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EDITORIALE
Storia e memorie: una prospettiva storica per riflettere sul presente dei Servizi di Salute Mentale

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Lo scorso anno ha segnato i 40 anni della Legge 833, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, ed i 40 anni della Legge Basaglia; l’occasione rende necessario un percorso centrato sulla memoria, non tanto e non solo per ripercorrere una storia che non deve essere dimenticata, quanto per attivare una riflessione sul presente e sul futuro dei Servizi di salute mentale e più in generale sulla necessità di sostenere il nuovo approccio ai temi della salute mentale orientato alla prevenzione, alla resilienza, alla recovery, alla promozione dei determinanti sociali di salute: un approccio che restituisce responsabilità a tutta la comunità, attivamente coinvolta nel mantenere salute, integrazione e partecipazione.

Anche se tali concetti sembrano oggiormai evidenze acquisite ed inevitabili motori del nostro operare quotidiano, di fatto non possiamo permetterci distrazioni, perché altre tematiche pure presenti e attuali rischiano di sovvertire e mettere in discussione le conquiste raggiunte, aprendo la strada a nuove esclusioni/separazionidi chi viene percepito come fragile/diverso o improduttivo (pensiamo ad es. ai migranti), o ancora a richieste più o meno esplicite di un nuovo custodialismo (vedi posizione di garanzia e sistematica attivazione dei servizi per qualsiasi “alterazione del comportamento”, anche quando non riconducibile ad un disordine psicopatologico).

Il rischio di centrare l’attenzione essenzialmente sui disturbi del comportamento socialmente devianti e di ricondurre allo psichiatra la responsabilità di tali agiti, ripropone anche in termini storici una riflessione: in particolare ad esempio, una ricerca condotta da una di noi (1) su 1690 cartelle dell’OP San Niccolò di Siena relative ad un periodo compreso tra il 1870 ed il 1922 (considerando periodi campione di 3 anni ogni 10 anni per un totale di 847 cartelle precedenti il 1904 e 843 successive) evidenzia, dopo il 1904, un aumento della durata delle degenze ed una riduzione delle dimissioni per “guarigione”, considerando come spartiacque la legge 36/1904 basata essenzialmente sulla pericolosità sociale, che centrava inoltre sul direttore dell’OP, gran parte della responsabilità relativa ad eventuali rischi derivanti dal reinserimento della persona “potenzialmente pericolosa” all’interno della società.

Crediamo sia fondamentale dare spazio alla storia, alla storiografia e alle storie per impedire che si costituiscano nuove fragilità e nuovi esclusi/dimenticati e in questo senso ci è sembrata un’occasione preziosa quella di proporre gli atti, curati e coordinati da Pietro Clemente e dalla dott.ssa Laura Mattei, del convegno tenutosi a Siena nel settembre 2018 dal titolo “Un OP di nome San Niccolò. Storia e memorie della psichiatria senese a 40 anni dalla legge Basaglia”. L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea (ISRSEC) “Vittorio Meoni”. Si vuole qui sottolineare la particolare competenza e sensibilità dimostrata dal curatore sia nella preparazione del convegno, sia nella composizione degli atti.

Gli atti del convegno ripropongono varie narrazioni, dalla riflessione di Francesca Vannozzi sulla dicotomia tra direzione manicomiale e docenza universitaria, che si conclude con la separazione tra Clinica (luogo deputato alla ricerca) e ospedale psichiatrico (luogo della cronicità), fattore che in qualche modo contribuisce, indubbiamente nell’ambito di un più ampio contesto culturale e sociale, a preparare il terreno che porterà con la Legge 180 alla chiusura degli OP. Segue il lavoro di Davide Orsini che analizza il percorso culturale che ha portato alla Legge 180 in relazione ai cambiamenti sociali e legislativi degli anni Sessanta e Settanta. Maria Luisa Valacchi e Silvia Folchi propongono un interessante lavoro di documentazione sui settori tecnici e produttivi dell’Ospedale Psichiatrico di Siena, condotto attraverso la tecnica dell’intervista, che permette la realizzazione di un video/documentario, dove si realizza un racconto a più voci, costituito da ricordi vivi ed emotivamente partecipi di chi lavorava in manicomio, che riattualizza il quotidiano dell’OP San Niccolò.

Andrea Friscelli racconta attraverso la sua personale esperienza di psichiatra la storia della Divisione Ospedaliera di Psichiatria istituita a Siena nel 1972, presso l’Ospedale Santa Maria della Scala, che con la legge 180 del 1978, diventa sede del Servizio Diagnosi e Cura. Costante Vasconetto ripercorre sia le peculiarità, le difficoltà e le resistenze del processo di deistituzionalizzazione relativo al San Niccolò, sia la storia dei contesti nei quali si è sviluppata la psichiatria a Siena, considerando un arco temporale esteso che dagli anni ’60 giunge fino agli ultimi decenni. Sulla stessa linea, Filippo Lambardi propone una dettagliata analisi delle vicissitudini storiche, economiche e culturali, che hanno sostenuto le difficoltà e le resistenze al processo di deistituzionalizzazione e chiusura del San Niccolò, avvenuta di fatto in maniera definitiva solo il 30 settembre 1999, ultimo OP in Italia.

Giovanni Santiri percorre una narrazione relativa ad una campagna fotografica che gli era stata commissionata prima della chiusura dell’OP di Siena, e propone alcune sue foto scattate nel 1999. Andrea Fantacci, Monica Tozzi e Gianni Calastri propongono storie, lettere mai spedite, poesie, testimonianze frutto di una ricerca nell’archivio storico dell’ex O.P, che danno voce a coloro che di fatto hanno abitato e vissuto la propria reclusione all’interno del San Niccolò, perché non se ne perda memoria e affinché l’assurdità della loro esclusione dal mondo, acquisti almeno il senso di evitare in futuro ogni analoga esperienza. Infine Francesco Burroni, da uomo di teatro, intreccia elementi poetici, narrativi, storici con le vicende umane del padre che ha lavorato al San Niccolò dal 1945 al 1981, in rapporto al contesto sociale e culturale della città di Siena.

Una stretta trama connette tutti i lavori precedenti (che costituiscono gli atti del convegno) con il lavoro di Giovanni Doni, un fotografo che a partire dal 2006 ha fotografato 14 manicomi e 2 OPG, portando avanti un progetto finalizzato alla tutela della memoria manicomiale in Italia, attraverso fotografie di spazi, documenti, ma anche attraverso storie, racconti e narrazioni, inevitabilmente correlate agli spazi e ai luoghi. Questo lavoro presenta una sintonia semantica e di linguaggio con quello già citato di Giovanni Santi che fa riferimentoalla campagna fotografica che gli fu commissionata prima degli ultimi atti della chiusura dell’OP di Siena. Questi due lavori sembrano infine aprire un ponte necessario tra passato e presente/futuro: tra l’opera realizzata quando si compiva la deistituzionalizzazione e l’opera del fotografo nato dopo la legge 180, che decide di dare voce a spazi e luoghi ancorati al passato, perché “non possiamo permetterci di dimenticare”, ma anche e soprattutto perché in quei luoghi dobbiamo cercare gli elementi e gli antidoti per qualsiasi rischio di neoistituzionalizzazione presente e futura.

Logicamente correlato a queste riflessioni è il lavoro di Giuseppe Corlito presentato al convegno: “I 200 anni del San Niccolò e i 40 anni della legge 180: La salute mentale tra storia e innovazione”, svoltosi sempre a Siena nel novembre 2018. Questo lavoro ripercorre, sottolineandone le peculiarità, 40 anni di storia della psichiatria grossetana dal 1958 (anno dell’istituzione del Centro di Igiene Mentale a Grosseto) fino al completamento delle dimissioni degli ultimi cittadini grossetani dall’Ospedale Psichiatrico di Siena.

Abbiamo infine inserito un lavoro di Fabio Franciosi, Mauro Camuffo e Ettore Caterino sull’Approccio Ecosistemico per il trattamento ambulatoriale dei Disturbi dello Spettro Autistico in un Servizio di salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza. Questo lavoro completa una riflessione avviata sul tema dell’autismo negli ultimi due precedenti numeri della rivista, dove era stato trattato il tema del trattamento dell’autismo nell’adulto, nel contesto dei Servizi. Il lavoro, che si centra su un approccio comunitario e inclusivo, si inserisce bene nel contesto di un percorso ideale finalizzato a promuovere salute mentale di comunità e favorire partecipazione sociale.


Bibliografia

1) Magnani N., Mancuso M., Mattafirri R., Vannozzi F. La legge 36/1904. Il manicomio a Siena e le sue cartelle cliniche. Tratto da: Pianeta diversità. Per una memoria del Manicomio di Siena, Franco Angeli, Milano 2018