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Figura 1

I Graficanti. Esperienza di Arteterapia nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale di Prato

Autori

Ricevuto 30 ottobre 2021 – Accettato 20 novembre 2021



Riassunto

Introduzione: L’Arteterapia promuove un intervento terapeutico che avvia, sostiene e valorizza il processo creativo, come atto fondamentale per lo sviluppo emozionale e cognitivo dell’essere umano ponendosi in contrapposizione con vissuti di autostigma che possono coabitare nelle persone in fase di crisi.
Dall’aprile del 2014 a luglio 2016, all’interno del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale Santo Stefano di Prato è stato ideato ed attuato il Progetto I Graficanti con l'obiettivo di portare l'Arteterapia in un contesto in cui le condizioni organizzative e cliniche rendono difficile pensare a percorsi lenti e introspettivi come quelli artistici.
Soggetti e Metodi: Il Progetto I Graficanti, come laboratorio di Arteterapia, si è svolto nel periodo 2014-2016 con una cadenza di una volta a settimana, per circa un’ora e mezza per ciascun incontro. I destinatari del progetto sono stati principalmente i pazienti ricoverati in reparto, ma la possibilità di partecipazione è stata alle volte ampliata anche a familiari e al personale di assistenza. Il Progetto I Graficanti ha permesso di svolgere sui partecipanti uno studio osservazionale volto ad analizzare le correlazioni tra dati socio-demografici, clinici e dati sull’attività di Arteterapia.
Risultati e Conclusioni: Notoriamente l’SPDC oltre ad avere un ruolo di cura farmacologica, ha anche un ruolo di contenimento delle angosce, un ruolo di riflessione in cui il paziente cerca di recuperare l’aderenza alla realtà. Inoltre il ricovero in SPDC avrebbe un ruolo di “rianimazione psichica” laddove, ed è piuttosto frequente, il paziente abbia perso il contatto con il sé e con l’ambiente e abbia bisogno di recuperare il filo conduttore della propria vita e ridefinire le proprie emozioni in rapporto a sé e agli altri. In questo senso Il Progetto I Graficanti ha dimostrato che l’Arteterapia applicata in SPDC è un intervento terapeutico estremamente efficace.
Keywords: Arteterapia, rianimazione psichica, spdc, I Graficanti


Abstract

Introduction: Art Therapy promotes a therapeutic intervention that initiates, supports and enhances the creative process, as a fundamental act for the emotional and cognitive development of the human being, placing itself in contrast with the internal stigma that people living through a personal crisis can experience.
From April 2014 to July 2016, within the Psychiatric Diagnosis and Care Service (SPDC) of the Santo Stefano Hospital in Prato, the Graficanti Project was conceived and implemented with the aim of bringing Art Therapy into a context where organizational and clinical conditions make it difficult to contemplate slow and introspective paths such as the artistic ones.
Subjects and Methods: The Graficant Project, is an Art Therapy workshop which took place in the period 2014-2016 once a week for about an hour and a half for each meeting. The recipients project target's group was mainly patients hospitalized in the ward, but the possibility of participation was sometimes extended to family members and care staff. The Graficanti Project made it possible to carry out an observational study on the participants, with the aim at of analyzing the correlations between the socio-demographic data the clinical data, and the Art Therapy activity data.
Results and Conclusions: Notoriously, the SPDC, in addition to having a role of pharmacological treatment, also has a role in containing anxiety, a role as a space for reflection in which the patient tries to recover adherence to reality. Furthermore, hospitalization in SPDC has a role of "psychic resuscitation" when, as frequently happens, the patient has lost contact with himself and with the environment and needs to recover the thread of his life and redefine his emotions in relation to himself and to others. In this sense, the Graficanti Project has shown that Art Therapy applied in SPDC is an extremely effective therapeutic intervention.
Keywords: Art therapy, psychic resuscitation, spdc, The Graphic artists


1. Una classificazione semplice per una clinica complessa

L’uso problematico di sostanze, illecite o di prescrizione, risulta piuttosto frequente tra gli utenti dei servizi di salute mentale, riguardando fino ad un terzo dei soggetti che richiedono un ricovero specialistico [1]. Tuttavia, il suo inquadramento risulta per molti versi non esauriente e di limitata utilità a causa di fattori culturali e legati all’organizzazione dei servizi [2].

Nel corso degli anni, il rapporto tra utilizzo di sostanze e disturbo psichiatrico è stato variamente concettualizzato in termini di secondarietà dell’uno o dell’altro, ma più in generale è stata ammessa la possibilità di una coesistenza delle due condizioni (la cosiddetta “doppia diagnosi”). Tale visione rischia tuttavia di produrre una “giustapposizione di disturbi” spesso clinicamente infondata, che oltretutto esime i curanti dal riflettere sull’interdipendenza e sulla frequente unitarietà dei due fenomeni nella pianificazione dell’assistenza. Tale visione frammentaria è avvalorata non solo dalla corrente nosografia, ma anche da una consolidata prassi assistenziale in cui l’organizzazione dei servizi sanitari di Psichiatria e Tossicologia rischia di generare un senso di “duplicazione del disturbo” [3]. Di contro, l’erogazione di cure altamente integrate e coerenti può aumentare la qualità della presa in carico [4] e intercettare la realtà individuale dell’utente, che verosimilmente si sente portatore di un unico problema – per quanto articolato [2].

Il rischio di una semplificazione indebita dell’uso di sostanze viene anche dal DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) [5], dove è stata abolita la distinzione tra abuso e dipendenza, collocando la gravità di un generico “disturbo da uso” di una determinata sostanza lungo un continuum basato su un gruppo eterogeneo di criteri fisiologici, psicologici e comportamentali privi di gerarchia – così da produrre un’omologazione diagnostica di utenti profondamente diversi tra loro.

Nel manuale però vi è un ulteriore elemento di novità, potenzialmente generativo: l’introduzione del criterio del craving, definibile come un intenso desiderio di assumere una determinata sostanza. Ciò che è peculiare di questo criterio rispetto agli altri, è che il suo sussistere è compatibile con la remissione del disturbo [5]. In altre parole, si ammette che il craving possa essere presente indipendentemente dall’azione fisiologica della sostanza e dal corteo cognitivo, emotivo e comportamentale che configura il relativo disturbo. Tuttavia, negli ultimi anni la ricerca si è concentrata prevalentemente sulla neurobiologia del craving [6] piuttosto che su una sua “dissezione psicopatologica” centrata sull’individuo [7]. Per questo motivo, la spendibilità nella pratica clinica di questo costrutto rischia di essere modesta – soprattutto se presentato nella nota cornice ateoretica del DSM-5.


1. Introduzione

L’Arteterapia promuove un intervento terapeutico che avvia, sostiene e valorizza il processo creativo, come atto fondamentale per lo sviluppo emozionale e cognitivo dell’essere umano ponendosi in contrapposizione con vissuti di autostigma che possono coabitare nelle persone in fase di crisi. L’Arteterapia facilita, attraverso l’uso dei materiali artistici in un ambiente protetto, l’auto-espressione, la riflessione, il cambiamento e la crescita personale. Il processo creativo permette l’integrazione di diversi livelli di esperienza, di esprimere e trasformare qualcosa che giace in una dimensione di “impossibilità a dire”, per renderla condivisibile con gli altri, attraverso la sua messa in forma e la conseguente immissione nel mondo esterno (1).

Disegnando, la persona dichiara, pur nel contesto di un comportamento regressivo, la propria volontà di esistere, di mantenere uno spazio virtuale di comunicazione con l'altro e con sé stesso.

Dall’aprile del 2014 a luglio 2016, all’interno del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale Santo Stefano di Prato è stato ideato ed attuato il Progetto I Graficanti con l'obiettivo di portare l'Arteterapia in un contesto in cui le condizioni organizzative e cliniche rendono difficile pensare a percorsi lenti e introspettivi come quelli artistici. Il laboratorio di Arteterapia I Graficanti (progettato e condotto dall’Arteterapeuta Claudia Masolini) ha permesso di dare la possibilità di sperimentare l’espressione di sé a molti pazienti e dare loro uno strumento che potesse essere di aiuto alla loro condizione, ma anche a chi in questi luoghi lavora ed opera. Il Progetto I Graficanti si è svolto una volta a settimana, per una durata di circa un'ora e mezzo. Essendo questo laboratorio all'interno di un reparto, una modalità di setting flessibile e adatta a tale contesto è stata lo Studio Aperto (2).

Lo Studio Aperto è un tipo d’intervento di Arteterapia di gruppo, in cui ciascun partecipante è solo ma in gruppo: lavora liberamente per conto proprio con la sicurezza di essere parte di un gruppo (3).

All'interno di un reparto si mescolano storie, persone e fasi della vita diverse, ciò che le accomuna tutte, è la delicatezza e la complessità del momento che vivono. In reparti come l'SPDC, che hanno come presa in carico una fase così critica, emerge la necessità di creare uno spazio che promuova la parte sana dell'individuo e gli dia valore. L’intento è quello di rimodulare la crisi in un momento di cambiamento, di recuperare il senso del proprio percorso e di acquisire maggiore consapevolezza durante una condizione che, molto spesso, è vissuta come sconosciuta e non priva di sensi di colpa (4). Uno spazio nel quale, il gesto e l'immagine diventano veicoli di bisogni che, prendendo forma, si rendono visibili e diventano terreno fertile, sul quale creare una connessione (5). L’esperienza corporea attivata dall’uso di materiali artistici genera affetti che possono essere mentalizzati e permettere un recupero o una riparazione di esperienze primarie. Creare, dando spazio a ciò che non è visibile, permette infatti di dar vita a qualcosa di nuovo, di essere in relazione con qualcosa che è me, e nello stesso tempo non lo è, perché appartiene alla realtà esterna.

L'oggetto creato aiuta la persona a dare forma, organizzare e trovare orientamento nella vita dei sentimenti (6). Rappresentando il mondo emozionale attraverso i materiali artistici, si coniugano il mondo dei sensi con quello delle emozioni, ambedue matrici primarie di esperienza e fondamentali strumenti per conoscere e interagire con il mondo esterno.

In questo ambiente l’Arteterapeuta guida il gruppo all’interno dell’esperienza facilitando il processo artistico, fornendo indicazioni sui materiali artistici, accogliendo, valorizzando e conservando le immagini prodotte. L’Arteterapeuta svolge dunque le funzioni di testimone tanto attraverso il dialogo sull’immagine, quanto attraverso il silenzio (nel caso di immagini difficili di cui il partecipante non desidera parlare), di facilitatore (di esperienze creative e/o espressive), e custode dell’immagini (7). I lavori fatti durante l’attività e appesi alla parete della stanza, guardati insieme rappresentano il momento del sentirsi visti e rispettati, non solo da chi conduce ma anche dal gruppo, sia durante il processo creativo che nel prodotto finale.

Interessante in questo progetto è stato inoltre osservare come familiari ed operatori si relazionavano con questo spazio. I familiari dei pazienti se lo desideravano potevano partecipare, permettendo una grande varietà di scambi comunicativi. Gli operatori che desideravano capire meglio l’Arteterapia, venivano invitati a partecipare come “osservatori partecipanti”, disegnando ciò che desideravano, osservando l’andamento dell’incontro e le immagini fatte, astenendosi da giudizi estetici o interpretazione psicologiche.


2. Soggetti e Metodi

Il Progetto I Graficanti prevedeva un setting ed una metodologia specifica dell’Arteterapia di cui si elencano di seguito gli elementi principali.

Presenze dei partecipanti:

Di volta in volta sono state monitorate e registrati i nominativi di chi partecipava al laboratorio di Arteterapia, specificando inoltre la data, il nome, se partecipava in maniera attiva, se osservava senza disegnare o se entrava ed usciva più volte dalla stanza.

Foto:

Ogni elaborato è stato fotografato digitalmente (con il consenso e l’autorizzazione del paziente) e ogni lavoro è stato raccolto in singole cartelle con il nome del paziente, in modo da avere un archivio di ogni elaborato.

Documentazione narrativa:

A seguito di ogni seduta veniva tenuto un diario dalla conduttrice del laboratorio, in cui si annotavano aspetti relativi alla seduta, al gruppo e al singolo paziente, in relazione ai materiali usati e all’immagine emersa.

Incontri periodici con personale di assistenza:

Parallelamente agli incontri settimanali, sono stati svolti con il personale di assistenza degli incontri periodici con cadenza mensile per la restituzione e il confronto relativo al laboratorio e ai partecipanti. Nel periodo preso in esame è stato svolto dalla conduttrice e confrontato con il personale di assistenza, un monitoraggio non solo narrativo di ogni incontro, ma anche una registrazione dei nominativi e dunque delle frequenze di chi ha partecipato al laboratorio. Tale strumento di valutazione e osservazione ha permesso di fare un ulteriore lavoro insieme ad alcuni medici psichiatri del reparto, dal quale è nato un vero e proprio Studio di Valutazione in merito all’attività di Arteterapia in reparto.

Lo Studio Osservazionale:

Durante l’attività di Arteterapia in SPDC è stato effettuato uno studio osservazionale che studiasse la relazione tra Arteterapia, diagnosi psichiatrica e terapia farmacologica, nel tentativo di avvalorare l’efficacia dell’Arteterapia come intervento terapeutico.

Nello specifico sono stati raccolti i seguenti dati socio-demografici e clinici: Età, Sesso, Scolarità, totale dei ricoveri per paziente nei 12 mesi presi in esame, numero di ricoveri per paziente durante i quali ha partecipato all’Arte Terapia, totale giorni di ricovero durante i quali ha partecipato all’Arteterapia, Diagnosi (ultima dimissione), Terapia farmacologica (ultima dimissione), Ricovero in TSO.

Sono stati inoltre registrati i seguenti dati inerenti l’Arteterapia: inizio e fine dell’Arteterapia per ciascun paziente (sul totale dei ricoveri effettuati nel periodo esaminato); frequenza dell’attività (numero di volte in cui ciascun paziente ha partecipato all’attività nel periodo apr14-apr15); modalità di partecipazione all’attività: partecipazione attiva (ha svolto attivamente il processo terapeutico), solo osservazione (ha solo osservato gli altri) ed ”entra e esce” dalla stanza, senza soffermarsi.

Il campione esaminato in questa prima analisi era costituito da 90 pazienti ricoverati in SPDC nel periodo aprile 2014-aprile 2015, con l’età media (±DS) di 46,71±14,80. Il campione era composto dal 62,2% di maschi e dal 37,8% di femmine. La scolarità era così distribuita: 10,7% elementare; 56% media inferiore; 33,3% media superiore.

Per quanto riguarda i dati descrittivi sul ricovero si è osservato che la media (±DS) dei ricoveri nel periodo aprile 2014-aprile 2015 era stata di 1,76±1,29 con il 58,9% dei pazienti che avevano effettuato un solo ricovero e il 41,1% più di un ricovero. La media (±DS) dei ricoveri in cui è stata impiegata l’ Arteterapia (apr14-apr15) è risultata di 1,26±0,57, con il 77,8% dei pazienti coinvolti nell’attività che aveva effettuato 1 solo ricovero e il 22,2% con due o più ricoveri. Questo dato ci ha fatto osservare come l’Arteterapia fosse un intervento utilizzato dalla maggioranza dei pazienti, e non solo dai così detti “revolving-door” ma anche da chi aveva avuto un solo ricovero.

Riguardo alle caratteristiche dell’Arteterapia è stato osservato che la media (±DS) di partecipazione all’attività (apr14-apr15) risultava di 2,28±3,40 (numero di sedute effettuate), con il 53,3% di presenza una sola volta e il 46,7% più di una volta. La partecipazione attiva alla seduta di Arteterapia con applicazione pratica nell’attività e conseguente riflessione sull’espressione artistica individuale è risultata molto alta, cioè del 95,6%. L’11,1% dei casi si è era approcciato all’Arteterapia solo osservando l’attività svolta, ma questa modalità spesso poi implicava la successiva partecipazione attiva. Una piccola quota di pazienti, il 5,6% invece ha avuto un atteggiamento più sospettoso o reticente, ma al contempo curioso, entrando e uscendo dalla stanza delle sedute senza però soffermarsi.

I pazienti coinvolti nello studio sono stati raggruppati nelle seguenti Diagnosi: Psicosi (prevalentemente dello spettro schizofrenico) il 36%, Disturbi dell’Umore (prevalentemente Disturbi Bipolari) il 40,4%, Disturbi di Personalità il 12,4%, Altro il 11,2%.

Riguardo alla terapia sono state individuate le seguenti categorie: Antipsicotici nell’84,4%, Antidepressivi nel 23,3%, Ansiolitici nel 63,3%, Stabilizzanti umore nel 51,1%, Terapia sostitutiva (metadone) nel 5,6%. Nel campione in studio si sono osservati nel periodo di tempo considerato il 19,1% di Trattamenti Sanitari Obbligatori.

Da una analisi effettuata con SPSS 17.0 for Windows (v. 17, SPSS Inc., Chicago, Ill., USA), volta a studiare, attraverso il metodo della Regressione Logistica, le correlazioni tra dati socio-demografici, clinici e dati sull’attività di Arteterapia, si sono evidenziati, in sintesi, i seguenti risultati.

Il sesso femminile correlava in maniera statisticamente significativa con una maggiore frequenza dell’Arteterapia (p<0,05) e con una maggiore partecipazione attiva (p<0,05). Un maggior numero di ricoveri nel periodo esaminato correlava in maniera statisticamente significativa con una maggiore frequenza dell’Arteterapia (p<0,01) e con una maggiore partecipazione attiva (p<0,01).

Una maggiore frequenza dell’attività correlava in modo statisticamente significativo con tutte le modalità di partecipazione (partecipazione attiva, p<0,01, solo osservazione, p<0,01 e “entra e esce”, p<0,01). L’assunzione di antipsicotici, antidepressivi e stabilizzanti dell’umore non correlava con la frequenza o con le modalità di partecipazione all’Arteterapia. Il dato suggeriva che questi farmaci non influissero sul percorso di Arteterapia durante il ricovero. L’assunzione invece di ansiolitici (Benzodiazepine) correlava in modo statisticamente significativo con una frequenza più bassa dell’attività (p<0,05) e con una minore partecipazione (partecipazione attiva p=0,059, solo osservazione p<0,01; “entra e esce” p<0,01). Anche la presenza di TSO non incideva sostanzialmente sulla frequenza e sulla partecipazione all’Arteterapia.


3. Risultati e Conclusioni

In SPDC accedono pazienti che affrontano un momento difficile della loro esperienza con la malattia psichica. La fase di acuzie, di scompenso psicopatologico deve essere arginata e curata. Notoriamente l’SPDC oltre ad avere un ruolo di cura farmacologica, ha anche un ruolo di contenimento delle angosce, un ruolo di riflessione in cui il paziente cerca di recuperare l’aderenza alla realtà. Inoltre il ricovero in SPDC avrebbe un ruolo di “rianimazione psichica” laddove, ed è piuttosto frequente, il paziente abbia perso il contatto con il sé e con l’ambiente e abbia bisogno di recuperare il filo conduttore della propria vita e ridefinire le proprie emozioni in rapporto a sé e agli altri (8).

In questo contesto, un intervento di Arteterapia permette l’integrazione di diversi livelli di esperienza, di esprimere e trasformare qualcosa che giace in una dimensione di “impossibilità a dire”, per renderla condivisibile con gli altri, attraverso la sua messa in forma e la conseguente immissione nel mondo esterno.

Dallo studio osservazionale effettuato parallelamente all’attività del laboratorio I Graficanti, è stato rilevato che l’attività di Arteterapia è stata frequentata dalla maggioranza dei pazienti, e non solo dai così detti “revolving-door” ma anche da chi usufruiva del ricovero per una sola volta.

Dall’analisi dello studio inoltre si evidenzia che la maggioranza dei pazienti ha avuto una partecipazione attiva al laboratorio e che l’assunzione di BDZ influisce negativamente sulla frequenza dell’attività creativa al contrario dell’assunzione di Antipsicotici, suggerendo che un’adeguata terapia farmacologica, sia sinergica all’azione di stimolazione cognitiva ed emotiva dell’Arteterapia. Un altro dato rilevante riguarda il ricovero in regime di Trattamento Sanitario Obbligatorio che sembra non incidere sulla partecipazione attiva del laboratorio di Arteterapia.

In conclusione è plausibile ritenere che questa attività terapeutica, in un luogo di cura per acuti, non solo viene ben accolta da utenti, familiari e personale sanitario, ma apporta una maggiore efficacia nelle finalità del ricovero, in modo particolare in quella della “rianimazione psichica”.


Riferimenti Bibliografici

1)Della Cagnoletta M. (2010) Arte Terapia. La prospettiva psicodinamica, Carocci Faber, Roma 2010.

2)Luzzatto P. (2009) Arte Terapia, una guida al lavoro simbolico per l’espressione e l’elaborazione del mondo interno, Cittadella Editrice, Assisi 2009.

3)Bion W.D., Esperienze nei gruppi, Armando, Roma, 1971.

4)Gabbard G.O., Psichiatria psicodinamica. Quinta edizione basata sul DSM-5, Raffaello Cortina Editore, 2015.

5)Belfiore M., Colli L.M., Quaderni di Arte Terapia. Almanacco di un decennio, Associazione Art Therapy Italiana, Bologna, 1992.

6)Langer S. K., Philosopy in a New Key: A study in the Symbolism of Reason, Rite and Art, 1957.

7)Macagno C., Bolech I., (a cura di), Trent’anni di Arte Terapia e Danza Movimento Terapia. Reportage di un viaggio per liberi pensatori, Ananke, Torino, 2012.

8)Carozza P., Principi di riabilitazione Psichiatrica. Per un sistema di servizi orientato alla guarigione, Franco Angeli, Milano, 2006.


Immagini tratte della documentazione fotografica del progetto I Graficanti

Figura 2

Figura 3

Figura 4

Figura 5

Figura 6