pdf articolo

Considerazioni psicodinamiche sul colloquio clinico da remoto

Autori

(Ricevuto il 28 gennaio 2021; accettato il 15 febbraio 2021)



Riassunto

Durante la Pandemia da COVID 19 la consultazione online si è imposta come strategia per preservare gli interventi sanitari volti alla prevenzione, diagnosi e trattamento del disagio psichico. Tuttavia effetti di intensificazione e di iperstimolazione sensoriale, specifici del setting da remoto, cambiano la qualità dell’interazione clinico-paziente determinando alcune conseguenze che non possono essere sottovalutate o non riconosciute.
Il presente lavoro mira a far luce su alcuni aspetti psicodinamici del colloquio online, relativi alla regressione polimorfa vissuta dal paziente che beneficia di consulenza online.


Abstract

During the COVID 19 Pandemic, online consultation became a strategy for preserving health interventions aimed at the prevention, diagnosis and treatment of mental illness. However, effects of intensification and sensory hyperstimulation, specific to the remote setting, change the quality of the clinical-patient interaction, resulting in consequences that cannot be underestimated or not recognized.
This work aims to shed light on some psychodynamic aspects of the online interview, relating to the polymorphic regression experienced by the patient who benefits from online consultation.


Il progressivo sviluppo delle nuove tecnologie ha reso il web una realtà che si sovrappone costantemente alle attività della vita quotidiana.

Rispetto agli interventi clinici da remoto, già dall’inizio del terzo millennio il dibattito scientifico ha trattato i temi della telemedicina e della psicoterapia in videoconferenza; nel periodo di quarantena del 2020, con il lockdown e le successive forme di restrizione imposte al fine di contenere l’emergenza sanitaria, tale metodologia ha ricevuto una forte accelerazione, imponendosi come la principale modalità di esecuzione del lavoro. Infatti, con lo scoppio della pandemia da COVID 19, le consulenze in presenza nello studio fisico sono migrate su Skype, Whatsapp o altre piattaforme. Il coronavirus ha costretto a un’apertura in stato di necessità alle sedute online: le psicoterapie hanno iniziato a svolgersi universalmente non più negli studi professionali, ma in collegamento con le nostre case attraverso l’ausilio di medium tecnologici capaci di connetterci ai pazienti in tempo di quarantena.

Constatiamo quanto lo stato di necessità sia in conflitto con la libertà e il desiderio che dovrebbero ispirare questa dimensione di vita e di lavoro.

Le perplessità legate a questa modalità sono state messe da parte: d’altro canto Gabbard (2001) sottolinea da tempo che il transfert si verifica anche attraverso la comunicazione online. Ma oggi ha senso chiedersi: quali sono le differenze tra un setting in presenza ed un setting online? Queste differenze possono dar luogo a dei fenomeni degni di considerazione di una lente d’ingrandimento psicodinamicamente orientate?

Secondo noi le differenze esistono e ci proponiamo di descriverle.


La comunicazione virtuale induce una complessa miscela di prossimità e distanza, di presenza e assenza, di realtà e fantasia. Ciò è sorprendentemente analogo al concetto ormai classico di “spazio di transizione” di Winnicott (1956), che non è solo un elemento del mondo interiore o della realtà esteriore ma qualcosa tra e di entrambi i mondi. Alla luce di quest’accostamento, anche la consultazione nel cyberspazio rappresenta una sfera di gioco in cui gli individui possono diventare creativi e possono sperimentare con le loro identità e con nuove forme di interazione con altri. Chiariamo che non è detto che la dimensione transizionale e il gioco aprano al pensiero nel senso della rappresentazione: c’è il rischio di cadere nella ripetizione, nell’autoerotismo e nella cronicità tossicomanica. Viceversa nella direzione pedagogico-terapeutica (anche in senso lato nella famiglia e nelle relazioni amicali o sportive) oggetto transizionale e gioco possono contribuire alla strutturazione del pensiero già in epoca infantile.

Tuttavia è interessante osservare questa analogia considerata da tempo in letteratura (Bayles 2012, Scharff 2013, Lemma e Caparrotta 2014) che suggerisce una regressione dell’utente durante il lavoro online, ma questa concezione di regressione merita un approfondimento e una riflessione più profonda, poiché può condizionare il colloquio e la relazione clinico-paziente.

I media tecnologici utilizzati impongono una trasmissione video che trascura alcuni aspetti corporei della relazione umana, privilegiando il volto di ciascuno dei due o più partecipanti alla chiamata secondo un punto di vista frontale. Sappiamo dall’etologia e dalla psicologia dello sviluppo umano quanto tale posizione rimandi ad aspetti primari delle relazioni come nel caso di quella madre-bambino: questo giustifica la condizione regressiva a cui è esposto il paziente. Regressione confermata da un altro punto di vista: il colloquio online sembra creare per il paziente uno spazio di libertà e allo stesso tempo gli conferisce maggiore controllo sul processo di interazione con il terapeuta, rispetto al colloquio in presenza: una condizione simile al “controllo onnipotente” tipico della prima infanzia.

Abbiamo definito la regressione del paziente, trattato online, come polimorfa (Iossa Fasano e Mandolillo 2020), poiché alimentata da aspetti sadico-anali e orali. Il nostro giudizio, a sostegno di questa tesi, affonda le sue radici in due evidenze peculiari della comunicazione mediata dal medium tecnologico: tra le varie che abbiamo osservato e descritto (Mandolillo e Iossa Fasano 2020) ci soffermeremo sull’iperstimolazione sensoriale e l’effetto di intensificazione.

L’iperstimolazione sensoriale deriva dalla situazione intrinseca all’approccio online che induce il paziente con gli occhi fissi sul display del dispositivo, evitando altri stimoli visivi, con gli auricolari che chiudono il canale auricolare, mettendolo in una condizione di isolamento rispetto agli altri sensi: si può vivere una condizione simile a quella vissuta davanti allo schermo durante la visione di un film (durante la quale si è immersi in un altrove e si diventa soggetti passivi) con la differenza che nella consultazione si resta attivi, con iperattivazione di vista ed udito e sospensione degli altri sensi. Tutte premesse che favoriscono la trance ipnotica e l’alterazione di coscienza. In questa condizione può essere complesso compiere una riflessione critica: la comunicazione online fa ostacolo al pensiero integrato, un ostacolo talvolta insuperabile.

L’effetto di intensificazione, già descritto da Roesler (2008, 2017) è una conseguenza dei processi immaginativi: se si ricevono solo informazioni limitate dell’altra persona (lo schermo e l’assenza degli aspetti fisici del setting limita le informazioni sensoriali) si cerca di completare la propria rappresentazione mentale attraverso la fantasia e i processi dell’immaginario accentuando meccanismi difensivi come la proiezione e l’idealizzazione o di erotizzazione che provocano una conseguente mutazione del transfert. Questa distorsione assume una rilevanza sostanziale nelle relazioni nate online, dove è spesso collegato alle esperienze di delusione e frustrazione nell’incontrare l'altro nella vita reale (Geser e Buehler, 2006).

È probabile che una conseguenza di questo effetto di intensificazione sia traducibile negli agiti degli ormai frequenti “leoni da tastiera”, quando alcuni utenti mostrano apertamente atteggiamenti di rabbia ed ostilità che non sarebbero stati espressi in discussioni di presenza con altrettanta impulsività (Minear et al., 2013).

Relativamente alla richiesta di aiuto, per Roesler, questo effetto può creare distorsioni oppure ostacoli insormontabili nell'incontro terapeutico online, nel senso che la costruzione di rappresentazione risulta frammentaria e improduttiva. La nostra riflessione in merito è che l’effetto di intensificazione può determinare una regressione sadico-anale, che può esprimersi con espressioni verbali e comportamentali, acting out o manifestazioni di rabbia eterodiretta o intradiretta. La scissione prevale sull’ascolto, sull’alternarsi di pause nella fluttuazione attentiva e sulla formazione di un’ideazione articolata.

Inoltre l’utilizzo di PC o smartphone connessi ad internet riteniamo che disponga verso la ricerca della soddisfazione immediata: tramite la versatilità dello strumento Google o delle varie app disponibili è possibile avere tutto e subito, soddisfacendo il principio di piacere, modus operandi dell’Es che pretende una scarica immediata. Questa modalità rischia di essere riproposta nel setting terapeutico online: il paziente che, navigando in rete, cerca risposte istantanee, può implicitamente aspettarsi una comprensione immediata, una risoluzione rapida ed indolore del conflitto, sviluppando una sorta di regressione orale (Iossa Fasano e Mandolillo 2020). La spinta verso la regressione è determinata dunque dalla frustrazione della soddisfazione libidica e dall’iperstimolazione sensoriale a dispetto del pensiero critico.

Questa tesi appare confermata dalle evidenze espresse da Bollas (2015) secondo cui gli individui durante l’utilizzo di pc o smartphone sono caratterizzati principalmente da narcisismo, interessati solo a come appaiono e se ricevono gratificazione: questa autoreferenzialità può indebolire la tolleranza alla frustrazione e compromettere la compliance.

La regressione orale del paziente durante la seduta online è incoraggiata dall’incontro degli sguardi attraverso lo schermo: ci si guarda costantemente, ma l’interazione è ingannevole, si manifestano fenomeni illusionali a causa del mancato contatto oculare e le dinamiche relative ai processi di mentalizzazione durante la seduta di psicoterapia sono a rischio. E infine avviene il trionfo di quell’irrinunciabile e irresistibile narcisismo che trascina in un’eterna e interminabile fase dello specchio lacaniano, il: “mi vedo guardarmi/guardarti” che allontana dai processi di elaborazione e di pensiero strutturato o strutturante l’esperienza.

Infatti, l’esperienza di poter guardare se stessi (tipica esclusivamente del colloquio online) merita delle opportune considerazioni. Secondo Lacan (1949), lo stadio dello specchio è quella fase dello sviluppo dell’essere umano che si situa tra i sei e i diciotto mesi in cui il bambino, davanti allo specchio, comincia a mettere in relazione la propria immagine, quella della mamma a lui vicina, i gesti che ludicamente compie con l’immagine speculare che percepisce di fronte. Egli avverte davanti allo specchio il proprio corpo e quello altrui come una forma, “un rilievo di statura”, una Gestalt, che si erge davanti a lui e sembra fissarlo in una simmetria invertita. Questa immagine speculare con cui il bambino si identifica non è priva di drammi, ma questo passaggio sembra fondamentale per la formazione della funzione dell’Io; infatti questo stadio sembra delineare una funzione dell’imago (prototipo di rappresentazione inconscia di personaggi che orienta il modo in cui il soggetto percepisce gli altri), cioè quella di stabilire una relazione tra il mondo interno e l’ambiente.

La condizione regressiva indotta dal medium tecnologico quindi, che mette il paziente nella condizione di potersi osservare, può determinare un particolare cambiamento nel paziente: alcune persone possono mostrare imbarazzo o al contrario disinibizione durante il colloquio in videoconferenza. La manifestazione di questi vissuti, iatrogeni relativamente all’uso dell’online, deve essere presa in considerazione perché rimanda direttamente a fasi antecedenti dello sviluppo. Anche la ricaduta sulla componente inconscia più creativa quale è l’Es risulta consistente e verrà descritta in altra sede.

Da questa riflessione psicodinamica proposta non si vuole negare l’utilizzo della pratica clinica online, considerarla “diversa” o controindicata. Sappiamo che la regressione può essere indotta da altri fattori specifici o aspecifici del trattamento: non è un fattore di per sé negativo, poiché già il fatto di poter rivivere la regressione in terapia, col sostegno ed il supporto rielaborativo dell’analista, permette al paziente di fare importanti passi avanti (Bolognini 2005). La regressione, il suo riconoscimento e la sua elaborazione possono essere fondamentali durante un percorso di cura. Perciò, in conclusione, riteniamo opportuno puntualizzare che prestare attenzione a particolari segni manifestati dal paziente nel corso della consultazione online può consentire a psichiatri o psicoterapeuti maggiore padronanza del colloquio e consapevolezza delle dinamiche che si stanno verificando proprio davanti ai suoi occhi, che possono direttamente influenzare la traiettoria del percorso di cura.


Riferimenti bibliografici

- Bayles M. (2012) Is physical proximity essential to the psychoanalytic process? An exploration through the lens of Skype?, Psychoanalytic Dialogue, 22, 5, 569–85;

- Bollas C. (2015) Psychoanalysis in the age of bewilderment, Presentation at the 49th Congress of the International Psychoanalytic Association, Boston;

- Bolognini S. (2005) “Proposta per una rassegna alternativa di fattori terapeutici”, Gli Argonauti, XXVII, 104, p. 51-68;

- Gabbard G. (2001) “Cyberpassion: erotic transference in the Internet”, Psychoanalytic Quarterly, 70, 719–37;

- Geser H., Buehler E. (2006) “Partnerwahl Online, Institute of Sociology at the University of Zurich” [Online] http://socio.ch/intcom/t_hgeser15.htm#top;

- Iossa Fasano A., Mandolillo P. (2020) Dal divano di Freud al monitor del pc. Metapsicologia della terapia online, FrancoAngeli, Milano;

- Lacan J. (1949) Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io (1949) in Scritti (1966), Einaudi, Torino 1974;

- Lemma A., Caparrotta L. (2014) Psychoanalysis in the Technoculture Era, London: Routledge;

- Mandolillo P., Iossa Fasano A. (2020) “La migrazione online dei Servizi per la promozione di salute mentale: presupposti metapsicologici”, Nuova Rassegna di Studi Psichiatrici, Vol. 21 – 12/20;

- Minear M., Brasher F., McCurdy M., Lewis J., Younggren, A. (2013) “Working memory, fluid intelligence, and impulsiveness in heavy media multitaskers”, Psychonomic Bulletin e Review, 20, 6, 1274–81;

- Roesler C. (2008) “The self in cyberspace: identity formation in postmodern societies and Jung’s Self as an objective psyche”, Journal of Analytical Psychology, 53, 421–36;

- Roesler (2017) “Tele-analysis: the use of media technology in psychotherapy and its impact on the therapeutic relationship”, Journal of Analytical Psychology, 62, 3, 372–394;

- Scharff J. (2013) Psychoanalysis Online: Mental Health, Teletherapy and Training; London: Karnac Books;

- Winnicott D.W. (1956) Sulla traslazione. Tr. it. in Setting e processo psicoanalitico, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1988;