Editoriale - Attualità e riflessioni a margine del nostro operare nei Servizi
In questo numero della rivista sono inseriti lavori che effettuano una riflessione su temi cruciali del nostro operare nei Servizi ed alcuni contributi presentati alla XIV riunione scientifica della Società Italiana di Epidemiologia: “Dalle parole ai fatti: Indicatori e programmi per i Servizi di salute mentale”, che si è tenuta a Bologna il il 18 e 19 maggio scorso. Il convegno, come è ormai consuetudine per la SIEP, ha affrontato i temi centrali relativi al contesto attuale del nostro operare, con particolare attenzione alle evidenze più recenti della ricerca ed alla necessità di una loro sistematica traduzione in prassi operative ed in efficace organizzazione e programmazione dei Servizi.
Consapevoli della complessità che caratterizza sempre più il nostro lavoro in termini sia di dimensioni e “confini” psicopatologici, sia di contesti e necessarie sinergie con le risorse comunitarie, con altri servizi e istituzioni, sia di specificità degli interventi, crediamo che di fatto lo spirito che anima la rivista debba mantenere un’attenzione ai temi più attuali del nostro operare nei Servizi di salute mentale, favorendo una riflessione sulle esperienze innovative, sulla valutazione dei fattori di efficacia e motivando il confronto di esperienze.
In questo numero in particolare vogliamo proporre una riflessione sul sostegno all’abitare, che crediamo essere un intervento fortemente orientato alla recovery, all’empowerment della persona ma anche della comunità che accoglie e favorisce un processo di integrazione e partecipazione sociale.
In questo contesto proponiamo due contributi di Simone Bruschetta relativi ad un’innovativa esperienza, il primo dei quali presenta la definizione operativa del Dispositivo Gruppo Appartamento che viene utilizzata all’interno del Programma di Accreditamento di Qualità Scientifico-Professionale dei Servizi di Salute Mentale denominato “Progetto Visiting DTC”. In questo lavoro si sottolinea una convergenza teorica tra la “tradizione di ricerca inglese sulla Comunità Terapeutica Democratica” e la più recente elaborazione italiana sulla Psicoterapia di Comunità. Il Gruppo Appartamento si configura in questo ambito, come uno specifico dispositivo psicoerapeutico comunitario. In questo contributo tra l’altro si fa riferimento al “modello degli ambienti abilitanti” e soprattutto alla prassi psicoterapeutica di origine gruppoanalitica basata sui principi della salute mentale di comunità (Psicoterapia di Comunità). Sostiene Bruschetta che “tale approccio, fondato sulla partecipazione alla vita della comunità locale attraverso l’esperienza di una multi-gruppalità di relazione e di scambio, si basa sulla co-costruzione di Dispositivi Terapeutici di tipo Comunitario, da parte di tutta la serie dei loro stakeholder: gli operatori che vi lavorano, gli amministratori che li supportano economicamente, gli utenti cui sono indirizzati e i familiari di questi ultimi”.
Il secondo contributo di Bruschetta presenta il modello teorico e gli strumenti di valutazione dei dispositivi di sostegno all’Abitare sviluppati dal Programma di Accreditamento di Qualità Scientifico-Professionale denominato “Progetto Visiting DTC”. Questo lavoro descrive una prassi di valutazione del processo di cura realizzato dai Servizi di Sostegno all’Abitare, che utilizza strumenti che valorizzano una peculiare dimensione della Qualità in Salute Mentale, definita “Qualità Comunitaria”, valutazione che si basa sul riconoscimento di alcuni standard di qualità comunitaria nel contesto interno ed in quello esterno dell’ambiente abitativo. La “Qualità Comunitaria”, pone quindi l’attenzione anche alla necessaria attivazione delle “reti sociali di interconnessione con le agenzie sociali della comunità locale, con funzione di sostegno e partecipazione alla vita civile”.
Un ulteriore interessante lavoro è lo studio retrospettivo di Monica Roggi e Claudio Lucii, finalizzato alla valutazione dei sintomi prodromici. Questo contributo si pone in linea con il tema oggi sempre più cruciale della precoce individuazione dei disturbi psicotici. Lo studio ha inoltre un valore aggiunto poiché è stato reso possibile per un’efficace collaborazione tra Università e Servizi: gli strumenti valutativi sono stati infatti somministrati da un medico in formazione con la collaborazione diretta dello psichiatra del Servizio che presentava il collega e illustrava brevemente lo strumento usato. Nello studio emergono “sensitività interpersonale, ritiro sociale e pensieri paranoidi” quali sintomi precoci e/o precedenti la diagnosi. La ricerca è stata anche l’occasione per utenti e familiari, di dare senso e ricostruire una prospettiva narrativa della propria storia.
Segue l’interessante lavoro di Catia Burgassi, Marco Giannini, Paola Giovannelli, Alessio Gori, Cristiana Manzi e Mauro Camuffo su “Il disagio adolescenziale nel territorio dell'Amiata-grossetana”, che affronta un tema centrale in termini di prevenzione, considerando che oggi sappiamo a livello epidemiologico che più della metà dei disturbi psichici insorgono prima dell’età adulta. Vengono qui analizzati i risultati di due indagini effettuate negli alunni delle scuole secondarie di primo grado e negli studenti delle scuole secondarie di secondo grado del territorio dell’Amiata Grossetana, da cui emerge la pervasività dei sintomi a carattere depressivo durante l’età adolescenziale.
Nel lavoro di Ilaria Persiani e Marco Grignani è descritta l’esperienza di riattivazione delle dinamiche psicologiche e dei programmi riabilitativi di una comunità posta sotto sequestro giudiziario. In questa “storia” colpisce la quasi incredibile capacità di trasformare in positivo un difficilissimo contesto, attraverso un percorso terapeutico che implica il recupero della soggettività, della temporalità, dell’ascolto e della narrazione e la ricostruzione di una positiva trama di relazioni che restituisce identità e allo stesso tempo riflette sulle dinamiche che via via si esprimono nel gruppo dei curanti.
Il lavoro di Miriam Gualtieri e Salvatore Inglese propone una riflessione su un tema purtroppo attuale, quale è quello delle stragi terroristiche islamiste, attraverso un’analisi antropologica che sottolinea come esse siano eseguite per “catturate dall’occhio dei mass media”, costituendo “l’ingranaggio di una macchina mitologica (…) capace di produrre narrazioni e immagini che hanno lo scopo di legittimare una forma di dominio alimentata da un’ideologia teocratica”. Quindi, sostengono gli autori, “la radicalizzazione islamica vuole imporre un ritorno alle origini, utilizzando però le forme della modernità, ufficialmente ripudiate e contrastate” e questo costituisce l’esempio di “un fenomeno sociologico, ideologico, psicologico e tendenzialmente psicopatologico” costituito dall’“acculturazione antagonista (…) nel quale individui e gruppi riproducono e utilizzano i mezzi della società aliena che intendono distruggere”.
Il lavoro di Giuseppe Salluce propone la storia delle cooperative e case famiglia nel materano, dove emergono, nel ricco percorso che ha portato ad affrontare e superare le diverse criticità, molti spunti suggestivi per il nostro operare in tema di residenzialità. Nel lavoro viene anche citata la Carta delle Residenze per la Salute Mentale letta da Benedetto Saraceno a Matera, in occasione del primo congresso Nazionale dell’AIRSaM (Associazione Italiana Residenze per la Salute Mentale). “ La Carta di Matera”, sarà poi assunta in Italia a modello di riferimento da tantissimi Servizi di Salute Mentale e da numerose esperienze di privato sociale.
Il contributo di Gian Luigi Bettoli costituisce quindi, come cita l’autore, “un primo bilancio storiografico dell’esperienza della cooperazione sociale di inserimento lavorativo di matrice basagliana, studiata nei luoghi geografici (il Nord-Est italiano, ed in particolare il Friuli Venezia Giulia) dove essa ha mosso i primi passi”, e costituisce quindi una narrazione ricca di senso che affonda le radici nei percorsi che hanno alimentato la nascita della salute mentale di comunità.
Infine, particolarmente significativi sono i contributi del Convegno SIEP, del quale proponiamo con Fabrizio Starace, una breve riflessione di sintesi. Tra i contributi del Convegno proposti in questo numero della rivista, indubbiamente centrale è il tema proposto da Lorenza Magliano sulla correlazione tra stigma e accesso alle cure, così come quello di Giuseppe Tibaldi e Antonella Piazza sull’uso appropriato degli psicofarmaci, sulla necessità di interventi non farmacologici e di un efficace dialogo tra operatori e utenti sul tema dei farmaci, acquisendo anche maggiori informazioni su come ridurre ed eventualmente sospendere gli psicofarmaci, quando indicato.
Interessante e attuale anche il tema trattato da Giovanni Rossi su trattamenti non coercitivi e diritti degli utenti così come l’importante esperienza descritta da Roberto Mezzina, in collaborazione con Renata Bracco, relativa all’organizzazione dei Servizi nel Friuli Venezia Giulia, dove molti fondi sono allocati sui budgets di salute e sui progetti di abitare supportato e dove si realizza una riabilitazione “diffusa” sul territorio.
Centrale è poi il tema trattato da Fabrizio Starace, su Responsabilità professionale e Linee Guida, anche in considerazione della nuova normativa.
Fabrizio Starace propone inoltre una riflessione su struttura e attività del sistema di cura per la salute mentale in Italia, analizzando i dati relativi al SISM (Sistema Informativo per la Salute Mentale). A dicembre 2016 è stato infatti ufficialmente presentato dal Ministero della Salute il Rapporto Salute Mentale relativo alla struttura dell’offerta territoriale, dell’assistenza ospedaliera e residenziale e dell’attività complessiva dei Dipartimenti di Salute Mentale; in questo contesto, anche se con diverse criticità emerse dall’analisi dei dati, la SIEP ha condotto un’importante opera di sintesi e sistematizzazione delle informazioni disponibili.
Sono infine raccolti in questo numero, una serie di contributi del Convegno SIEP in forma di abstract, che toccano una molteplicità di temi fonte di efficaci spunti e riflessioni relativamente alla realtà dei Servizi.