Volume 21 - 18 Dicembre 2020

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PERCORSI METAESTETICI. Dalla composizione alla narrazione, 10 Anni di sperimentazioni 2009-2019

Autore

(Ricevuto e accettato il 22 settembre 2020)



Riassunto

La ricerca “Spazio, Luce, Materia”, proposta da Carlo Santoro all'interno del laboratorio di sperimentazione artistica, Metaestetica Lab., fondato in Cina a Pechino nel 2012 e poi trasferito in Cambogia a Phnom Penh nel 2019, è volta ad approfondire i presupposti teorici della “corrente eventualista” sulla ricerca della percezione spaziale (Greco 2003, Greco, Santoro 2004, 2005). Abbraccia l’istanza costruttivista elaborata dalle idee di Kelly (Kelly 1955), gli sviluppi in campo di psicologia dell'arte concepiti da S. Lombardo (Lombardo S. 1987, 2002); guarda con interesse agli spunti forniti dalla teoria della comunicazione sociale (Luhmann 1986), ad alcune proposte della sociocibernetica (Von Foester, Pask 1961) e del costruttivismo radicale (Von Glaserfeld 1995).


Abstract

"Space, Light, Matter" is a research proposed by Carlo Santoro within the artistic laboratory, Metaestetica Lab., founded in China, Beijing, in 2012 and then moved to Cambodia, Phnom Penh, in 2019. The aim is to deepen the theoretical assumptions of the "eventualist current" on the studies of spatial perception (Greco 2003, Greco, Santoro 2004, 2005), embracing the constructivist instances elaborated by Kelly (Kelly 1955), the developments in the field of psychology of art envisioned by S. Lombardo (Lombardo S. 1987, 2002). The research considers with interest the ideas provided by the theory of social communication (Luhmann 1986), some proposals of sociocybernetics (Von Foester, Pask 1961) and radical constructivism (Von Glaserfeld 1995).


Introduzione

Le iniziali considerazioni della ricerca, intrapresa da Carlo Santoro, sorgono dalla collaborazione avviata con Claudio Greco in campo architettonico (Greco 2003, Greco Santoro 2004, 2005) e vengono successivamente estese ad un ambito estetico più ampio (Nota 1: Manifesto Metaestetica).

Interpretando l'architettura come un sistema di relazioni spazio-formali, stabilite dall'uomo e volte alla produzione di un habitat, si è compreso come la composizione architettonica risulti essere una procedura volta ad esplicitare queste relazioni attraverso processi razionali, emotivamente caratterizzati ovvero empirici. Risulta essere la ricerca di un codice espressivo formalizzato a livello socio-culturale, o soltanto personale, coerentemente strutturato, tale da assicurare la trasmissione di significato attraverso un mezzo simbolico.

Ne consegue la necessità di acquisire o concordare le regole sintattiche dei mezzi espressivi che ne governano la logica generatrice (ad esempio, regole di costruzione geometrica o meccanismi di percezione visiva di campi colorati), aderendo a specifici obiettivi ed esplicitando strategie che sottendono un sistema culturale di riferimento o nel migliore dei casi ne anticipano modifiche.

L'atto compositivo, e talvolta il solo gesto compositivo, viene a configurarsi nella sua accezione più estesa come rappresentativo o anticipatore di un intero modello culturale.

La ricerca compositiva è pertanto una ricerca espressiva di costrutti e temi che la sottendono, una codifica delle relazioni tra gli elementi spazio-formali e i soggetti percepenti in base alla cultura di riferimento (emersione del significato), che è possibile controllare con delle regole sintattiche, come, ad esempio, quelle fornite dalla geometria o dalla matematica.

Cosa succede, peró, quando i codici interpretativi non sono condivisi?

Al quesito Carlo Santoro intende rispondere con la ricerca “Spazio, Luce, Materia” e le opere proposte all'interno del laboratorio di sperimentazione artistica, Metaestetica Lab., fondato in Cina a Pechino nel 2012 , nella celebre Art Zone 798 e poi trasferito a Phnom Penh nel 2019, presso il “Factory Art Space”, il più grande centro d'arte contemporanea della Cambogia.


Metodo

Da un punto di vista metodologico, le opere, considerate alla stregua di stimoli percettivi, che vanno dalla generazione di semplici geometrie a mezzo di procedure automatiche, fino alla produzione di composizioni più complesse, sono sottoposte a campioni di individui, non preventivamente selezionati, invitati a partecipare a una serie d’incontri all'interno di un laboratorio artistico allestito per l'occasione.

Gli incontri hanno l'intento di favorire un’esperienza estetica d'interazione volta ad individuare la produzione di valutazioni percettive imprevedibili.

Come si è potuto riscontrare, ne emerge un giudizio interpretativo delle opere alquanto disperso, un “evento”, secondo l’accezione introdotta dal movimento eventualista fondato da Sergio Lombardo (S. Lombardo, 1987), dovuto ad una costruzione cognitiva fallimentare delle composizioni presa in esame e caratteristico di uno stato di crisi dei costrutti percettivi socialmente condivisi (Santoro C., 2011). È questo il punto di partenza per l'emergere di strutture auto-organizzate (Varela F. G., Maturana H. R., Uribe R., 1974), che rimettono in discussione i canoni, o meglio, i codici consolidati e avviano un dialogo per la configurazione di nuove ipotesi d’intervento sulle opere (Eco U., 1968).

L'obiettivo del laboratorio artistico è quello di porre le basi affinché un individuo o un gruppo di individui, attraverso un processo personale di ristrutturazione del Sé e rielaborazione collettiva, riesca ad evolvere ad un livello sempre più raffinato di consapevolezza, fino ad introdurre, nelle sperimentazioni più recenti, una fase di riesame dei risultati ottenuti, attraverso la costruzione di un nuovo giudizio interpretativo.

Procedere oltre l'ambito delle ricerche sociologiche ed epistemologiche, consolidate ormai da oltre mezzo secolo, presuppone smettere continuamente di dettare e successivamente falsificare i canoni estetici proposti attraverso opere stilistiche di vario genere. Anziché focalizzarsi sull'apprezzamento dell’esperienza, è necessario spostare l'attenzione sull'esperienza dell’apprezzamento formulando strategie metapercettive.

Di fatto l'approccio metaestetico alla composizione, proposto nel laboratorio, si configura come un sistema teso alla riorganizzazione dei costrutti socialmente codificati e non necessariamente al loro smantellamento. Non si assume tout court una posizione dialettica, ma si opta per la sintesi del pensiero, che apre ad opportunità offerte dall’accettazione anche di elementi contraddittori. In campi come quello architettonico, ad esempio, il significante è allora contemporaneamente funzionale (utilitas) e contemplativo; strutturale, in quanto espressione di stabilità (firmitas) e versatilità; monumentale, in quanto aulico (venustas) ed effimero.

Sorgono così nuove categorie che espandono lo spettro del significante, estendendolo oltre la dimensione culturale di riferimento. Ibridazioni, che contemplano le possibilità di errori programmati o paradossali, assunti come proprietà emergenti o strutture organizzative. La capacità percettiva si configura non soltanto come necessaria al momento dell’analisi, ma risulta fondamentale nel processo compositivo. Contemporaneamente infatti, essa informa ed è informata, sottendendo e producendo il momento creativo, in conformità ad una struttura prefigurata (consciamente e talvolta non ) o ad un nuovo ordine. Sicuramente un atto che risulta funzionale al controllo della complessità degli elementi compositivi, che si intende considerare attraverso la sistematica evidenziazione di elementi ritenuti incongrui.

Il pericolo del ricorso a giustificazioni autoreferenziali, che annullerebbe la validità dell’intero processo, può essere superata solo attraverso l'introduzione di una codifica il più possibile impersonale, non tanto volta alla coercizione logica, ma alla possibilità di massimizzare il dialogo.


Risultati

In sintesi, i risultati ottenuti con gli eventi proposti nel laboratorio, potrebbero essere riassunti come segue.

Le iniziali ricerche, svolte con Greco dal 2001 al 2004, hanno portato alla ideazione di procedure che permettono di configurare, in modo automatico, composizioni geometrie multivalenti, alle quali si ipotizza corrispondere una destabilizzazione della coerenza percettiva costruita dai soggetti, favorendo una condizione d’indeterminatezza interpretativa.

All'interno del laboratorio Metestaetica di Pechino nel 2012, facendo presa su un sistema culturale come quello cinese, avviato ad un ripensamento del personale giudizio interpretativo dell’arte, si esaminano le ipotesi formulate sulla risposta percettiva relativa alle composizioni stampate su carta e montate su pannelli in alluminio predisposte in una stanza.

FIG.1: The Extended Dimensions of the Space, Metaestetica Lab. Beijing 2012 - Opere
figura 1

Un esame che non si arresta solo a livello della relazione tra soggetto e stimolo, ma che, favorendo un confronto tra gli stessi soggetti, promuove un’elaborazione, o meglio, un dialogo, che oltrepassa la dimensione individuale e coinvolge quella collettiva.

Come esposto da Carlo Santoro al Museo Sannitico di Campobasso, nel 2014, durante la collettiva d'arte contemporanea dal titolo “Conscienza Anestetica, Ipotesi sottrattiva per un'arte relazionale”, la sperimentazione di Pechino (Santoro C., Generazione Volumetrica Stocastica: Stella, Laboratorio Metaestetica, 2012) mostra come, sebbene il sistema interpretativo tenda a polarizzarsi (Stoner J. A. F., 1961) in generale, i giudizi assunti restano divergenti, denotando posizioni che, solo per indicarne alcune, vanno da semplici preconcezioni allucinatorie (Bion W. R., 1970), a coinvolgimenti della sfera libido-narcisistica (Freud S., 1914), fino ad esplicitare tendenze riparative anti-depressive (Klein M., 1940).

FIG.2: The Extended Dimensions of the Space, Metaestetica Lab. Beijing 2012 – Commenti Visitatori
figura 2

Ad ogni modo, la possibilità di operare una riformulazione continua delle strategie compositive adottate alla base delle opere, non rende il risultato indipendente dal codice utilizzato dallo stesso ideatore del processo compositivo, in quanto ogni codice risulta essere limitato, nelle possibilità espressive, dalla necessità di osservare quel minimo di leggi che ne caratterizzano la specificità. Operare a livello ancora più profondo, vuol dire agire sulla codifica del codice stesso attraverso l'intervento sulle regole costitutive del codice stesso.

Si apre quindi un nuovo percorso di ricerca che tende ad una riscrittura del codice linguistico. Un fine, questo, del processo metaestetico, la cui valenza può misurarsi nel grado di adozione da un gruppo culturale di riferimento in relazione ad entità autoprodotte.

Al contempo, attraverso la collaborazione del fotografo G.Van Bellinghen e degli artisti performativi A.Rolandi e M.Shimizu per una serie di eventi dal titolo “On the Beijing Road: Unplanning”, il laboratorio apre la strada alla sperimentazione della tecnica del collage fotografico, nel tentativo di coinvolgere, oltre alla sfera emotiva e cognitiva, anche quella comportamentale.

FIG.3: On the (Beijing) Road: Unplanning, Metaestetica Lab. Beijing 2012/2013 – Opere & Commenti
figura 3

I visitatori, con questa tecnica, sono invitati ad una simbolica riappropriazione collettiva dello spazio urbano, partendo dall’analisi di scenari osservati lungo le circonvallazioni stradali che strutturano il tessuto urbano della capitale cinese.

Un viaggio metaforico lungo il quale vengono registrati modelli di orientamento adattivi, non pianificati, adottati di concerto dai visitatori e dal quale emerge una caratterizzazione semiotica rappresentativa di un’azione collettiva di estetizzazione, tesa alla ri-semantizzazione degli spazi presi in esame.
Nel 2019, la sperimentazione riproposta in Cambogia, oltre a stimolare e registrare le reazioni emotive o cognitive dei visitatori, si concentra sulla produzione dell'analisi del rapporto soggetto-stimolo, al fine di indagare le logiche che spingono i visitatori ad affrontare l'atto interpretativo.

Si mettono i soggetti a confronto su compiti ancora irrisolti quali l’interpretazione coerente di rappresentazioni di elementi geometrici iper-dimensionali (Yau S., Nadis S., 2010) e campi colorati a mezzo di pigmenti naturali. (Balfour-Paul J., 1998)

FIG.4: The Extended Dimensions of the Space, Metaestetica Lab. Phnom Penh 2019 – Opere & Commenti
figura 4

Il discorso metaestetico viene esteso alla comprensione delle motivazioni che spingono i soggetti esaminati alla riscrittura dei codici linguistici e alla valutazione dell'efficacia del linguaggio scelto, riformulando in maniera circolare anche le proprie modalità di discussione (Cfr. Purini F., 2000).

Pertanto, si è chiesto esplicitamente ai visitatori di andare oltre le prime considerazioni intuitive e di discutere le ragioni della scelta fatta, cercando di evidenziare le strategie sottostanti.

Durante le sessioni settimanali dell'evento, il progressivo coinvolgimento dei visitatori nelle esercitazioni proposte, non solo ha permesso una riflessione introspettiva sulle competenze estetiche individuali, ma ha anche ampliato le loro capacità espressive attraverso il confronto con una narrazione collettiva emergente.

Come esposto durante il seminario Underground Eventualista, presso il Macro Auditorium di Roma nel 2019, si elabora un concetto di arte partecipativa che implica un processo in continua evoluzione, in cui i soggetti si impegnano in un sistema di relazioni aperte, che, oltre a mettere in discussione i canoni stabiliti, produce nuovi ordini, alternando il momento del contributo soggettivo a quello dell'elaborazione collettiva (Bishop C., 2006).

In sintesi, mentre in primo istanza le risposte dei soggetti sono intuitive e regolate dal "metaprogramma" scelto (Robbins A., 2003) nell'approccio allo stimolo, la successiva elaborazione critica richiede uno sforzo maggiore e in generale le opinioni tendono ad aderire a "costruzioni cognitive" condivise (Beger P.L., Luckmann T., 1966) organizzate attraverso "schemi strutturali" definiti (Parson T., 1961) che, per quanto possibile, sono considerati "plausibili" (Von Glasersfeld E., 1981). Da qui l'emergere di una coerenza narrativa nei testi raccolti durante le sessioni svolte in laboratorio.
In ultima analisi, si delinea un procedimento che assume la valenza di sintesi metastrutturale. Come si è visto, dall’interazione tra gli stimoli proposti nel laboratorio e i soggetti, scaturisce una deriva interpretativa, che, anche quando sia il risultato di operazioni di falsificazione di presupposti logici o assunzioni di posizioni dialettiche, di fatto può essere inquadrata in tassonomie variamente organizzate attorno all'individuazione di caratteristiche ritenute comuni.

FIG.5: Indigo Maps, Metaestetica Lab. Phnom Penh 2019/2020 – Opere & Commenti
figura 5


Conclusioni

Come si può intuire, un codice espressivo può emergere sotto forma di contratto sociale (Vattimo) raggiunto attraverso il consenso oppure può essere semplicemente imposto (anche se una minoranza scettica fortunatamente lo questiona). Se non si cede, quindi, al un'illusione autoreferenziale di un consumo estetico limitato alla disciplina artistica o peggio, ad un riduzionismo egocentrico, di fatto è spesso l’esplorazione della divergenza che produce innovazione semantica, anticipando una nuova categoria.

Ad ogni modo l'uomo continua ad essere il centro dell’interesse estetico proposto dal Laboratorio, anche se forse anche questo baluardo antropocentrico sara' destinato a cadere, poiché la distinzione tra oggetto e soggetto può essere vista come una costruzione funzionale che implica la permanenza del Sé percepente (cfr. Eisenmann 1999). È quanto sta avvenendo con le derive ecosostenibili (Sustainable Architecture), che stigmatizzano l'impatto ambientale prodotto dall’ esistenza umana, limitate soltanto da imperativi di ordine etico.

Anche senza estendere di molto la strada lasciata aperta dallo studio fenomenologico (Gadamer H. 1994) e considerando la discussione di significati marginali (Vattimo G., 1985) prodotti dalla relazione tra soggetto e oggetto, si può riaprire ad un estetica di relazione, dove l’uomo È adattivo (Sou F. 2008, Santoro C. 2011). In campo architettonico ad esempio, si suggerisce un modello che abbandona la ricerca di una risposta a specifici bisogni estetici, ma offre un campo aperto alla possibili esperienze spazio-formali. Si rinuncia, quindi, definitivamente la chiarezza del messaggio simbolico e si abbraccia appieno la multi-versatilità relazionale quale parametro di verifica di una scelta efficace. Una sorta di estetizzazione plurisemantica dello spazio-forma inquadrabile all'interno di atteggiamento che È stato definito postmoderno (Leich N. 1997) o che sarebbe meglio definire, nello specifico, transmoderno.

Concludendo, per parlare di veri e propri risultati, si dovrebbe registrare una trasformazione quanto più estesa del tessuto sociale interessato dalle esperienze proposte. Un’ambizione questa che richiede una visione di lungo, se non lunghissimo periodo, con evidenti difficoltá nell’accertare un’eventuale correlazione tra esperienze e trasformazione.

Pertanto l'operazione di registrazione, all'interno del modello di arte partecipativa proposto da Carlo Santoro, almeno per il momento, si limita semplicemente alla documentazione dei processi che avvengono nello stretto ambito del laboratorio e all’analisi del loro potenziale espressivo.

In definitiva, più che cercare di ottenere un risultato, l'obiettivo è quello di lasciare spazio aperto ai tentativi del singolo individuo.


NOTA 1: Manifesto Metaestetica

Metaestetica - un’estetica della realtà, una realtà dell’estetica.
Nell’arco di un secolo l’opera d’arte si è tramutata da rappresentazione della realtàin realtà essa stessa. Ha abbandonato il concetto di realtà prodotta dal genio artistico, fino a diventare interpretazione soggettiva autoreferenziale ovvero con(senso) sociale. Si è presto svuotata per ridursi a immagin(azion)e ovvero convenzione.
Se l’estetica ha dismesso da tempo la canonizzazione del bello per abbracciare l’impegno nel quotidiano, la semplice riflessione semiotica nell’ambito del sensibile (aisthesis) non è più sufficiente.
La necessità di ricerca in estetica è più che mai urgente. Una sfida che richiede una nuova estetica dell’interpret-azione. Un’estetica che contemporaneamente intervenga ed emerga da e nella realtà, ridefinendo di volta in volta se stessa, in un circolo che si completa solo quando la realtà assume un nuovo e più profondo significato. La ricerca estetica diventa oggi metaestetica.

Metaestetica - un’estetica della realtà, una realtà dell’estetica.

Diventa…
…uno studio multidisciplinare che riesamina della realtà stessa;
…un’indagine scientifica che ridiscute i propri assiomi epone le basi per un nuovo confronto sul fondamento ontologico della realtà;
…un’analisi strutturata che riformula i limiti del fenomenologico e vede la realtà originare dall’attività percettiva, proiettiva e previsionale di ciascun individuo in relazione all’esperienza, al vissuto personale, alle interazioni che si instaurano tra individui, fenomeni e contesti;
…un esame esteso che studia simultaneamente valutazioni emotive, risposte comportamentali e costruzioni cognitive;
…una discussione rigorosa che indaga le capacità creative di un sistema di individui rappresentativo di un gruppo culturale o più ambiziosamente di una società;
…una formulazione sistematica che analizza significati, scopi e abitudini;
…infine…
… una visione aperta capace di ristrutturare coscientemente i presupposti socialmente condivisi e di evolvere ad un livello sempre più raffinato di consapevolezza collettiva…
…una visione metaestetica
Carlo Santoro – Pechino, 27 marzo 2012


Bibliografia

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PUBLICAZIONI RILEVANTI DELL’AUTORE:
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