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La Pandemia da covid 19 e i club alcologici territoriali

Autore

(Ricevuto il 05 febbraio 2021; accettato il 25 febbraio 2021)



Riassunto

Riflessioni sull’impatto della Pandemia da covid 19 rispetto al sistema dei club algologici territoriali; cosa è cambiato nel presente, cosa potrà cambiare in futuro.


Abstract

Discussion about the impact of the Covid-19 pandemic from the point of view of the local alcoholic clubs' system; what is changed nowadays, what is going to change in the future.


La storia dei Club Alcologici Territoriali nasce dalla lungimiranza del prof. Vladimir Hudolin, psichiatra croato (1922- 1996), allora direttore della Clinica di Neurologia, Psichiatria, Alcologia ed altre dipendenze dell’Ospedale universitario di Zagabria; presidente dell’Associazione Mondiale di psichiatria sociale e membro del gruppo di esperti per l’alcolismo e le altre dipendenze per l’Organizzazione Mondiale di sanità.

Il professor Hudolin ha ideato ed applicato, attraverso la nascita dei Club (il primo Club nasce in Croazia nel 1964), l’Approccio Ecologico Sociale, sperimentato efficacemente per affrontare i problemi alcol correlati in una prospettiva di promozione della salute.

Tale approccio si sviluppa in sintonia con i piani d’azione che l’OMS ha prodotto fin dal 1978, che sancisce la centralità del lavoro territoriale, dei programmi di comunità locale, del protagonismo dei cittadini nel tutelare e promuovere la salute in collaborazione con il sistema professionale e dell’assistenza primaria (1) (2).

Ha l’obiettivo di dare risposte alla persona ed ai contesti familiari e comunitari in cui ognuno di noi vive, di sviluppare l’empowerment oltre che responsabilizzare i professionisti della salute a compiere scelte personali di vita coerenti con stili di vita sani, incentivando i processi di partecipazione comunitaria e di sviluppo delle comunità in base alle loro caratteristiche e risorse. (1) (2).

Per Ecologia Sociale si intende la disciplina che studia la società nei loro ambienti partendo da diversi orientamenti con l’obiettivo di promuovere un uso sostenibile delle risorse per le generazioni future che hanno il diritto di ereditare un mondo abitabile, sano, in pace e con maggiore giustizia sociale.

Il concetto ecologico sociale si basa sul lavoro dei club, comunità multifamiliari autonome costituite da 2 a non più di 12 famiglie che si riuniscono settimanalmente in un giorno ed in un’ora prefissati. I problemi alcol correlati vengono inquadrati come un Disturbo Sistemico e come uno stile di vita doloroso con ricadute psico-fisico-sociali, in contrasto con l’approccio medico classico che cerca di situarli esclusivamente in una dimensione biologica e/o psicopatologia. (3).

È quindi un metodo che propone un cambiamento del comportamento della famiglia con PAC e della cultura della comunità tale da consentire a tutti una crescita e maturazione come libera scelta senza condizionamenti stigmatizzanti. L’approccio ecologico sociale rappresenta un’esemplificazione teorica ed operativa di un’azione partecipata e comunitaria di promozione della salute (3). Tale approccio non pone al centro del programma l’individuo, ma il contesto (partendo da quello familiare). Nei club si lavora partendo dal concetto che i Problemi Alcol Correlati sono espressione di stili di vita causati dalle relazioni e interazioni dei sistemi ecologici, nella comunità e nella famiglia. Di conseguenza tutto il sistema sofferente a causa dell'alcol deve entrare nel programma dove si promuove un cambiamento di stile di vita e culturale attraverso il coinvolgimento delle comunità locali. Una comunità in cui si beve alcol produce sofferenze alcol correlate e proprio per questo Hudolin introdusse il concetto di interdipendenza che sancisce il principio etico della corresponsabilità, cioè che tutti siamo responsabili di tutti. Una Comunità aperta e proiettata nella normalità dei contesti di vita e di lavoro; ecologica, che si riconosce come parte di una comunità più ampia; solidale, dove si può cambiare insieme ; per tutti, perché non fa selezioni sociali, politiche, religiose o razziali; e competente, perché non rinuncia, ma propone uno stile di vita sano ed è portatrice di una proposta culturale nuova che interessa tutta la comunità locale .

Un approccio, quello Ecologico Sociale, scientifico e di comunità necessario per affrontare problematiche complesse e ad alta incidenza e prevalenza.

L’obiettivo del metodo è perseguire il cambiamento, in particolare quello dei comportamenti e degli stili di vita, ma anche della cultura sociale e degli equilibri ecologici della comunità partendo da un’appartenenza, dalla cultura e dalle tradizioni del gruppo in cui ci si riconosce per introdurre l’innovazione ed una rottura rispetto al passato. Oltre ai club alcologici territoriali, negli ultimi anni, sono nate altre associazioni, che si occupano di altre sofferenze, che hanno abbracciato la stessa filosofia riconoscendosi nell’approccio e nel metodo.

È infatti un approccio che travalica le appartenenze politiche e culturali. Anche Papa Francesco nel “Laudato sì”, la grande enciclica sull’ambiente, fa riferimento alla “conversione ecologica”, come via di radicale cambiamento, base di una civiltà fondata sulla giustizia sociale, nella consapevolezza che, essendo tutto connesso, il vantaggio e il benessere individuali non possono che scaturire dal bene comune. Quello che Papa Francesco non smette di sottolineare è che per cambiare le cose dobbiamo prima cambiare noi, cambiare i nostri rapporti sociali e interpersonali, cambiare l’essenza relazionale dei nostri io egocentrici. Cioè scoprire che l’altro, prima che davanti, è dentro di noi senza dimenticare un altro aspetto: la responsabilità di ciascuno di noi in questo impegno per il cambiamento, impegno che non può essere che collettivo. (4) (5)

Non è una difficoltà trascurabile, quella di lavorare in un’ottica comunitaria, come nodo di una rete più complessa con l’obiettivo di incentivare la cultura comune sugli stili di vita sani. Il mondo dei Club cerca di cambiare continuamente con il passare del tempo. Questo perché tutto l'approccio è dinamico ed evolve, o meglio cresce con le persone che ne fanno parte... Erano i suggerimenti del Prof. Hudolin. Dimenticare questo concetto vuol dire cristallizzare il Club e col tempo farlo morire. Da qui l'importanza dell'aggiornamento, del confronto, della crescita insieme.

La vita dei Club può attraversare vari momenti di difficoltà. Molto spesso la difficoltà produce una crisi. Una crisi non è di per sé un momento negativo e può servire a far maturare e crescere ulteriormente le famiglie e il Club. Tali difficoltà possono riguardare ogni componente del sistema: dalle singole persone che ne fanno parte, alle famiglie, ai servitori-insegnanti, ai club, all’associazione fino alla comunità tutta.

Nell’ultimo anno il mondo ha dovuto subire un cambio epocale a causa della Pandemia da Covid 19, che ci ha fatto perdere molte certezze ed ha modificato gli equilibri su cui avevamo organizzato le nostre vite, le nostre relazioni, le nostre abitudini e ci ha imposto dei cambiamenti.

Fin dall’inizio è stato esplicitato che la finalità primaria dei programmi dei Club è cambiare la cultura esistente, sia in senso generale, fino al tema della salute, che comprende le dimensioni sanitaria e sociale, intesa come insieme complesso delle dinamiche relazionali, comunicative, politiche, economiche, ambientali e religiose (6) (8)

La pandemia ha messo a nudo le false certezze di benessere che avevamo e l’illusorietà sulla quale avevamo organizzato l’idea di salute delle nostre comunità. Un’organizzazione basata sull’idea che una sanità iperspecialistica e molto costosa potesse da sola affrontare e risolvere i problemi inerenti la Salute. Ci siamo accorti che un sistema come il nostro sarà sempre meno sostenibile e potrà occuparsi di fasce di popolazioni sempre più esigue (7) (8).

Anche il sistema dei club si è dovuto confrontare con le nuove difficoltà, così come tutte le associazioni che erano abituate ad incontrarsi in comunità. Nella prima fase della pandemia i club, in mancanza di una direttiva comune, hanno cercato soluzioni differenti d’incontro, a dimostrazione dello smarrimento del momento; chi ha provato a fare club nella modalità classica finché non è stato vietato dal lockdown nazionale, chi ha cercato soluzioni alternative utilizzando gli incontri virtuali online, chi ha sospeso gli incontri mantenendo dei contatti telefonici o tramite i messaggi whatsapp. La percezione più diffusa, almeno nelle regioni come la nostra con un minor impatto rispetto alla mortalità da covid-19, era quella che bisognava resistere qualche mese per poi riprendere tutto come prima.

Dopo la pausa estiva apparente, che ha visto molti club ricominciare ad incontrarsi dal vivo, c’è stata la “seconda ondata”, che ha riportato nuovamente alla chiusura e soprattutto ha avuto ripercussioni, legate al virus, omogenee su tutto il territorio nazionale ed internazionale. È stato il momento che ci ha portato a interiorizzare la percezione del cambiamento nelle nostre comunità. L’illusorietà che tutto potesse essere controllabile, pur nel cambiamento, è svanita. I club, almeno quelli che nel frattempo non sono scomparsi, nella maggior parte dei casi si riuniscono attraverso i video incontri delle piattaforme online. È una modalità di incontro che ha potenzialità indubbie che ha i suoi punti di forza, ma evidenzia anche delle criticità. Fra i pro sicuramente c’è la possibilità di far incontrare persone lontane superando le barriere chilometriche (che in alcune zone con pochi club esistono), la comodità di potersi incontrare stando a casa, la possibilità di ingaggiare fasce della popolazione più abituata all’utilizzo dei social (come i giovani che tendono a latitare negli incontri dal vivo) e la possibilità di essere utilizzata durante gli incontri formativi ed associativi raggiungendo famiglie con difficoltà a spostarsi. Fra le criticità: l’impossibilità da parte di alcune fasce della popolazione ad usare la tecnologia, soprattutto quelli con minori possibilità economiche, la difficoltà nell’accogliere virtualmente i nuovi ingressi, la difficoltà a mettere in pratica le abilità di comunicazione come guardarsi negli occhi. Attualmente è l’unica possibilità che abbiamo per tenere in vita i club, ma sicuramente non possiamo pensare che gli incontri virtuali possano sostituire gli incontri reali e il clima empatico che si respira in questi ultimi. Sarà un’opportunità in più per i club da utilizzare in specifiche situazioni.

L’obiettivo principe, però, sarà di riappropriarsi delle possibilità di sentirsi una comunità in cammino, secondo i principi dell’approccio ecologico. Una comunità che cambia in continuazione e che in questi mesi di pandemia è stata costretta a cambiare più rapidamente. Se i club non si sintonizzeranno con il cambiamento che sta avvenendo, inesorabilmente scompariranno, come tutte le esperienze desuete. L’indicatore da monitorizzare sarà il tempo e la crescita o la decrescita del numero dei club.

Una parola molto inflazionata in questo periodo di Covid è “resilienza”, che tuttavia ha più accezioni. Può infatti indicare la capacità elastica di un corpo, in seguito a un urto, di tornare alla forma preesistente. Può essere usato come contrario di “fragilità”, dunque sinonimo di “resistenza”. Infine c’è il significato di resilienza come capacità di cambiare forma di fronte a una situazione nuova, cioè adattandosi senza tornare allo stato precedente. Ma non sarà possibile tornare come prima, anzi tentare di farlo creerebbe problemi.

Piuttosto la resilienza da mostrare è quella della capacità di adattamento, assumere una nuova forma che permetta di affrontare l’impatto, cercando di farlo il più rapidamente possibile.


Bibliografia

1) “Manifesto suul’approccio ecologico sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi”, ( A. Baselice, G. Corlito, R.Cuni, F. Marcomini, M.T. Salerno), AICAT, Salerno 2011.

2) I club algologici territoriali: comunità in cammino (F. Bardicchia) NRSP Vol.19, Siena, 2020.

3) I Club Alcologici Territoriali (Metodo Hudolin). Manuale di EcoAlcologia. (A cura di Giampaolo Carcangiu). Edizioni Teoremauno, Cagliari, 2011.

4) Papa Francesco. La dittatura dell’economia (a cura di Ugo Mattei). Edizioni GruppoAbele, Torino, 2020.

5) Laudato sì. Enciclica sulla cura della casa comune.(Papa Francesco), San Paolo Edizioni, Milano, 2015.

6) Ecologia sociale e bene comune. (F. Marcomini) in Il club e il bene comune ( F. Marcomini, V. Cerrato, C. Zorzi, Luigi Pellegrino) Proget Type Studio, stampa: Nuova GRAFOTECNICA, Padova, 2019.

7) Welfare, salute e bene comune. Dopo 40 anni di lavoro culturale e politico dell’OMS, di riforma sanitaria e di club (C. Zorzi) in Il club e il bene comune ( F. Marcomini, V. Cerrato, C. Zorzi, Luigi Pellegrino) Proget Type Studio, stampa: Nuova GRAFOTECNICA, Padova, 2019.

8) I Club: dal Bene Comune alla Politica del Benessere (F. Bardicchia), NRSP Vol.20, Siena, 2020

9) Manuale di Alcologia (Vladimir Hudolin)- Edizione critica a cura dell’AICAT (gruppo di lavoro: G. Corlito (coordinatore), G. Aquilino, A. Baselice, D.), Ed. Centro Studi Erickson S.p.A, Trento, 2015.

10) Sulla Ecologia Integrale- Riflessioni (C. Zorzi, V. Cerrato, F. Marcomini), Proget Type Studio, stampa: Nuova GRAFOTECNICA, Padova, 2018.

11) Sofferenza Multidimensionale della Famiglia (Vladimir Hudolin),Ed. Educare, Padova, 1995.