale e civile delle persone e delle comunità;
- che costruisca sicurezza sociale in quanto organizza una rete strutturata che offre la certezza a tutte le persone e le famiglie di potere contare su un sistema di protezione che si attiverà per rispondere ai bisogni sociali, per prevenire e contrastare gli elementi di esclusione e promuovere il benessere non solo attraverso interventi di riduzione del disagio e della povertà ma anche attraverso il coinvolgimento, attivo e diretto, dei destinatari del sistema di assistenza nei loro percorsi di inclusione sociale ed economica;
- che sia un sistema di servizi sociali rivolto a tutti. Il suo carattere universalistico si esplica a più livelli. Innanzitutto, la costruzione e promozione della coesione sociale prescinde dalla situazione di bisogno contingente e dalle caratteristiche individuali. Inoltre, le domande, i bisogni cui il sistema dei servizi sociali offre risposte toccano virtualmente tutte le fasi e gli accadimenti della nostra vita, dalla prima infanzia agli anni dell’istruzione e della graduale attivazione nel contesto sociale, dagli anni di lavoro fino alle difficoltà di malattia e non autosufficienza che spesso caratterizzano l’età anziana;
- che è chiamato a garantire e promuovere la partecipazione e la piena inclusione sociale, ad offrire sostegno, servizi e risposte ad eventi che possono andare dalla difficoltà nello svolgimento del ruolo genitoriale, alla presenza di disabilità o vulnerabilità, magari legate a orientamenti sessuali, condizioni o accadimenti di vita, che rischierebbero di tramutarsi in elementi di esclusione sociale, fino alla perdita di autonomia, associata alla perdita del lavoro, dell’abitazione, o al deteriorarsi delle condizioni fisiche, magari collegate all’età;
- che garantisca la sicurezza sociale, con la definizione di garanzie minime e di percorsi volti al superamento delle difficoltà, offre a tutti la possibilità di contare su un pavimento, allo stesso modo in cui il sistema sanitario e il sistema pensionistico, le altre due gambe, ben più sviluppate, del welfare, non costruiscono sicurezza solo per i malati e gli anziani, ma per l’intera società.
La storia della tutela della salute è stata nel nostro paese, ed oggi ancor più del passato rischia di essere, una storia di tutela della sanità pubblica dove per sanità di intende un solo la cura della parte malata delle persone.
Il cambiamento istituzionale che auspichiamo e l’unico che può garantire sia sotto il profilo teorico, come abbiamo sopra sottolineato, che sotto il profilo economico un reale mantenimento è il sistema di welfare pubblico e solidale dove la sussistenza del sistema è data dalla fiscalità generale e la regia delle organizzazioni sanitarie, socio sanitarie e sociali è data dalle istituzioni locali che riacquisisco il loro ruolo decisorio e di programmazione come previsto dall’art 32 della Costituzione dove si recita: “ Il diritto alla salute rappresenta per il costituente un fondamentale diritto dell'individuo, oltre ad un interesse primario per la collettività”.
Ed il costituente parla di salute non di sanità.
Ecco perché la Regione Toscana antesignana di modelli organizzativi e di norme sociali e sanitarie integrate in un Consiglio Regionale dell’anno 2022 ha emanato una risoluzione la n.184 del 2022 dove spinge il sistema regionale ad implementare e sviluppare il modello organizzativo e gestionale della Società della Salute quale unico modello organizzativo per la gestione delle politiche sociali e sanitarie del territorio per la gestione della salute delle persone afferenti quel territorio.
Il modello Società della Salute è certamente un modello complesso poiché parte dal presupposto che le politiche per la salute sono politiche integrate (sanità, sociale, ambiente, educazione, viabilità, infrastrutture, etc).
Inoltre in questo momento storico con il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza dove:
- alla Missione 5 Inclusione e Coesione si definisce la crisi pandemica come momento storico in cui sono stati esacerbati i divari di reddito, di genere e territoriali che caratterizzano l’Italia, dimostrando che una ripresa solida e sostenuta è possibile soltanto a condizione che i benefici della crescita siano condivisi.
Infatti in questo quadro, la quinta missione è volta a evitare che dalla crisi in corso emergano nuove diseguaglianze e ad affrontare i profondi divari già in essere prima della pandemia, per proteggere il tessuto sociale del Paese e mantenerlo coeso; - alla Missione 6 Salute si definisce il settore come critico, che ha affrontato sfide di portata storica negli ultimi anni. Infatti l’impatto della crisi del Covid-19 sui sistemi sanitari ha dimostrato l’importanza di una garanzia piena, equa e uniforme del diritto alla salute su tutto il territorio nazionale; la pandemia, poi, ha posto il benessere della persona nuovamente al centro dell’agenda politica.
Le riforme e gli investimenti proposti con il Piano in quest’area hanno due obiettivi principali:
- potenziare la capacità di prevenzione e cura del sistema sanitario nazionale a beneficio di tutti i cittadini, garantendo un accesso equo e capillare alle cure e promuovere l’utilizzo di tecnologie innovative nella medicina;
- miglioramento delle prestazioni erogate sul territorio attraverso il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), il rafforzamento dell’assistenza domiciliare (per raggiungere il 10 per cento della popolazione con più di 65 anni, in particolare coloro che hanno patologie croniche o non sono autosufficienti), lo sviluppo della telemedicina e l’assistenza remota (con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali), e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari.
La sfida posta dalla Missione 5 “Inclusione e coesione” e 6 “Salute” del PNRR, pone infatti l’accento sulla condizione di necessità di individuare percorsi integrati che non possono più essere opzionabili, poiché il bisogno complesso si configura per definizione come bisogno socio-sanitario.
È ancora più attuale la sfida posta quindi in essere dal PNRR che pone l’accento sulla condizione di necessità di individuare percorsi integrati che non possono più essere opzionabili, poiché il bisogno complesso si configura per definizione come bisogno socio-sanitario e quindi ha necessità di risposte complesse ed integrate.
Il modello quindi della Società della Salute quale luogo dove ricomporre la frammentarietà e l’unicità dei servizi sanitari , socio-sanitari e sociali assume oggi una rinnovata spinta a prendersi in carico ambiti di territorio, di comunità, di popolazione dove, le articolazioni organizzative proprie del sistema sanitario ASL denominate zone – distretto e le articolazioni organizzative degli Enti Locali, denominate ATS (Ambiti Territoriali Sociali), trovano una loro unica ricomposizione per una programmazione, progettazione ed erogazione dei servizi unitaria, articolata ed organizzata seguendo logiche di prossimità, di integrazione ed inclusione, di sussidiarietà orizzontale e di coinvolgimento attivo della cittadinanza.
La complessità e i mutevoli cambiamenti dei bisogni dei cittadini, ci obbligano oggi a riflettere e a ripensare il modello organizzativo del sistema in una modalità altamente integrata, attraverso un lavoro di equipe multidisciplinare e multi-professionale che va a rafforzare il lavoro di rete all’interno della Comunità locale e il lavoro di sinergia all’interno di sistemi complessi, che afferiscono all’Aggregazione Funzionale Territoriale all’interno della Zona Distretto.
Questo modello dovrà essere maggiormente incentivato e come prevede la Regione Toscana maggiormente sviluppato in una rinnovata logica sistemica unica possibilità alla sfida della complessità che la nostra era e la nostra società ci pone.
Conclusioni
Il modello organizzativo della Società della Salute, ad oggi risulta essere quello più rispondente ai bisogni del cittadino e della comunità locale, poiché alla luce anche del riassetto organizzativo della sanità territoriale previsto dal DM 77/2022, la Casa di Comunità, che si incardina all’interno del suddetto modello, è il luogo fisico più vicino alla persona ed è quello di più facile individuazione, al quale i cittadini possono accedere per i bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria.
Pertanto tale modello organizzativo si configura come quello di maggiore prossimità per la popolazione.
Riferimenti
- art. 32 Costituzione Italiana
- L. n. 183/1978
- D. Lgs 502/1992
- D. Lgs 299/99
- DM 77/2022
- DGRT 1508/2022